MILANO – Il Carnevale di Viareggio viene realizzato nel 1873, anni in cui le feste e i veglioni erano appannaggio di pochi, feste d’élite per famiglie abbienti e giovani facoltosi. Viareggio invece da sempre ha rappresentato la città dei marinai, dei maestri dell’ascia, delle torbiere, del porto. Pochi i fortunati che potevano permettersi di prender parte a quelle feste. Saranno proprio le eleganti carrozze e le diligenze della Viareggio bene e dei rampolli di famiglie danarose di Lucca e Firenze ad essere i precursori degli attuali carri in cartapesta. Il primo Carnevale viareggino è rappresentato da una sfilata di carrozze ricoperte di fiori, lungo la Via Regia.
Una data storica però per la città di Viareggio è rappresentata dal 17 febbraio 1874: è il giorno del primo Carnevale “ufficiale” quando compare una statua di Re Carnevale ripiena di polvere pirica che verrà bruciata in Piazza Vittorio Emanuele il giorno di martedì grasso quando a Viareggio si svolge una sfilata di maschere dove spicca quella dell’agente delle tasse Alfonso Piatti. Questo rappresenta per tutti il primo storico episodio di satira politica del Carnevale di Viareggio.
Ma è nel 1883 che a Viareggio inizia l’era dei carri allegorici, che sostituiscono le carrozze fiorite. Sono carri ancora molto diversi da quelli di cartapesta, ma si tratta comunque di vere e proprie opere d’arte fatte di ferro e legno eseguite con grande perizia dagli artigiani del luogo. Un segno evidente che il Carnevale è diventato una festa fatta dai viareggini e per i viareggini, diventando così un fenomeno di massa. Il primo carro allegorico risale proprio al 1883 e fu battezzato “I quattro mori” in onore del monumento storico che simboleggia la città di Livorno.
Nel 1901 la sfilata si sposta dalla Via Regia al Lungomare. La guerra mondiale interrompe il normale svolgimento della sfilata carnevalesca viareggina che riprende a partire dal 1921, anno in cui nasce anche un inno ufficiale che si chiama “Il Carnevale a Viareggio”, meglio noto come “Su la coppa di champagne”. Nel 1921 nasce anche la rivista ufficiale “Viareggio in maschera”.
Nel 1931 nasce Burlamacco e il Carnevale di Viareggio diventa una cosa seria perché da questo momento anche questa città avrà la sua maschera. L’arduo compito viene affidato a Uberto Bonetti, pittore futurista che si ispira alle altre maschere d’Italia per dare vita al simbolo della festa viareggina. Così prende forma il Burlamacco: un cappello rosso acceso preso in prestito da Rugantino, il lungo mantello nero di Balanzone, il costume a scacchi bianchi e rossi ispirato ad Arlecchino, la gorgiera di Capitan Spaventa e il pon-pon bianco del Pierrot danno vita a un buffo pagliaccio, il Burlamacco, appunto.
La seconda guerra mondiale impone un’altra battuta d’arresto al Carnevale di Viareggio che riprende alla grande nel 1946 con “Risorgi ancor più bella viareggina”. Il 1946 è l’anno della seconda rinascita, segnata dal lavoro di due grandi maestri della cartapest: Antonio D’Arliano e Alfredo Pardini. Due anni dopo nasce un altro importante evento satellite del Carnevale, destinato a crescere con il passare degli anni: la Coppa Carnevale. Nasce come trofeo calcistico cittadino e successivamente diventa il più importante torneo internazionale di calcio giovanile.
Gli anni ’50 introducono altre grandi novità per la festa dei viareggini. Infatti nel 1953 i buoi che trainavano i carri lasciano spazio ai moderni trattori. Nel 1954 la neonata Rai, la tv di Stato, festeggia la sua prima diretta esterna proprio al corso mascherato del Carnevale di Viareggio dando la possibilità a questa festa di entrare nelle case degli italiani. Il 29 giugno 1960 un evento nefasto colpisce Viareggio: un incendio divora in pochi minuti la fabbrica del Carnevale. Così delle vecchie strutture in legno non rimangono che le ceneri. Tutto sembra così mettere a rischio l’edizione 1961 del Carnevale. Ancora una volta Viareggio si rimbocca le maniche e a tempo di record vengono costruiti nuovi hangar, più grandi dei precedenti. Così l’anno successivo vedrà sfilare nuovamente le giganti costruzioni in cartapesta.
Nel 1967 per la prima volta il Carnevale viareggino offre la sua spettacolare sfilata di carri anche in notturna il giorno del Martedì Grasso. Non mancano nemmeno i fuochi d’artificio subito dopo il verdetto dei carri e delle mascherate. Il 1973 segna i cento anni del Carnevale e così viene organizzato un evento definito unico. Il grande Arnaldo Galli impegna tutte le sue forze per meravigliare e affascinare il pubblico così presenta quello che è passato alla storia come ‘il carro del secolo’: “Guerra e pace”, ma per tutti i viareggini meglio noto come “La bomba”. Una costruzione decisamente spettacolare e innovativa: al centro del carro un obice che improvvisamente si apre e fa uscire cinque cerchi, simbolo delle Olimpiadi, al cui interno roteavano altrettanti pagliacci.
Negli anni ’70 alla sfilata dei carri si aggiungono le feste rionali, feste in maschera in notturna che raggiungono i vari quartieri della città. Gli anni ’70 però passeranno alla storia anche per le censure della Rai ai carri ritenuti politicamente scomodi. Nel 1984 la Lotteria arriva a Viareggio diventando a tutti gli effetti la Lotteria del Carnevale abbinando a ciascun carro di prima categoria un biglietto della Lotteria. Nel 1988 invece si tenta un simpatico esperimento, destinato però a morire: il Treno delle Maschere, ovvero un convoglio di circa 400 figuranti mascherati che parte da Bruxelles, sede della Federazione dei Carnevali d’Europa, per poi arrivare a Viareggio passando un po’ da tutta l’Europa.
Nel 1990 i carristi viareggini sono stati incaricati di occuparsi della cerimonia d’inaugurazione dei Mondiali di calcio in Italia, ma è anche l’anno caratterizzato da quello che è stato definito uno dei carri più belli. Si tratta di un gigantesco cigno che tenta disperatamente di uscire da una coltre di fango, sul retro una gigantesca mano tiene stretto un grande orologio. Il tutto accompagnato dalla musica di “Time” dei Pink Floyd. Nel 1992 il Carnevale apre le porte all’ Europa dedicandole molte costruzioni e mascherate di gruppo, tra cui il carro primo classificato, “Attenti al lupo” di Carlo ed Enrico Vannucci. Nel 1996 nasce l’idea di organizzare, per la prima volta, una sfilata dei carri all’inizio dell’estate, un’idea che poi diventa realtà dando vita al Carnevale estivo nel mese di agosto. Nel 1999 c’è la posa della prima pietra della Cittadella del Carnevale, il 16 settembre 2001 è invece la data ufficiale dell’inaugurazione della nuova, mastodontica struttura.
Queste le tappe fondamentali della ultracentenaria storia del Carnevale di Viareggio la cui tradizione è legata all’uso della tecnica della carta a calco che sembra fu inventata dal viareggino Antonio D’Arliano nel 1925. Grazie all’aiuto di modelli in creta e di calchi in gesso, bastano migliaia di fogli di giornale e una “speciale” colla di acqua e farina per realizzare i carri.
Questa è la tecnica con cui i carri vengono costruiti ancora oggi. Questa tecnica, rudimentale e realizzata con ingredienti poveri, permette ad abili maestri costruttori viareggini di creare carri alti fino a 20 metri, leggeri ma molto resistenti. I carri, poi, vengono “animati” da decorazioni, dettagli curati attentamente, luci e movimenti meccanici, musica e colori sgargianti che ne fanno delle vere e proprie opere d’arte.
Margherita Bonfilio
Nell’immagine di copertina, Burlamacco, la maschera che simboleggia il Carnevale di Viareggio
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