PALERMO – L’Abbé Pierre, pseudonimo del francese Henri Antoine Grouès, nato a Lione nel 1912 e morto a Parigi nel 2007, frate cappuccino, eroe della resistenza contro il nazismo, attivista politico, non ha bisogno di presentazioni. Forse non tutti sanno però come è nata Emmaus, l’associazione da lui fondata nel 1949 e che, da allora, ha soccorso e ha dato una speranza di riscatto a poveri ed emarginati.
Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Abbé Pierre, alla ricerca di un alloggio, trovò una grande casa abbandonata nei pressi di Parigi, nel rione agiato di Neuilly-Plaisance. Investì la piccola indennità ricevuta da deputato per acquistarla: gli abitanti del quartiere rimasero sbalorditi quando iniziò a riparare la casa, che era in rovina.La sua idea iniziale era di aprirla casa ai giovani e farne un luogo di incontro per pregare, studiare, discutere.
Ma un giorno incontra George, un uomo che ha commesso un omicidio, è stato in prigione e vorrebbe farla finita. “Georges, io non ho nulla da darti, ma tu, prima di ritentare il suicidio, non potresti venirmi ad aiutare a costruire case per i senza tetto di Parigi?”. “Di fronte a questa proposta così provocatoria, – racconta l’Abbé – il volto di Georges cambiò. Capì che, nonostante tutto, poteva ancora essere utile a qualcuno”. Georges accettò e andò ad abitare a Neuilly-Plaisance, che diventa presto luogo di rifugio per i senzatetto e per chi è in difficoltà.
Nasce così la comunità di Emmaus, nome scelto pensando al villaggio della Palestina dove due discepoli incontrano Gesù, dopo la sua resurrezione. Ma lo riconoscono solo quando cenano insieme e il loro cuore si scalda e si illumina ascoltando le sue parole.
Ad Emmaus, a dare una mano, oltre ai volontari benestanti, ci sono anche volontari poveri di ogni etnia e confessione religiosa. L’Abbé Pierre e i “compagni di Emmaus” – come ormai si fanno chiamare – ospitano infatti chiunque ne abbia bisogno.
Ci sono molti barboni, tolti dalla strada: la comunità cresce e, per i nuovi ospiti, si acquistano e ristrutturano nuove piccole case. Per autofinanziarsi, la comunità inizia a vendere materiali ed oggetti recuperati dalle discariche o da chi voleva disfarsene. Infatti, uno dei principi dell’Abbé Pierre è che anche i più disperati possono rendersi utili per gli altri e aiutare quelli che stanno peggio, diventando essi stessi messaggeri di amore e di cura.
Dalla fine degli anni ‘60, la comunità di Emmaus si organizza per accogliere i tanti giovani interessati a fare un’esperienza di vita comunitaria e a lavorare insieme raccogliendo beni dismessi da destinare ai poveri.
Sulla scia degli insegnamenti dell’Abbé Pierre, nel 1971 nasce così Emmaus International, movimento laico di solidarietà attiva, che si propone di consentire ai più deboli di (ri)diventare artefici della propria vita, aiutando gli altri.
Oggi il Movimento conta più di 300 gruppi sparsi in 36 Paesi di tutto il mondo (dall’India alla Polonia, dal Perù al Benin): i suoi membri promuovono attività economiche e di solidarietà assieme ai poveri, con i quali portano avanti la lotta contro gli sprechi soprattutto con il recupero di oggetti usati; ma si occupano anche di artigianato, di agricoltura biologica, di aiuto ai bambini di strada, di microcredito.
Una sede di Emmaus c’è anche a Palermo, in via Caravaggio 4/10. Per saperne di più, se ne parla con Riccardo Sanfilippo, responsabile della comunità palermitana.
Riccardo, quando nasce l’associazione Emmaus a Palermo?
“La nostra data di nascita è l’8 ottobre 2015 quando, dopo aver partecipato a un Campo estivo organizzato da Emmaus Internazionale, un gruppo di volontari – tra cui il sottoscritto e Nicola Teresi (attuale presidente di Emmaus Palermo) – decidemmo di dare vita all’associazione nella nostra città. In una città complessa come Palermo, volevamo essere portatori di energie costruttive e promotori dell’economia circolare, fornendo aiuto e supporto a persone in difficoltà: poveri, chi aveva perso il lavoro, emigrati, persone con problemi di tossicodipendenza. Inizialmente, nel 2016, il Comune di Palermo ci mise a disposizione il Padiglione 3 nello spazio dedicato alla Fiera del Mediterraneo. Poi non è stato più possibile utilizzare quei locali e, da maggio 2021, abbiamo affittato, con le nostre forze, gli attuali locali di via Caravaggio”.
Avete aiuti e/o finanziamenti pubblici?
“Siamo orgogliosi di poter dire che, ad eccezione del poco che ci arriva con le donazioni del 5xmille, non abbiamo alcun finanziamento. Anche se con qualche difficoltà, ci sosteniamo solo con le nostre forze e col nostro lavoro”.
Come è strutturata l’associazione? Quali sono le principali attività di Emmaus-Palermo?
“In Italia ci sono 17 comunità che fanno capo al Movimento Internazionale, ma ognuna ha la sua autonomia. Quasi tutte si trovano nel nord Italia: purtroppo a sud di Roma ci sono solo le comunità di Catanzaro e di Palermo. Emmaus Palermo Onlus si ispira, ovviamente, ai valori dell’Abbè Pierre e del Movimento di cui fa parte, secondo i principi del Manifesto Universale del Movimento Emmaus del 1969. Offriamo accoglienza a chi ha bisogno ed un percorso personale e collettivo di lavoro comune a fini di autofinanziamento. Superando la logica di un’accoglienza assistenziale, chi vive in comunità ne contribuisce al mantenimento e recupera nel lavoro del mercato solidale la sua dignità. Chi è senza casa e chiede alloggio, è ospitato all’interno di una villetta autonoma, con giardino, a tre livelli, fornita di cucina e servizi a Ciaculli/Brancaccio, quartiere periferico di Palermo. Si tratta di un bene confiscato alla mafia e riconvertito all’uso sociale, gestito dalla nostra comunità in collaborazione con l’assegnataria Emmaus Italia. Abbiamo un camion e due furgoni che ci consentono di prendere, quando possibile, i mobili e/o gli oggetti di grandi dimensioni che ci sono donati e, soprattutto, di fare le consegne a domicilio di quelli acquistati. Ci guadagniamo da vivere – evitando come dicevo prima di usufruire di fondi pubblici – grazie al Mercato Solidale, che ci consente, dunque, indipendenza e autonomia”.
Quante persone in situazione di difficoltà sono entrate nella comunità di Emmaus-Palermo?
“Sono circa 30 le persone accolte in comunità da quando ci siamo costituiti. Tra essi vi sono stati ex carcerati, persone che cercano di uscire dal circuito della tossicodipendenza, persone sfrattate o che si sono trovate all’improvviso senza lavoro, migranti. In genere i migranti rimangono circa due anni con noi: il tempo di imparare la lingua e ottenere il permesso di soggiorno. Poi magari hanno le carte in regola per trovare lavoro nella ristorazione o in un’azienda agricola, ad esempio. Ribadisco ancora che non abbiamo mai chiesto alcun contributo neppure per i migranti, proprio per garantire la nostra trasparenza e indipendenza. Ovviamente, il percorso di inserimento non ha una data di scadenza: la persona accolta può rimanere, dando il suo contributo di lavoro per sé e per gli altri, fino a quando lo desidera”.
Svolgete attività di formazione?
“La nostra associazione aderisce al coordinamento di Libera a Palermo, alla rete di consumo critico Addiopizzo, alla Rete dei Numeri Pari e al Forum Antirazzista palermitano. In rete con altre realtà sociali palermitane, organizziamo eventi culturali, di sensibilizzazione sul contrasto alla miseria e supporto alle persone e ad altre associazioni. Facciamo parte della Rete dei Numeri Pari, composta da più di 400 realtà sul territorio nazionale, che punta a risollevare il destino di milioni di persone in povertà grazie a misure universali di contrasto alla miseria. Abbiamo, inoltre, coinvolto molti studenti in progetti di sensibilizzazione, formazione e volontariato. Abbiamo collaborato con tredici istituti scolastici di Palermo”.
Qual è la partecipazione dei palermitani alle vostre attività?
“Prima le persone ci contattavano solo per sbarazzarsi di ciò che a loro non serviva più; poi il coinvolgimento dei palermitani al progetto di Emmaus è cresciuto nel tempo ed è diventato via via più attento e consapevole. Il Mercato oggi è il risultato delle donazioni della cittadinanza palermitana che, regalando il proprio usato in buono stato, partecipa attivamente ad una pratica di economia solidale ed ecologica. Chiunque può raggiungerci al Mercatino Emmaus per donare merce usata (chiamandoci per fissare un ritiro o venendo direttamente) e acquistare oggetti, mobili, vestiti, libri, casalinghi, elettrodomestici piccoli e grandi in buono stato ed a prezzi vantaggiosi. Tentiamo di comunicare che il mercato solidale e il nostro negozio non sono luoghi commerciali, ma spazi con un’anima, che vogliono essere provocatori di un cambiamento in direzione di una maggiore equità. Infatti il circuito economico circolare e del riuso aiuta l’ambiente e favorisce la solidarietà sociale”.
Progetti per il futuro?
“Per l’estate abbiamo programmato un campo estivo nel corso del quale ci si confronterà su ‘Pratiche di giustizia ed ecologia sui beni confiscati alla mafia’; si faranno anche attività di lavoro e di servizio. Al campo potranno partecipare 36 volontari, in due turni: uno a metà luglio, l’altro tra fine luglio e inizio agosto. Il campo si svolgerà a Palermo, presso la base scout di “Fondo Micciulla”, primo bene confiscato alla mafia da Giovanni Falcone e restituito al Comune di Palermo. Organizzare campi di lavoro per giovani e volontari provenienti da tutta Italia, è uno dei nostri obiettivi prioritari, da quando esistiamo come Emmaus-Palermo. Li organizziamo ogni anno in estate e, a volte, anche nel periodo natalizio. Sono dei momenti molto belli, intensi e formativi nei quali si crea un clima speciale di scambio, collaborazione e di festa”.
Ringraziamenti d’obbligo e sinceri a Riccardo Sanfilippo e alla comunità di Emmaus-Palermo per la loro preziosa opera nella capitale siciliana, troppo spesso nel passato luogo di corruzione e di diseguaglianza. E non si può non condividere la preghiera che l’Abbé Pierre recitava prima di ogni pasto: “Rinnoviamo il nostro impegno di lavorare per dare pane a quelli che hanno fame e per dare fame di giustizia a quelli che hanno del pane”.
Maria D’Asaro
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