NAPOLI – È già da qualche anno ormai che la città di Napoli vive un periodo di grande entusiasmo da tanti punti di vista: serie TV, arte, turismo, pubblicità, calcio. Non c’è programma televisivo o spazio di cultura in cui non si ponga l’attenzione su una città in letterale fermento. Per chi ci vive in alcuni momenti della settimana o in occasione di festività ci sono zone che devono essere necessariamente evitate per il sovraffollamento dovuto alla presenza massiccia di turisti. Restano, tuttavia, non nascondendo alcuna evidenza, spazi di atavico malessere. Su questo, ormai, si passa oltre giustificando gli accaduti poiché “tanto accade in tutto il mondo, mica solo a Napoli?” e così, puntando alla estrema bellezza che la città propone, si tira avanti, in attesa di cambiamenti che, essendo per certi versi “cicatrizzati” non vengono mai risolti.
Ad uno stato di fatto indiscutibilmente da vivere (e vale come invito) si aggiunge finalmente una riscossa calcistica che tardava ad arrivare. Una squadra da ammirare, una società in equilibrio finanziario, in regola con i conti, cosa straordinaria per ciò che, invece, accade a storiche potenze calcistiche europee; prima nelle classifiche di risultati e prestazioni a livello mondiale. Insomma, siamo di fronte ad una realtà significativa da apprezzare. Si va e forse non serve sottolinearlo, oltre gli aspetti meramente calcistici. Il napoletano doc vive di calcio, respira azzurro e percepisce in ogni poro della pelle l’entusiasmo della domenica. Tutto ciò che si è vissuto ai tempi di Maradona lo si sta vivendo in questi mesi grazie alle prestazioni della squadra e ai complimenti che da ogni parte della terra, calcistica e non, provengono.
I competenti del calcio giocato o scritto stanno spendendo (e non sprecando, come qualche giornalista televisivo in forma sbagliata ha usato il verbo) parole di encomio per una squadra che oggettivamente è bella da vedere. Anche in Champions League, dove qualche gufo sperava che il Napoli crollasse, la squadra ha dato dimostrazione di muoversi secondo una filosofia di gioco ben precisa basata sul sacrificio e sul divertimento. Grande compattezza e lavoro da parte di ognuno, non c’è un giocatore che simula, non c’è né cattiveria né atteggiamento di superiorità, cosa che manca di fatto a diverse squadre. Si dice divertimento ciò che calcisticamente s’intende come ricerca di gioco, di vittoria, di schemi ben definiti, di ordine, di precisione tecnica e tattica.
Del resto l’allenatore Spalletti non è nuovo a certe prerogative: in passato già aveva dato dimostrazione di saperci fare, con la Roma, con l’Inter e con altre squadre anche quando si perdeva tempo a beffeggiarlo per come utilizzava Totti o qualche altro campione che mal si adattava alla sua filosofia fatta di sacrificio ed efficienza. Non interessa ora, sottolineare la questione tecnico – tattica che resta nelle mani dei più competenti. Interessa invece sottolineare quanta energia e vitalità si sta scatenando in una città che del calcio ne fa una questione di vita.
Messo in “saccoccia” il campionato, ora le attese sono per un prosieguo quanto più lungo è possibile in campo internazionale. La gente lo desidera ardentemente, orgogliosa com’è di una ricrescita anche di immagine che la città sta vivendo. Si respira un’aria di soddisfazione, di orgoglio, di grande emozione. Scongiuri a parte sembra che sia arrivato il tempo del riscatto, del giusto riconoscimento verso una società che ha saputo, non senza qualche polemica iniziale, investire e guadare con competenza sopraffina il mercato calcistico. Oggi come oggi non resta che continuare a gustare la bellezza di uno sport che il Napoli sta proponendo in maniera sana e competente; non resta che gustare la complessità (positivamente parlando) di implicazioni sociali, vitali, di una comunità innamorata della propria squadra, della propria città, del proprio essere. E questo anche grazie alla grande macchina calcistica.
Innocenzo Calzone
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