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Ha ancora senso contrapporre Ognissanti ad Halloween?

di | 2023-10-27T17:18:43+02:00 29-10-2023 5:25|Attualità, Sezione 6|0 Commenti

NAPOLI – È proprio vero, l’avvicinarsi della festività di Ognissanti crea tanta attesa. Quest’anno in particolare non per la festività in sé ma per la possibilità che molti hanno di fare il lungo ponte e godersi una sana vacanza. L’attesa per il significato della festa in sé? Per tanti il significato, il ricordo, la memoria dei santi non ha alcun effetto. I più sono attenti e in attesa più di Halloween. Vuoi mettere festicciole, dolcetti e scherzetti, vacuità mista a zucche e zucchette con la riflessione che i santi e i cari defunti suggeriscono? Le coscienze sono smosse da svago e vacanze (da vacante) e non da occasioni di una certa portata di significato. Vanità delle vanità: la leggerezza delle giornate è ciò che più interessa. Il peso del lavoro è sempre più insostenibile.

Eppure, strano a dirsi, c’è ancora chi, sentendo parlare alcune persone, vedendole all’opera, resta avvinto dalla bellezza del loro sguardo, dalla tenerezza e dalla persuasione che trasmettono nelle loro parole e nei loro gesti. E immediatamente viene fuori l’espressione: “Ma questo è un santo”. Ma chi è un santo? Come fa a definirsi una persona santa? Come viene nominata tale? Non è qui il caso di specificare tutti i passi che portano una persona ad essere nominata santa ma quello che ci interessa di più è la domanda: “Come faccio io a tendere alla santità? Come e cosa significa esserlo?”. O anche, ed è più grave: “M’interessa veramente esserlo? Spesso, anche inconsciamente, ci si muove alla ricerca del bello, alla ricerca di una correttezza di gesti, di opere, della legalità, della purezza della forma. Ma tutto questo basta ad essere santi?”.

«Santità» vuol dire abbandono ad una Presenza che ci supera da tutte le parti. Ciò che caratterizza la figura di un santo è sicuramente un atteggiamento di umiltà, perché il santo acutamente e drammaticamente fa esperienza della sua fragilità e ha coscienza del proprio peccato; una letizia, che non è dimenticanza della fatica del vivere, ma coscienza che la nostra salvezza è possibile nonostante il nostro male.

«La festa del primo novembre è la festa di tutti gli uomini e le donne che coscienti dell’incompiutezza di ogni proprio gesto, si rivolgono ad un “tu” perché “venga” e dia quella pienezza di cui non siamo capaci. È la festa di chi ha avuto la libertà di mettere un “tu” al cuore della propria vita e del proprio agire, non solo nei momenti di palese bisogno, ma nella costruzione di ogni giornata» (Giovanni Frangi).

Don Giussani scriveva qualche tempo fa: «La santità è affermazione dell’impossibilità che l’uomo ha, nella realtà, di compiere anche un solo gesto perfetto, l’incapacità che l’uomo ha a guardare un solo istante, nella sua vita, come perfetto». La santità non è quindi raggiungimento di una perfezione, ma coscienza vissuta di questa impossibilità di perfezione. Nella lotta quotidiana per portare “la pagnotta” a casa, nel tentativo a volte superfluo e molliccio, di ricercare un briciolo di umanità in sé e negli altri, quanto vale guardare il volto dei santi per trarne conforto dai loro discorsi?: «Guardate ogni giorno il volto dei santi, traete conforto dai loro discorsi».

L’uomo, ogni uomo, può scansare certe domande ma per poco.  Nasce, vive inesorabilmente nel tentativo di dare consistenza alla sua vita e  alla sua giornata nonostante tutto miri a rendere difficile tale obiettivo. Forse è vero che la festa di Tutti i Santi sembra così lontana. Ma è proprio per il fatto che siamo in un’epoca dominata invece dal concetto di super-io (cioè “io basto a me stesso”), non ho bisogno di altro, di Altro. E da questa illusione di avere la perfezione a portata di mano nasce il disinteresse alla santità.

Innocenzo Calzone

 

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Ha condotto per più di 13 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Partecipa e promuove attività culturali con l’associazione “Giovanni Marco Calzone” organizzando incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli con attività di doposcuola per ragazzi bisognosi; collabora con il Banco Alimentare per sostenere famiglie in difficoltà. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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