RIETI – “Scordato” di e con Rocco Papaleo, nei panni di Orlando, accordatore di pianoforte (con Giorgia, la batteria di Roberto Gatto e altre chicche), presentato in anteprima al Bif&st, è da vedere, anzi da non perdere, non solo perché è un film fatto bene e che fa bene, ma anche perché in tutti noi c’è un Orlando. Scordato non perché dimenticato, ma perché ‘fuori armonia’, nel corpo e nell’anima e allo stesso tempo ‘scordato’, perché con il passare del tempo abbiamo ‘scordato’ chi eravamo, gli entusiasmi giovanili e questo, lentamente, anno dopo anno, crea disarmonia, contratture fisiche e dell’anima.
Più amaro e disincantato rispetto a “Basilicata Coast to Coast”, anche in questo film c’è la musica, il viaggio, malinconia, poesia, ironia, c’è la ricerca di sé, c’è la bellezza della Basilicata, a cui è tornato da grande “ma da ragazzo volevo solo andare via, sono andato dall’altra parte del mondo e non ero stato mai a Matera”, c’è l’amore per la sua terra, che guarda anche con una leggera nota polemica.
La sceneggiatura è un viaggio nel tempo tra musica e poesia, nata durante il periodo della ‘chiusura’ per il Covid, un’occasione per molti di noi di fare bilanci della propria vita. Papaleo è amico e fan di Giorgia sin da quando, giovanissima, saliva sul palco al cinema teatro Palladium alla Garbatella a Roma e cantava insieme al padre: è stata lei la prima a leggere la sceneggiatura “decidi con calma se possiamo fare qualcosa insieme”. E con calma, introiettando il copione e il personaggio, Giorgia ha detto sì, calandosi perfettamente nei panni di una frizzante fisioterapista, che ripara le disarmonie del corpo, ma anche quelle dell’anima e che chiede di portarle una foto di Orlando da ragazzo, per vedere come era la sua postura da giovane, cosa nel tempo è andato fuori posto, creando il mal di schiena, le contratture che fin dalle prime scene lo affliggono.
Riluttante torna nella casa natale a Lauria in un viaggio quasi rocambolesco, in cui riaffiorano ricordi sopiti. Orlando da bambino, Orlando giovane ragazzo e Orlando appena sessantenne convivono, non fanno parte del passato, perché il passato è dentro di noi e i tre si parlano, litigano, tra malinconia, senso di inadeguatezza, il tempo che passa, le disillusioni, i drammi, ma i conflitti vanno risolti, la vita è una continua ricerca della propria armonia “per trovare la nota giusta, il filo da infilare nell’ago e ricucire le ferite con la pazienza del sarto”.
Con tocco leggero, ma profondo, intimista, autoironico, nel perfetto stile del Papaleo che conosciamo, il film arriva in fondo all’anima, la porta allo scoperto piano piano, toccando molti aspetti della società, della politica, senza dare giudizi: la vita accade mentre sei impegnato a fare altro, è nelle crepe che entra la luce e la nota giusta si trova imparando a perdonarsi e a perdonare gli altri, ma per fare questo bisogna guardare fino in fondo al pozzo, fare i conti con verità che non abbiamo voluto sapere, non abbiamo saputo elaborare: un percorso non facile, con molti ostacoli.
“Matera città della cultura nel 2019” annunciano i telegiornali: appresa la notizia, Orlando la grida correndo per i vicoli del paese, con ritrovato orgoglio, tra gente che invece passa indifferente, occupata a fare altro. Qui, anche se con garbo, una frecciatina la lancia, perché la cultura, che non significa titolo di studio, aiuta a maturare, a ragionare, a ritrovare “quel filo da infilare nell’ago con la pazienza del sarto”.
Se volete farvi un regalo, non perdetevelo.
Francesca Sammarco
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