PERUGIA – Il prossimo anno, saranno trascorsi tre secoli dalla incoronazione ufficiale di Luigi XV (1710-1774), appena tredicenne, quale re di Francia, titolo ereditato a soli 5 anni per la morte del bisnonno Luigi XIV, il Re Sole. Parigi, per commemorare l’evento, ha organizzato una ricca esposizione a Versailles – aperta sino al prossimo 19 febbraio – con 400 capolavori che ripercorrono l’intera vita del sovrano, definito dal popolo il “Benamato” da giovane ed il “Malamato” nell’età matura. Di lui si tramanda l’affermazione “Dopo di noi, il diluvio”, che in realtà venne pronunciata dalla Pompadour per alleviare il dolore dell’amato, sconvolto dalla pesante sconfitta di Rossbach, subita ad opera del re di Prussia nella “Guerra dei sette anni”.
Il re prediligeva l’arte (pittura, architettura e orologeria), la scienza (botanica, astronomia e geometria) e le… donne. Sposò la principessa polacca Maria Leszczynska, di sette anni più grande, la quale gli sfornò dieci figli in dieci anni e si godette, in aggiunta, uno stuolo di concubine tra le quali, le più note restano Madame de Pompadour, al secolo Jeanne Antoinette Poisson (dal 1743 al 1764, quando la donna morì) e Madame du Barry (dal 1768 al 1774, anno del trapasso del re). Confidò, Luigi XV, allora quindicenne, alla governante, che nella prima notte di nozze aveva “dato i sacramenti alla consorte per sette volte”. Vanteria da “macho“ impenitente? Il filosofo illuminista Voltaire – pseudonimo di François Marie Arouet (1694-1778) – fu tranciante: “Non ci credo. Sette volte in una notte? I re ingannano sempre il popolo”.
Il debole di Luigi per il genere femminile, comunque, risulta “per tabulas”, con tanto di nomi e cognomi delle numerose concubine, ufficiali o no, di lunga data o di una sola notte, passate tra le lenzuola regali. Umiliata e sentendosi tradita, la regina vietò allo sposo infedele di entrare in camera sua, a partire dal 1734. Lui, in risposta, fece allestire, al piano superiore proprio sopra le stanze occupate dalla moglie, un appartamento per la sua favorita, che poteva raggiungere a suo piacimento attraverso una scala segreta. In cantiere anche un film di produzione francese, in uscita nelle prossime settimane, in cui il sovrano viene interpretato da Johnny Depp – le vie dello spettacolo sono infinite: da Pirata dei Caraibi a Re di Francia… – al rientro sulle scene dopo un periodo di pausa, ma che, almeno dal titolo provvisorio (“La favorite”), dovrebbe incentrarsi proprio sulla figura della du Barry, l’ultima delle amanti ufficiali, interpretata da Maïwenn Le Besco, che riveste pure il ruolo di regista dell’opera cinematografica.
Marie Jeanne Bècu – questo il vero nome della concubina di Luigi – poi contessa du Berry (1743-1793), non possedeva titoli nobiliari, ma veniva dal popolo: figlia di una sarta e, forse, di Jean Jacques Baptiste de Vaubernier, un prete (la donna si firmerà sempre come ‘de Vaubernier’), la bambina visse a Vaucouliers fino a quando la madre si trasferì a Parigi come cuoca, protetta da un ricco banchiere. Nella capitale Marie Jeanne venne mandata in collegio dalle dame di Saint-Aure e vi rimase una decina di anni, imparando a leggere e scrivere, ma anche la matematica, la geografia, la musica, il ricamo. Lavorò per qualche mese come parrucchiera e poi entrò al servizio di una nobildonna nel castello di La Courneuve. A 19 anni, bella da sfiato secondo i contemporanei, divenne amante di Jean Baptiste conte du Barry-Cérès e poco dopo del maresciallo Richelieu, che la presentò al re Luigi XV, rimasto letteralmente abbacinato dalla sfavillante bellezza e dal brio della giovane.
Il sovrano, che aveva 58 anni, si innamorò follemente della nuova fiamma, nel frattempo fatta sposare (nubili e non nobili non potevano ottenere accesso a corte) con il conte Guillaume du Barry nipote di Jean Baptiste, immediatamente spedito con un incarico retribuito alla grande ed appena celebrato il matrimonio, nella lontana (da Parigi) Linguadoca. Occhio non vede, cuore non duole… Il 22 aprile 1769 la contessa varca le porte di Versailles. Contrariamente alla Pompadour, sorta di “ministro ombra”, la nuova favorita non si interessa minimamente di politica, ma “soltanto” di intrighi di corte. Dal sovrano riceve in dono il castello di Louveciennes, località a meno di dieci chilometri da Versailles.
Alla morte dell’amante (1774), la du Barry viene bruscamente allontanata dalla corte e addirittura imprigionata da Luigi XVI e da Maria Antonietta, che non la sopportava, non le rivolgeva parola e le risultava particolarmente ostile, ma successivamente eccola rientrare a Louveciennes, dove allaccia una relazione col conte, e poi duca, Luis de Cossé-Brissac. Nel castello i ladri, nel gennaio 1791, le rubano gioielli ed altri beni preziosi per un valore, ad oggi, di sessanta milioni di euro. Fu la Rivoluzione a strappar via Jeanne, anzitempo e crudelmente, dalla vita. Il 9 settembre 1792 il duca de Cossé-Brissac e ultimo marito di Jeanne, già comandante della guardia reale, fu massacrato dai rivoluzionari e la sua testa gettata nel salone del palazzo di Madame: figurarsi l’orrore e lo strazio della nobildonna, che riparò in fretta e furia in Inghilterra.
Dopo le esecuzioni del re e di Maria Antonietta, la duchessa, rientrata da Londra con la speranza di evitare la confisca delle sue proprietà a Louveciennes, fu imprigionata, processata (pubblico accusatore Antoine Quintin Fouquier de Tinville lo stesso dei reali di Francia e, poi, di Robespierre, ma finito anche lui, nel 1795, sulla ghigliottina) e giustiziata l’8 dicembre 1793 in piazza della Rivoluzione, oggi Place de la Concorde. L’accusa: cospirazione contro la Rivoluzione. Marie Jeanne aveva appena 50 anni (sebbene al processo avesse dichiarato, con civetteria tutta femminile, di averne 42) ed era ancora particolarmente affascinante ed avvenente.
Elio Clero Bertoldi
Nell’immagine di copertina, Johnny Depp (a sinistra) che interpreterà Luigi XV nel film “La favorite”
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