MILANO – La Repubblica Italiana istituisce, con la legge 4 maggio 2007 n° 56, una Giornata dedicata alle vittime del terrorismo. Le celebrazioni ricorrono il 9 maggio di ogni anno, giorno in cui nel 1978 fu ucciso Aldo Moro. Lo statista nasce a Maglie, in provincia di Lecce, nel 1946 viene eletto all’Assemblea Costituente come rappresentante della DC, di cui è stato uno dei fondatori, e nelle elezioni dell’aprile 1948 viene eletto alla Camera. Nel corso della sua lunga carriera politica è 5 volte Presidente del Consiglio.
Convinto che la stagione del centrismo fosse finita, Moro lavora per spostare verso sinistra l’asse del governo. Il 16 marzo 1978, quando un commando delle Brigate Rosse uccide gli uomini della sua scorta e lo rapisce, Moro si sta recando in Parlamento dove avrebbe votato la fiducia a un governo a conduzione democristiana, con il sostegno esterno dei comunisti. Il 9 maggio 1978 il cadavere del presidente della DC viene ritrovato dentro il bagagliaio di una Renault 4 a Roma, in via Michelangelo Caetani.
Stesso giorno più a sud, precisamente a Cinisi, in provincia di Palermo, Giuseppe, detto ‘Peppino’, Impastato, giornalista e attivista siciliano, noto per il suo impegno contro la mafia, viene fatto saltare in aria con il tritolo. L’omicidio è da ricollegare alla sua attività di denuncia contro i boss e le attività di Cosa Nostra. Venne ucciso il 9 maggio 1978, anche se all’inizio quella morte passò quasi inosservata perchè quello stesso giorno venne ritrovato il corpo senza senza vita di Aldo Moro. Cosa Nostra ne ordinò l’assassinio, ma decise di inscenare un suicidio. Peppino Impastato venne sequestrato, pestato a morte e immobilizzato sui binari della ferrovia Palermo-Trapani, dove venne fatto saltare in aria con una carica di tritolo. Lui stesso proveniva da una famiglia mafiosa: il padre Luigi era il cognato del capomafia Cesare Manzella, ucciso in un agguato nel 1963, nonché amico del boss Gaetano Badalamenti. Fu proprio l’esecuzione dello zio a spingerlo a rifiutare ogni coinvolgimento con gli affari di Cosa Nostra e a rompere i rapporti con il padre, che lo cacciò di casa ancora giovanissimo. Nel 1977 fondò Radio Aut, una emittente indipendente e autofinanziata, in cui lui stesso conduceva la trasmissione satirica ‘Onda pazza a Mafiopoli’ in cui denunciava i loschi affari di Cosa Nostra e sbeffeggiava boss e politici. Peppino decise di candidarsi alle elezioni comunali nella lista di Democrazia Proletaria che si sarebbero tenute il 14 maggio, ma venne assassinato con la campagna elettorale ancora in corso.
Walter Tobagi, giornalista, fu assassinato a Milano il 28 maggio 1980, in un attentato perpetrato dalla Brigata XXVIII marzo, gruppo terroristico di estrema sinistra. Inviato sul fronte del terrorismo e cronista politico e sindacale del “Corriere della Sera”, era uscito dalla propria abitazione e si stava recando in garage per prendere l’auto. Fu affrontato e ucciso con cinque colpi di pistola da un commando di terroristi, uno dei quali sparò il colpo di grazia al giornalista che si era già accasciato a terra. Nel giro di alcuni mesi, le indagini portarono alla identificazione degli assassini, appartenenti ad un gruppo terrorista di estrema sinistra, composto anche da figli di famiglie della borghesia milanese, costituitosi dopo l’uccisione di quattro appartenenti alle “Brigate Rosse” avvenuta a Genova, nel “covo di via Fracchia”, il 28 marzo di quello stesso anno. Le indagini accerteranno che da non poco tempo i terroristi avevano individuato Walter Tobagi quale “possibile obiettivo”.
Al “Corriere della Sera” Tobagi aveva infatti seguito tutte le vicende relative agli “anni di piombo” e aveva denunciato il pericolo del radicamento del fenomeno nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro. La sera prima del suo omicidio aveva partecipato a un incontro al Circolo della stampa di Milano sul tema della responsabilità del giornalista di fronte all’offensiva delle bande terroristiche; riferendosi alla lunga serie dei loro attentati, aveva detto: “Chissà a chi toccherà la prossima volta”. Dieci ore dopo cadde sotto i colpi dei suoi assassini.
Il mese di maggio è fatto insomma di stragi, rose rosse e allori depositati in ricordo di uomini di Stato, vittime di un atroce terrorismo.
Claudia Gaetani
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