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Il Codex Iustinianus, prima raccolta di leggi

di | 2023-04-14T20:12:57+02:00 16-4-2023 6:10|Cultura, Sezione 3|0 Commenti

MILANO – Le prime leggi scritte si perdono nella notte dei tempi, nel secondo millennio a.C., in Mesopotamia, Siria e Anatolia, con il codice di Hammurabi, che considerava sia gli aspetti penali che quelli civili. Il più antico codice di diritto romano compilato prima dell’avvento di Cristo sono, invece, le dodici tavole, che raccoglievano per iscritto il diritto romano trasmesso oralmente, ed esposte nel foro romano: rappresenta ogni ambito del diritto e, anche se con molte modifiche, quelle norme rimasero in vigore per 1000 anni. Le tavole furono distrutte dai Galli durante il sacco di Roma nel 390 d.C. Più tardi, in Oriente, Teodosio II pubblica il codice di 16 libri, nel 438 e nel 439.

Mentre nasceva proprio il 16 aprile del 529, per ordine dell’imperatore Giustiniano, il Codex Iustinianus Primus o Vetus. Fu la prima articolata raccolta di costituzioni imperiali redatta per mano di esperti giuristi incaricati. Solo l’anno precedente, il 13 febbraio 528, Giustiniano aveva emanato la costituzione Haec quae necessario, che costituiva una chiara dichiarazione di intenti, ossia voler procedere ad un riordinamento che ponesse fine alle lungaggini processuali, e disponeva pertanto di avviare la redazione di un codice di leges, nel quale confluissero i materiali facenti parte dei precedenti codici, nonché le costituzioni emanate dopo la pubblicazione del Codice Teodosiano, fino alla produzione legislativa dello stesso Giustiniano.

L’imperatore Giustiniano

Ai commissari fu dato il potere di apportare aggiunte, tagli e modifiche (le cosiddette interpolazioni) al testo delle costituzioni, al fine di renderle più chiare e di riunire o dividere le disposizioni in modo da porle sotto i titoli appropriati. Infatti, nel nuovo codice non dovevano essere accolte le disposizioni cadute in desuetudine o abrogate da costituzioni successive.

L’opera fu compiuta in appena un anno. Il termine dei lavori viene annunciato da Giustiniano il 7 aprile 529, con la costituzione Summa rei publicae. In essa l’imperatore ordina che nei processi vengano citate solo le costituzioni contenute nel codice e vieta l’utilizzo di testi diversi da quelli inseriti nel Codex appena pubblicato.

Purtroppo, la versione originaria del Codex si è sottratta alla storia e non è pervenuto null’altro che pochi suoi frammenti, mentre la seconda pubblicazione, il Codex Iustinianus repetitae praelectionis del 534, è pervenuta integralmente.

Pare che Giustiniano nutrisse grandi aspirazioni per il Codex vetus, poiché credeva che il suo corpus normativo fosse destinato a restare imperituro. In realtà, come si è visto, le sorti del Codex Vetus non furono così favorevoli. Infatti, le norme furono progressivamente eclissate e superate dalla promulgazione del Digesto e delle Istituzioni, complessi antologici legislativi e didattici inclusivi di disposizioni ben più innovative. Il Codex resta comunque traccia delle intenzioni entusiaste del giovane Giustiniano, che divenne un imperatore particolarmente florido sul versante legislativo. La sua attività di normazione ha incessantemente continuato a produrre contenuti (dette Novellae) sino alla data della sua morte.

Claudia Gaetani

 

 

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