NAPOLI – Le reliquie dei Santi, nella storia della Chiesa, sono da sempre oggetto di venerazione e interesse e possiedono, agli occhi di un religioso, un valore inestimabile perché o parte del corpo di un Santo o oggetti venuti in contatto con il Santo stesso.
Tra le reliquie dei Santi, a Napoli, nella Chiesa di San Giuseppe dei Nudi, eretta da Giovanni del Gaizo nel 1785, è possibile ammirare il bastone fiorito, attribuito al padre putativo di Gesù e da tutti conosciuto come “mazzarella di San Giuseppe”. L’iconografia classica di San Giuseppe rappresenta il bastone che sorregge il Santo con fiori di nardo che ricordano molto i gigli. Secondo la tradizione, il bastone fiorì miracolosamente quando Giuseppe, per volontà del Cielo, fu scelto come sposo di Maria.
l cimelio, custodito nel Sussex, dai padri Carmelitani, arrivò a Napoli, agli inizi del ‘700, grazie al cantante lirico napoletano Nicola Grimaldi. Si racconta che l’artista, molto noto in Inghilterra per le sue doti canore, riuscì ad ottenere la reliquia e, una volta tornato in patria, decise di esporla alla venerazione dei fedeli nella sua cappella privata, alla Riviera di Chiaia. Ogni anno, in occasione della festa di San Giuseppe, il 19 marzo, accorrevano fedeli da tutte le parti della città per venerare e pregare innanzi al sacro bastone.
La festa, dedicata a San Giuseppe, durava otto giorni e i fedeli, presi dal fermento religioso, non riuscivano a fare a meno di toccarlo e, tra una carezza e una preghiera, non esitavano a sottrarre qualche piccola scheggia del prezioso legno. Fu così che, nel corso del tempo, il bastone si assottigliò a tal punto da far esclamare al servitore del Grimaldi, veneziano di nascita, “no sfregolar la masarella de San Giuseppe”, trasformata nell’idioma napoletano in “nun sfruculià ’a mazzarella ’e San Giuseppe”, un monito per impedire ai visitatori di toccare il sacro reperto.
Un intercalare tuttora in uso, nel linguaggio popolare, quando si vuole scoraggiare chi è tentato di mettere alla prova la pazienza altrui. In seguito a questi fatti, nel 1795, la “mazzarella” fu portata nella Chiesa dei Nudi, a San Potito, dove attualmente è custodita, protetta da una teca, per non essere più “sfruculiata” dai tanti fedeli e curiosi.
Amalia Ammirati
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