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Il parco di Vulci, terra degli Etruschi

di | 2019-07-07T10:27:34+02:00 7-7-2019 6:32|Attualità, Cultura, Sezione9|0 Commenti

MONTALTO DI CASTRO (Viterbo) – Nel territorio della Maremma laziale, tra i comuni di Montalto di Castro e Canino, si estende il parco naturalistico e archeologico di Vulci, luogo ideale per una gita culturale a contatto con la natura.
Velx, oggi Vulci, fu un tempo una delle più importanti città-stato dell’Etruria, sorgeva su un altopiano di origine vulcanica a breve distanza dal mar Tirreno e sulla riva destra del fiume Fiora. La sua importanza si deve ai commerci che ebbe con la Grecia e con altre regioni orientali del Mediterraneo, all’artigianato locale che si avvalse anche di mano d’opera greca e all’agricoltura. Nel 280 a.C. fu sconfitta dai Romani a cui dovette cedere gran parte dei suoi territori fra cui quelli della fascia costiera e in seguito a tale evento la città decadde fino a scomparire del tutto.
Oggi, nel parco, i visitatori possono ammirare gli scavi archeologici dell’antica metropoli etrusco-romana, fra  cui i più importanti sono la cinta muraria, il Tempio grande, il foro, la domus del Criptoportico, area residenziale e gentilizia appartenente ad una nobile famiglia come dimostrano le decorazioni dell’edificio e gli splendidi mosaici del pavimento, il Mitreo, santuario dedicato alla dea Mitra e la necropoli, il tutto è immerso in una natura selvaggia ed  incontaminata che offre al visitatore colori, suoni ed emozioni sempre diverse.
Il canyon, formato dalla roccia scura di origine vulcanica, è scavato dalle acque del fiume Fiora, la rigogliosa vegetazione lungo le sponde del fiume è un rifugio per cinghiali, lepri ed istrici, in un vasto pianoro del territorio è possibile incontrare al pascolo grosse mucche maremmane e cavalli allo stato brado.
Per visitare il parco è possibile scegliere fra tre percorsi: il percorso breve di km.2.300, quello lungo di km. 3.500 e il percorso natura di km. 1.500. Tutti consentono di ammirare gli scavi archeologici per poi arrivare al laghetto del Pellicone, tappa obbligata di ogni percorso.
Oltre alle visite didattiche alla Necropoli Orientale, situata sulla sponda orientale del fiume Fiora, dov’è possibile visitare la tomba Francois, la tomba delle Iscrizioni e il tumulo della Cuccumella, il parco organizza anche visite guidate agli scavi della città etrusco-romana e al Museo nazionale archeologico del Castello dell’Abbadia. E’possibile inoltre partecipare ad un percorso di archeotrekking e a laboratori didattici organizzati per le scuole.

A partire dalla primavera e per tutta l’estate il parco organizza un calendario di eventi che comprende: visite guidate in notturna, passeggiate a cavallo, attività sportive varie come il tiro con l’arco, escursioni sensoriali, e gite in canoa.
Nello stesso contesto naturalistico archeologico sorge il Castello di Vulci, noto anche come Castello dell’Abbadia. Fu costruito nel XII secolo dai monaci cistercensi sui resti di un’antica abbazia realizzata nel secolo precedente e dedicata a San Mamiliano. In prossimità del Castello si trova il Ponte dell’Abbadia detto anche ponte del Diavolo (perché secondo un’antica credenza popolare solo il diavolo poteva realizzare un ponte così alto), costruzione realizzata dai Romani su un’analoga struttura risalente ad epoca etrusca che, dai suoi 20 metri di altezza, domina il fiume Fiora.
L’ultimo reperto importante portato alla luce nel territorio di Vulci è la Sfinge, testa di donna, corpo di leone, coda di serpente e ali d’aquila. Risalente al VI sec. a.C., si mostra ritta sulle zampe, nella sua mole scolpita in nenfro, guardiana della pace dei morti contro tutti coloro che ne vogliono turbare la quiete.
La straordinaria statua funeraria guida i ritrovamenti effettuati dagli archeologi della società Mastarna durante la campagna di scavo iniziata nel novembre del 2011 nella necropoli dell’Osteria di Vulci, uno dei più importanti centri dell’Etruria. Già nota dall’800, la necropoli ha già svelato alcune delle più importanti testimonianze funerarie di Vulci a partire dalla metà dell’VIII secolo a. C., come come la “Tomba del Sole e della Luna”, la “Panatenaica” e quella dei “Soffitti.
Attualmente il Castello dell’Abbadia è sede del museo archeologico nazionale di Vulci, al suo interno i visitatori possono ammirare oggetti che provengono sia dagli scavi delle necropoli che dalle ricerche effettuate nell’area urbana della città nell’ultimo ventennio.

Silvia Fornari

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