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Lo studio e la “tecnica del pomodoro”

di | 2023-04-14T18:49:32+02:00 16-4-2023 6:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

NUORO – “Lo studio è come la luce che illumina la tenebra dell’ignoranza, e la conoscenza che ne risulta è il supremo possesso, perché non potrà esserci tolto neanche dal più abile dei ladri. Lo studio è l’arma che elimina quel nemico che è l’ignoranza. È anche il miglior amico che ci guida attraverso tutti i nostri momenti difficili”. Parole cariche di significato quelle del Dalai Lama, eppure, sempre più spesso, chi vive nel mondo della scuola si accorge che alcuni studenti non vivono bene la routine scolastica quotidiana e talvolta riscontrano difficoltà insormontabili nello studio. Per molti ragazzi le giornate hanno ritmi pesanti, alcuni hanno problemi a gestire il tempo a disposizione e spesso non riescono a concentrarsi come vorrebbero.

Il 20% degli studenti sperimenta ansia e il 26% depressione quando si trova ad affrontare una prova, seppur calendarizzata e programmata, qualunque sia l’argomento e il livello di difficoltà. È stato appurato che il 26% degli studenti attuali soffra di una forma di ansia accompagnata da uno stato depressivo che spesso che può portare all’insuccesso nella vita scolastica, e ciò alimenta il più delle volte la depressione e il senso di fallimento. Quante volte gli studenti lamentano di non riuscire a studiare nonostante la volontà o la necessità di farlo? Anche se razionalmente pensano di dover studiare, alcuni non riescono e ciò può produrre anche un profondo senso di colpa e di inadeguatezza.

Gli psicologi, sempre più in contatto con i giovani di oggi rispetto al passato, affermano che non serve essere clinicamente ansiosi o depressi per avere problemi nello studio, ognuno di noi si è trovato più di una volta davanti ai libri o agli appunti senza sapere che pesci pigliare. La scuola superiore e soprattutto l’università suscitano e favoriscono spesso un clima di competizione. A questo si aggiungono le aspettative dei genitori, le pressioni dovute alle difficoltà di trovare in futuro un lavoro e il fatto che i ragazzi talvolta non comprendano il valore e l’utilità di ogni singola disciplina. Così, presi dall’ansia, la difficoltà che potrebbe essere paragonabile a un sassolino diventa una montagna invalicabile, una muraglia con in cima “cocci aguzzi di bottiglia” e questo ostacola la buona riuscita del compito o talvolta spinge i più deboli alla rinuncia. È un leitmotiv quotidiano sentir dire “non riesco, non capisco, ci provo ma tutto è inutile”.

Secondo la dottoressa Fornari “esistono dei casi di difficoltà reale nell’affrontare lo studio, in cui non si riesce a bilanciare la compresenza di più insegnamenti perché non si hanno gli strumenti per gestire lo studio, ma altri nascono da un contesto di fragilità generale degli studenti di oggi”. Essa “è in parte sociale: viviamo in un mondo in cui c’è difficoltà a costruire una prospettiva di vita. Molti studenti sono isolati, ma è solo nella presenza che riesce a esserci lo scambio. Non c’è entusiasmo nel fare un corso di studi come qualcosa di importante”. Lo stress, la noia, l’ansia, le crisi di panico, l’ansia di prestazione, la paura della sconfitta sono dei nemici da affrontare e vincere. Spesso bloccano lo studente e non gli permettono di studiare.

Per superare questo ostacolo è necessario quindi attrezzarsi nella maniera migliore e cercare di escogitare delle modalità che aiutino nella riuscita del proprio compito. È necessario trovare lo stile di apprendimento più adatto alle proprie caratteristiche, ma anche essere flessibili e saperlo adattare a quello che ci troviamo davanti, alle richieste e allo stile del docente che verificherà la preparazione. Occorre che il ragazzo impari a organizzarsi la giornata, a partire dalla sveglia mattutina, imparando nel pomeriggio a gestire il tempo da dedicare allo studio e alle pause per riposarsi e poi continuare fino al momento in cui si è adempiuto al proprio compito. Non sarebbe male porsi degli obiettivi.

Ormai la scuola funziona per “turni di verifica”, perciò i ragazzi potrebbero non lasciarsi tutto il programma che deve essere verificato al giorno prima dell’interrogazione ma stabilire, nell’arco di più giornate, un determinato numero di pagine o un numero predefinito di capitoli. Sarebbe bene ridurre l’uso dei dispositivi che tengono perennemente connessi alla rete e che sortiscono nelle menti dei ragazzi le medesime reazioni delle sostanze stimolanti come le droghe, la caffeina, la nicotina e la teina. Un uso prolungato e senza sosta di cellulari, tablet, pc provoca una sorta di sovraeccitazione dei centri nervosi, una perdita della percezione dello spazio e del tempo, giramenti di testa, nausea, stanchezza, perdita del sonno, isolamento. Senza demonizzare l’uso della tecnologia, occorrerebbe che i ragazzi ne facessero un uso moderato e parco. Inoltre il riposo è importante e, terminata la giornata, dormire 7-8 ore può solo fare del bene.

Per rendere lo studio meno ostico, da un po’ di tempo, alcuni giovani hanno iniziato a far uso della “tecnica del pomodoro” introdotta alla fine degli anni ’80 da Francesco Cirillo, sviluppatore e imprenditore di origini italiane. Lui utilizzava un timer a forma di pomodoro per cronometrare i blocchi di 25 minuti in cui aveva suddiviso il suo “tempo-lavoro”. Ai ragazzi pertanto viene consigliato di decidere le materie da studiare nell’arco del pomeriggio o dell’intera giornata, di lavorare senza distrazioni per 25 minuti e al suono del timer di fermarsi. Si fa una breve pausa di 5 minuti e poi si riprende l’attività da dove si è lasciata, ma ogni 4 cicli ci si deve prendere una pausa di 15/30 minuti circa. La mente si stanca meno e sarà più ricettiva e i risultati non tarderanno ad arrivare.

Le prime volte che verrà applicata la tecnica del pomodoro lo studente proverà sulla sua pelle quanto lunghi possano essere 25 minuti privi di qualsivoglia distrazione e sicuramente fallirà senza portare a termine “l’intero pomodoro” non riuscendo a non cedere alle tentazioni almeno una volta. Ma, come dice Cirillo, fa parte dell’allenamento. La prima cosa che lo studente noterà è che 5 minuti di pausa volano via e se vengono utilizzati male si rischia di mettere a repentaglio tutti gli altri benefici della tecnica del pomodoro. Sarebbe bene sgranchirsi le gambe, guardare fuori dalla finestra, mangiare o bere qualcosina ma non controllare i messaggi sullo smartphone, accedere a Facebook o altri social, controllare o rispondere ad email, impegnarsi in attività complesse o continuare a pensare al lavoro da fare.

Tutto questo ovviamente funziona se si creano le giuste condizioni di studio; è importantissimo creare un ambiente di studio confortevole, dove siano ridotti o addirittura eliminati tutti i possibili influssi dall’esterno e sarebbe bene mettere il telefono in modalità aereo o anche metterlo via, in un’altra stanza o in un cassetto. Questo aiuta anche a livello simbolico per avere più chiarezza mentale. Facendo pratica lo studente potrà, di volta in volta, perfezionare la tecnica di studio. Riuscirà a semplificare il suo lavoro in modo efficace, attribuendo ad ogni attività il giusto tempo. Ciò lo aiuterà anche a stimare il tempo complessivo di cui avrà bisogno per completare un lavoro, senza rinunciare a momenti di svago e distrazione. Come dice Leo Buscaglia “ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo”.

Virginia Mariane

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

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