GRECCIO (Rieti) – Dopo il concerto di Nicola Piovani sotto al santuario di Greccio, un’altra serata memorabile targata “Greccio 2023” per gli 800 anni dal primo presepe, con Angelo Branduardi, accompagnato dal polistrumentista Fabio Valdemarin e le sue “Le confessioni di un malandrino”. La chioma è ben visibile, anche da lontano, il pubblico, mentre scende verso il prato, si ferma per una foto, una chiacchiera, mentre lui sta seduto fumando il sigaro, contemplando la Valle Santa, dalla piccola sala convegni dei frati, per l’occasione utilizzata come camerino.
A un bambino che non voleva farsi fare la foto, canta all’orecchio La pulce d’acqua e dopo il concerto, in un locale caratteristico di Greccio, si inchina al pubblico che lo accoglie alzandosi e applaudendo. Disponibile, gentile, risponde alle domande ed è categorico su rap e trap: “C’è spazio per tutti, ma per me ci sono troppi social, quella non è vera musica, cercano di imitare Eminem senza riuscirci e i testi sono spesso violenti e sessisti”. La violenza non fa certo parte del suo stile e repertorio musicale: “Il vostro Lucio Battisti (nato a Poggio Bustone in provincia di Rieti, ndr), era un innovatore, purtroppo non l’ho conosciuto, oggi mi piacerebbe suonare con Paolo Conte, altro innovatore, anche se ha un percorso musicale diverso dal mio. Pur nella povertà ho avuto la più bella infanzia possibile, una vita piena di incontri straordinari. il violino mi accompagna da quando avevo 4 anni e la scelta di frequentare l’Istituto Tecnico per il Turismo di Milano non ha deluso le mie aspettative: volevo studiare bene le lingue per consultare archivi, antichi spartiti, fare ricerca e cantare in lingua originale. Ho avuto la fortuna di avere come professore di italiano Franco Fortini, che ci ha dato un’ottima formazione letteraria, ci ha fatto capire Dante e già allora sosteneva che Alessandro Manzoni era da rivalutare. A proposito sapete chi ha tradotto I promessi Sposi in inglese? Edgar Allan Poe… La musica è altamente terapeutica, fa bene a chi suona e a chi ascolta”.
E ancora: “Ho suonato in tutti i luoghi francescani, mi mancava Greccio. San Francesco è pieno di concetti laici, in lui vedo l’uomo e il suo messaggio, con il ‘Cantico’ è il primo poeta della lingua italiana. Non serve essere religiosi per essere un buon francescano e per quanto mi riguarda, il mio rapporto con la fede non è a prova di bomba, sono caduto e ricaduto più volte, ma una fede senza dubbi che merito ha?”. Per il giubileo del 2000 Branduardi pubblicò ‘L’infinitamente piccolo’, con la collaborazione dei Madredeus e di Franco Battiato. All’inizio del concerto ne spiega la nascita: “Un giorno vennero da me quattro frati, per propormi un disco sulla vita e le opere di Francesco, io risposi che non amo la musica devozionale, ma loro dissero che volevano un lavoro che fosse filologicamente corretto, lasciandomi 1500 pagine di documenti su Francesco. Chiesi: ’Ma perché proprio io che sono un malandrino?’; ’Perché Dio sceglie sempre i peggiori’, mi hanno risposto. Allora questa sera noi faremo del nostro ‘peggio’: dove gli altri urlano, noi canteremo sottovoce, senza percussioni, solo chitarra, tastiere, pianoforte a coda, fisarmonica e violino. Chiudete gli occhi e immaginate che questo prato-eliporto (più in basso è atterrato il Papa ndr.), si sollevi e galleggi”.
E così è stato, fin dal primo brano, con ‘Il cantico di frate sole’ dall’album ‘Infinitamente piccolo’: mentre il sole tramonta e il santuario si illumina, il ‘malandrino’ incanta con ‘Il trattato dei miracoli’ sul processo di beatificazione di Francesco, ‘La luna’: “e sorpresa fu che la bianca distesa non fosse neve”, dall’album Branduardi canta Yeats la favola ‘Il violinista di Dooney’: ‘come le onde del mare va la gente quando suono il mio violino”, la canzone di ‘Aengus il vagabondo” (Aeangus nella tradizione celtica è il Dio dell’amore). E poi “Il dono del cervo” da una leggenda giapponese, ‘La giostra’, ‘Sotto il tiglio’, ‘Il ciliegio’ miracolo dai vangeli apocrifi. Dall’album ‘Il rovo e la rosa’- Ballate d’amore e morte (ballate del periodo elisabettiano pubblicato nel 2013), intona Geordie (cantata anche da Joan Baez), la struggente lirica per ‘Lord Franklin” (il capitano Sir John Franklin), partito dall’Inghilterra il 19 maggio 1845, disperso con 182 uomini mentre cercava il passaggio a Nord Ovest “rimase bloccato tra i ghiacci, ma partire su una nave che si chiama ‘Terror’ non era certo di buon auspicio” (la seconda nave, anch’essa dispersa, si chiamava Erebus).
Questo ‘lament’ tradizionale è stato eseguito dai Pentagles, John Renbourn, Mícheál Ó Domhnaill & Kevin Burke, Sinnead O’Connor: It was homeward bound one night on the deep/Swinging in my hammock I fell asleep/I dreamed a dream and I thought it true/Concerning Franklin and his gallant crew/ recita la prima strofa. Per Branduardi la traduzione in italiano è della moglie Luisa Zappa: Navigavamo tornando a casa/Nella mia amaca mi colse il sonno/E feci un sogno che sembrava vero/Rividi Franklin coi suoi cari compagni/: è struggente ed evocativa in ogni versione, per anni proseguirono incessanti le ricerche, grazie all’insistenza della moglie lady Jane Griffin, che dilapidò tutto il patrimonio per finanziare le spedizioni. Per la prima volta esegue dal vivo ‘Benvenuta donna mia’ e infine ‘La fiera dell’est’, che inizia in lingua ucraina: “Purtroppo la musica non ferma le bombe” e prosegue in italiano insieme al pubblico in piedi che canta e batte le mani. Quando si spengono le luci si rimettono lentamente e controvoglia i piedi in terra, ma la magia, la poesia, restano dentro ancora a lungo, a sussurrare all’anima, in mezzo a tanto rumore.
Francesca Sammarco
Lascia un commento