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Ivrea, le antiche origini della battaglia delle arance

di | 2023-02-16T19:41:36+01:00 19-2-2023 6:25|Attualità, Sezione 6|1 Comment

MILANO – La festa di Carnevale ad Ivrea è unica, ricca di simboli e tradizioni e per questo famosissima in Italia e all’estero. La particolarità che la caratterizza è il lancio delle arance e la battaglia che vede coinvolte squadre a piedi e squadre su carri trainati da cavalli. Il tutto avviene per tre pomeriggi consecutivi, da domenica a martedì grasso, lungo le strade e le piazze della città.

Tra leggenda e realtà vanno ricercate le origini che affondano le radici in tempi antichi, sembra addirittura nel Medioevo quando i feudatari una volta all’anno usavano regalare una cesta di fagioli al popolo. Una elemosina del tutto ridicola che nel tempo spinse il popolo a ribellarsi buttando i fagioli dalla finestra. Durante gli anni, nei giorni di carnevale, prima i coriandoli, poi i confetti ed infine le arance hanno preso il posto dei fagioli a voler sottolineare il gesto di ribellione.

Ma c’è anche una leggenda che aleggia intorno al Carnevale di Ivrea ed è quella della mugnaia Violetta. Si narra che fu proprio l’eroico gesto di Violetta, figlia del mugnaio, a dare il via alla storica rivolta. La giovane si ribellò allo ius primae noctis imposto dal Marchese di Monferrato uccidendolo con la sua stessa spada. Quello fu il gesto che fece esplodere il malcontento tra il popolo che così trovò il coraggio di opporsi alle imposizioni dei feudatari. La battaglia delle arance vuole così ricordare quei giorni di lotta, espressione della rivolta popolare.

Tante le tradizioni che si ripetono ogni anno, come l’alzata degli Abbà, le zappate e gli abbruciamenti degli Scarli, la sfilata del Corteo Storico. La sfilata degli Abbà in origine consisteva nel passaggio per le strade di giovanotti che scherzosamente assumevano la carica di comandanti della milizia del Libero Comune; attualmente il loro ruolo è interpretato da bambini che così rappresentano i vari rioni.

Il culmine del complesso cerimoniale che caratterizza il Carnevale di Ivrea è rappresentato senza dubbio dal Corteo Storico in cui compaiono numerosi personaggi appartenenti ad epoche differenti. Protagonista assoluta è la Vezzosa Mugnaia, eroina simbolo di libertà, con la sua Scorta d’Onore e il suo sposo, il Generale di origine napoleonica, che guida lo Stato Maggiore. Ad essi si aggiungono il Sostituto Gran Cancelliere, il Magnifico Podestà simbolo del potere cittadino, e gli Alfieri con le bandiere dei cinque rioni, rappresentati dagli Abbà, la banda di Pifferi e Tamburi che con la Canzone del Carnevale rievocano e tramandano lo spirito di questa grande tradizione

I vari personaggi compaiono sulla scena in momenti diversi del carnevale. Durante il primo giorno di Battaglia, invece, il Corteo Storico è al completo, guidato dalla Mugnaia su un cocchio dorato trainato da tre cavalli bianchi. Ma ciò che fa di questo Carnevale un evento unico è senza dubbio la Battaglia delle arance, evento che ha da sempre fatto discutere mettendo in luce lo spreco di tonnellate di arance, che giurano non siano buone da mangiare, ma che sicuramente sporcano l’intera cittadina. Va detto comunque che a fine giornata l’azienda dei servizi ambientali di Ivrea raccoglie le arance da terra e le deposita in vasche speciali dove, in alcune settimane, diventeranno ottimo concime naturale per uso agricolo.

La festa, che inizialmente veniva gestita dai vari rioni della città in rivalità tra di loro, fu poi sostituita nel 1808 dall’unificazione delle feste, voluta dalle autorità napoleoniche che governavano la città e grazie all’impegno di tutti è arrivata fino ai giorni nostri portando turisti ed entusiasmo. La tradizione vuole che per tre pomeriggi, da domenica a Martedì Grasso, le squadre a piedi  che rappresentano il popolo si scontrino con le squadre sui carri  che rappresentano le armate del tiranno. Da Giovedì Grasso scatta l’obbligo di calzare il Berretto Frigio per chiunque non volesse diventare bersaglio delle arance. Ogni banda a piedi è formata da centinaia di “aranceri” che vanno all’assalto del carro che transita dalla piazza principale.

I personaggi della battaglia, in ricordo di quelli che in tempi passati fecero la vera battaglia, indossano costumi colorati con campanelli alle caviglie, e con casacche legate in vita, semiaperte sul davanti in modo da poter contenere una buona provvista di arance. Nove sono le squadre dei componenti delle battaglia delle arance. Ognuna di esse occupa una zona fissa e indossa una propria divisa. La squadra denominata Picche indossa la casacca rosso-blu e foulard nero con simbolo della picca (luogo di tiro in piazza Ferruccio Nazionale). La Morte ha la casacca nera, pantaloni rossi, con un teschio nero su sfondo bianco (luogo di tiro in piazza Ferruccio Nazionale). I Tuchini indossano la casacca verde, pantaloni rossi e un corvo nero su sfondo bianco (luogo di tiro in Borghetto). Gli Scacchi hanno la casacca a scacchi bianco-nera e una torre arancione (luogo di tiro in piazza Ottinetti). Le Pantere indossano la casacca nera e una pantera nera su sfondo giallo sulla schiena (luogo di tiro in piazza del Rondolino). Gli Arduini hanno la casacca gialla, pantaloni verdi e scorpione nero (luogo di tiro in piazza Ottinetti). I Diavoli indossano la  casacca giallo-rossa e diavolo rosso su sfondo giallo(luogo di tiro in piazza del Rondolino).  I Mercenari con casacca granata, pantaloni gialli e stella gialla con spade granata (luogo di tiro in piazza del Rondolino).
I Credendari hanno la casacca blu e pantaloni gialli; infine, il Palazzo della Credenza con la Scure d’Arme del Podestà e la Mazza del Comune incrociati (luogo di tiro in piazza Freguglia).

La battaglia è feroce, senza esclusione di colpi. Sarà poi una commissione speciale a premiare le squadre di aranceri che si sono distinte per coraggio, tecnica di lancio e lealtà nella battaglia delle arance decretando il vincitore. Naturalmente per chiudere degnamente queste emozionanti giornate non può mancare una rigorosa tradizione gastronomica tutta piemontese ad allietare il palato dei visitatori. Uno dei piatti più caratteristici: il merluzzo con la polenta (accompagnata da un buon vino rosso, naturalmente).

Margherita Bonfilio

One Comment

  1. Gaetana Giuseppa Figuccia 19 febbraio 2023 at 13:16 - Reply

    Molto interessante!

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