ROMA – Molte conferme e altrettante novità nella nuova edizione di Eduscopio 2023. La Fondazione Agnelli è andata ancora una volta a caccia delle migliori scuole d’Italia, con lo scopo di mettere in evidenza quali sono quelle che offrono il migliore percorso di studio in ciascun ambito. A Milano, il liceo classico statale Giulio Casiraghi di Cinisello Balsamo balza al primo posto davanti ai più blasonati licei del centro; mentre nel derby degli scientifici quest’anno la palma del vincitore tocca al Volta che scalza il Leonardo dalla cima della classifica. A Roma invece il Visconti torna a essere il numero uno dei classici, mentre il Righi resta stabilmente al top fra gli scientifici. La migliore scuola d’Italia è il liceo scientifico delle scienze applicate (con l’informatica al posto del latino) Nervi-Ferrari di Morbegno in provincia di Sondrio.
Per l’edizione del decennale di Eduscopio, il gruppo di lavoro della Fondazione Agnelli, coordinato da Martino Bernardi, ha analizzato i dati di 1.326.000 diplomati italiani di 7.850 scuole, in tre successivi anni scolastici: 2017/2018, 2018/2019, 2019/2020. Questi ultimi hanno inevitabilmente risentito della chiusura delle scuole a causa dell’emergenza Covid. Nonostante abbiano ottenuto voti più alti del solito alla maturità (grazie anche al fatto che, a causa dell’emergenza sanitaria, l’esame si è svolto in forma solo orale) e siano stati protagonisti di un autentico boom di immatricolazioni, fra i neo diplomati del 2020 che si sono iscritti subito all’università purtroppo è notevolmente aumentata anche la percentuale di studenti che non hanno dato alcun esame nel corso del primo anno accademico: 18,8% contro il 16% per i diplomati del 2019, il 14,1% per quelli del 2018 e 13,9% per quelli del 2017.
“Anche i dati di Eduscopio suggeriscono che sia a scuola sia all’università il Covid ha creato grossi problemi agli studenti – sottolinea Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli -. Soprattutto in termini di apprendimenti, ma anche con effetti sul piano emozionale e sociale, mettendone in luce preoccupanti fragilità. Così è stato in quasi tutti paesi del mondo, alla luce di un’emergenza sanitaria globale. Ma certamente l’Italia ha patito in modo significativo: per le generazioni che più ne hanno sofferto i danni potrebbero essere di lungo periodo. Da tempo, come Fondazione Agnelli, sosteniamo che il problema del recupero degli apprendimenti dopo il Covid sia stato sottovalutato tanto dalla politica quanto dal mondo della scuola. Ci voleva, fin da subito, uno sforzo imponente, programmato, sistematico e pluriennale, che purtroppo non c’è stato. Più il tempo passa, più sarà difficile rimediare”.
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