//“No a genitori affamati e a bimbi senza cena”

“No a genitori affamati e a bimbi senza cena”

di | 2023-08-20T17:52:45+02:00 20-8-2023 5:59|Punto e Virgola|0 Commenti

“Quest’anno 345 milioni di persone stanno soffrendo la fame, più del doppio rispetto a prima, e ci sono 43 milioni di persone in 51 Paesi ad un passo dalla carestia”. E’ categorica Cindy McCain, 68 anni, neodirettrice esecutiva del World Food Programme dell’Onu. Da poche settimane guida la più grande organizzazione umanitaria del mondo che ogni anno assiste 160 milioni di persone (di cui 15 milioni di bambini) in 120 Paesi. Grazie a un budget annuale di 10 miliardi di dollari e 23.000 dipendenti, ogni giorno il programma alimentare mondiale trasporta tonnellate di aiuti umanitari a bordo di 5.600 camion, 100 aerei e 30 navi.

Cindy McCain

Continuare a parlare di fame nel mondo nel 2023 appare quasi anacronistico se si pensa alle tonnellate di cibo che quotidianamente buttiamo nella spazzatura: coloro che vivono nelle società cosiddette civili (e comunque avanzate) neppure si pongono il problema: si muovono nell’agiatezza e sperperano beni e risorse senza porsi limiti o domande. Ma la situazione non è affatto rosea per chi è costretto ai salti mortali per mettere insieme almeno un pasto decente. Eppure basterebbe davvero poco: “Il nostro Pianeta – sottolinea la vedova di John McCain (ex senatore e candidato repubblicano alla Casa Bianca) – è in grado di produrre abbastanza cibo per tutti, ma un mix tossico di conflitti, cambiamenti climatici, disastri, povertà strutturale e disuguaglianze ci impediscono di avere un mondo senza fame”.

Come è possibile una contraddizione così lampante? C’è cibo per tutti (anche in abbondanza), ma non tutti ne possono disporre. “L’insicurezza nutrizionale acuta che stiamo vivendo è dovuta a diversi fattori come conflitti, shock economici, eventi climatici estremi e l’impatto collaterale della pandemia di Covid-19”, spiega Cindy McCain, già ambasciatrice permanente degli Stati Uniti presso le agenzie delle Nazioni Unite per l’Alimentazione, con un passato da volontaria per i diritti umani. E’ al lavoro da poche setimane nel suo ufficio di Roma e si è data subito da fare: ha già visitato la Somalia (“Senza di noi 135 persone al giorno morirebbero di fame”) e il Kenya, si è occupata della guerra scoppiata in Sudan, ha incontrato il presidente dell’Ucraina Zelensky (“Abbiamo distribuito quasi 2 miliardi di pasti agli ucraini”) ed è intervenuta al summit del G7 in Giappone, dove ha ricordato ai leader politici che bisogna agire il più presto possibile. Adesso.

“Il mondo ha bisogno di un impegno politico più decisivo per raggiungere l’obiettivo Zero Fame. Ma non possiamo aspettarci che i governi facciano tutto. Serve uno sforzo coordinato assieme al settore privato e alle istituzioni finanziarie internazionali”. Per centrare l’obiettivo, Cindy ha in animo di far nascere una task force sull’innovazione per mettere insieme le menti migliori che possano suggerire passi concreti da intraprendere per affrontare l’incubo della fame. Tra le priorità del suo mandato – ha rivelato in una corposa intervista a “L’Espresso” – c’è l’esigenza di migliorare l’efficacia d’azione e ampliare le collaborazioni e l’innovazione per fornire soluzioni moderne ai più bisognosi. Ma anche sviluppare, con progetti mirati nei Paesi più poveri, un’agricoltura sostenibile del rispetto dell’ambiente. Ma non si nasconde le difficoltà: l’ex ambasciatrice ammette che non può farcela da sola e auspica una cooperazione globale, chiamando a raccolta anche più donatori per consentire al capitale umano di crescere, alle economie di svilupparsi e alle persone di prosperare. Insomma, milioni di vite a rischio possono essere salvate solo se c’è l’impegno di tutti.

L’ex ambasciatrice Cindy McCain

Oltre all’Ucraina e al Sudan, le sfide che attendono la McCain sono innumerevoli e complicate: 19 milioni di afgani non hanno cibo a sufficienza, il 40 per cento della popolazione di Haiti non riesce a mangiare adeguatamente, almeno una famiglia su tre in Yemen ha un regime alimentare insoddisfacente, 3,4 milioni di bambini in Congo sono gravemente malnutriti, 300.000 bambini al di sotto dei cinque anni non hanno cibo nel Nordest della Nigeria, più della metà della popolazione in Siria è in condizioni di insicurezza alimentare. L’elenco è purtroppo solo parziale in quanto i focolai di crisi sono tanti e sparpagliati praticamente sull’intero pianeta. Come se ne esce? “Bisogna intervenire non solo nelle crisi, ma anche prima che queste si verifichino, così che le persone possano rimanere dove è la loro casa, dove preferirebbero essere, piuttosto che cercare una nuova vita attraverso la migrazione – ragiona ad alta voce -. Quando le persone non possono coltivare cibo o procurarsi da mangiare dove vivono, sono infatti costrette ad abbandonare le proprie abitazioni per trovare modi per nutrire e sostenere le loro famiglie”.

Nel 2020 l’agenzia Onu che dirige ha ottenuto il Premio Nobel per la Pace “per i suoi sforzi nel combattere la fame, per i suoi contributi nel migliorare le condizioni della pace in aree di conflitto e per la sua azione nel prevenire l’uso della fame come arma per promuovere guerre e conflitti”. Cindy McCain ha ricevuto la nomina da parte del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e dal direttore generale dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) Qu Dongy: è consapevole delle difficoltà e dei problemi, ma non demorde. Il suo mandato, appena cominciato, sarà all’insegna di un impegno continuo che in realtà dovrebbe essere la guida per tutti noi: “Dobbiamo lavorare per fare in modo che nessun genitore vada a letto affamato e nessun bambino muoia di fame”.

Buona domenica.

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