PALERMO – Inaccessibile da vent’anni a causa di un incendio le cui conseguenze minacciavano la sicurezza dei visitatori, il 7 luglio scorso è stato finalmente riaperto al pubblico il tempio di Segesta, fiore all’occhiello del vasto Parco archeologico situato in provincia di Trapani, nel territorio del comune di Calatafimi Segesta, nella Sicilia nord-occidentale. Il tempio in stile dorico, detto anche ‘Tempio Grande’, posto sulla cima di una collina, è stato costruito tra il 430 e il 420 a.C. a ovest delle mura dell’antica città di Segesta fondata dagli Elimi, popolo misterioso secondo alcuni studiosi proveniente dalla penisola italica (forse dalla Liguria); ma viene contemplata anche una sua origine più lontana e quasi mitica, addirittura dall’Asia minore, dagli esuli troiani Elimo ed Egesto, amici di Enea.
Il maestoso tempio di Segesta, dedicato pare a Afrodite Eurania secondo quanto si legge in un’iscrizione, è un periptero esastilo completo di trabeazione, con sei colonne sul lato più corto e quattordici sul lato più lungo: in totale trentasei colonne, alte dieci metri, che hanno alla base un diametro di quasi due metri. Le colonne non scanalate, i blocchi dei gradini non scalpellati e i coronamenti dei capitelli incompleti evidenzierebbero il non totale completamento della struttura al tempo della sua edificazione.
L’attuale buono stato di conservazione dell’edificio sacro, che mantiene integralmente l’intero colonnato, è probabilmente dovuto al fatto che il tempio non ha mai avuto un tetto, elemento questo responsabile in genere del decadimento dei monumenti, visto che era quasi sempre in legno, materiale deperibile se non correttamente mantenuto.
L’area archeologica di Segesta, divenuta solo nel 2013 Parco archeologico, è stata assai rivalutata grazie a numerose scoperte che hanno riguardato le rovine dell’antica città, che comprende il tempio dorico, un teatro di età ellenistica in parte scavato nella roccia della collina, un santuario e, di epoca greco-romana, l’agorà e la casa del navarca (termine di origine greca con cui veniva designato il capo della flotta militare). Ci sono poi anche i resti di un borgo medievale, con mura di cinta, castello annesso al teatro, due chiese di epoca normanna, il quartiere medievale e la moschea.
Gli scavi nell’area sono ripresi nel febbraio 2022 e hanno permesso di riportare alla luce zone dell’agorà ancora sconosciute, tra cui la necropoli ellenistica ‘extra moenia’ di Segesta, un’area cimiteriale di grande estensione e un altare rinvenuto vicino alla casa del navarca.
Il sito archeologico, nonostante le numerose trasformazioni subite, è tra i meglio conservati di tutta la Sicilia ed è uno dei luoghi d’interesse culturale più suggestivi dell’isola grazie alla felice posizione sul monte Barbaro che consente di godere di uno splendido panorama. Attualmente è una delle maggiori mete del turismo culturale e paesaggistico della provincia di Trapani.
Alla riapertura del tempio è stato affiancato un percorso di installazioni e di arte sonora, che si snoda dall’interno del Parco sino al colonnato del tempio stesso. Le installazioni artistiche sono opera di Gandolfo Gabriele David che, ai microfoni del TG regionale della Sicilia, le spiega così: “Sono lance che hanno perso la forza bellica e sono un omaggio alla leggenda del popolo degli Elimi, giunti qui a fondare la città di Segesta. Quindi le lance si trasformano quasi in elementi vegetali, il cui colore rimanda al grano, elemento che torna nell’installazione all’interno del tempio. Questo percorso che parte da valle e raggiunge il tempio, segna un nuovo auspicabile rapporto tra l’uomo e la natura. Il concetto chiave è ‘riconnessione’: riconnessione col sacro che è in ognuno di noi”.
Il tempio, già meta di numerosi turisti, si può ammirare di giorno e di notte. Con la possibilità delle visite in notturna, l’intero Parco restituisce ai visitatori la sua peculiare atmosfera spirituale.
Maria D’Asaro
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