Io fotoshoppo, tu fotoshoppi, egli fotoshoppa. Voce del verbo fotoshoppare. Una parola che fino a dieci anni fa solo in pochi conoscevano. Adesso si usa nel linguaggio comune. E’ sinonimo di artefatto, di falso, di ritocco a proprio uso. I professionisti e gli appassionati della fotografia sanno di cosa si parla, del software specializzato nell’elaborazione di immagini digitali che consente di intervenire per cambiarle. Come cambiarle? A proprio piacimento: poco o tanto, nella forma, nei colori, addirittura aggiungendo o togliendo qualcosa. Insomma stravolgendone, nel vero senso della parola, i connotati.
Ormai in fotografia, cinematografia, televisione, grafica non se ne può fare a meno. Gli integralisti, i puristi dello “scatto e basta”, sono una specie in via d’estinzione. Ma non c’è da meravigliarsi, ogniqualvolta ci si trova di fronte ad una nuova “scoperta” l’opinione pubblica si è divisa tra favorevoli e contrari. E’ così da sempre. All’alba del XIX secolo la stessa invenzione della fotografia fu osteggiata, c’era chi la riteneva la brutta copia della pittura e qualcuno ne aveva addirittura decretato l’estinzione prima ancora che arrivasse alla portata di tutti. Il telefono cellulare? “Io non lo userò mai”, eppure oggi è diffusissimo anche nei paesi più poveri. E che dire del computer? Non ne possiamo più fare a meno. Il mondo cambia, i progressi della scienza e della tecnica nel settore dell’informatica sono strabilianti e veloci. Bisogna saper stare al passo con i tempi, adattarsi, sfruttare le nuove scoperte e, proprio perché la fotografia per molti resta comunque un’arte, è giusto che ognuno sia libero di interpretarla a modo suo. “Scatto e basta” o Photoshop? Per quello che mi riguarda, l’uno non esclude l’altro e meglio ancora i due “pensieri” possono coesistere e convivere. Usare l’elaborazione delle immagini aiuta a migliorare il risultato finale ma bisogna sapersi regolare. Esagerare può compromettere l’intero lavoro.
Non si può confinare l’arte entro limiti prestabiliti, non si può imbrigliare la fantasia. Anche i sogni sono elaborazioni, seppure inconsce, dei nostri desideri e delle nostre speranze.
Bello Gianni. Il progresso non si ferma, basta saperlo gestire. E poi le foto devono esere fatte bene,avere un senso, perché quelle brutte o che non trasmettono nulla, rimangono brutte anche se modificate.