VITERBO – “Il 70% degli agricoltori italiani si basa sulla propria esperienza per irrigare i campi. Con questa tecnica, che noi abbiamo chiamato “Finger Test”, si spreca tra il 30 e l’80% delle risorse idriche ogni anno”, spiega Veronica Pitea, presidente di ACEPER (Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili), l’associazione che riunisce 10.000 impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, pari a oltre 7.000 associati per una potenza installata complessiva che supera i 2 GWp, commentando l’approfondita ricerca condotta assieme all’Università di Viterbo su un campione di 700 aziende agricole italiane.
Le conseguenze di queste tecniche obsolete si stanno rivelando ancora più gravi in un periodo storico in cui i campi coltivati sono tormentati dal problema siccità. “I dati della ricerca ci dicono che in Italia stiamo sprecando dagli 8 ai 10 miliardi di metri cubi d’acqua tutti gli anni. Il terreno, infatti, spesso viene irrigato anche quando non ce n’è bisogno. È impensabile che nel 2023 l’agricoltura italiana sia ancora a questo punto, visti anche i problemi di siccità che abbiamo avuto l’anno scorso 2022 e che continuiamo ad avere quest’anno 2023”, afferma la Pitea. E pensare che basterebbe guardare poco oltre i nostri confini per imparare le tecniche adatte al periodo in cui viviamo; e rispondere quindi al problema siccità.
Per esempio in Spagna (nota per le condizioni agricole estreme) grazie ad un software ad hoc del costo di poche centinaia di euro si riescono a calcolare la necessità idrica delle colture e, grazie a questo semplice device, i contadini ottengono ottimi risultati anche dal punto di vista del risparmio idrico: “Durante l’ultimo incontro avuto ad Antalya come International partner del World Business Angel Investment Forum con vari ministri, capi di Stato e start up abbiamo scoperto che una società spagnola ha brevettato un sistema intelligente di irrigazione che permette di abbattere gli sprechi d’acqua del 30-50%, in alcuni casi persino dell’80%. In pratica, si tratta di sonde in grado di misurare in tempo reale il livello di umidità del terreno, garantendo notevoli risparmi. Inoltre, siccome questi sensori sono collegati a una stazione metereologica che effettua previsioni fino a sette giorni, i coltivatori possono programmare l’irrigazione sulla base delle condizioni climatiche. Il costo, poi, è piuttosto contenuto: poche centinaia di euro. Senza contare che un minor consumo d’acqua si traduce anche in un risparmio dell’energia utilizzata per attivare i sistemi di irrigazione. E allora perché questa tecnologia semplice ed accessibile non è stata ancora adottata su larga scala anche da noi?”.
In Italia troppo spesso le colpe ricadono solo sugli agricoltori, accusati di voler a tutti i costi mantenere la propria routine lavorativa tramandata di generazione in generazione. Ma la ricerca condotta da ACEPER con l’Università di Viterbo ha mostrato anche un’altra realtà. “Gli agricoltori sono disposti ad investire in nuove tecniche innovative per la coltivazione dei loro campi. Infatti la maggioranza chiede aiuto alle proprie associazioni di categoria per trovare soluzioni di irrigazione innovative come avviene per esempio in Spagna; ma sembrerebbe che questo genere di informazioni tardino ad arrivare. La cosa che mi fa arrabbiare è che la nostra ricerca con l’Università di Viterbo dimostra che basterebbe così poco per rendere efficienti le reti idriche dei nostri agricoltori”, ha concluso provocatoriamente Veronica Pitea.
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