ROMA – “Sì, cari fratelli e sorelle, questo Anno Santo deve essere il tempo per riscoprire l’amore di Dio, ritornare a Lui, rinnovarsi interiormente come persone e come comunità”. Si era espresso così Mons. Fabio Fabene, arcivescovo di Montefiascone, Segretario della Congregazione per le Cause dei Santi, in occasione del Giubileo per i 350 anni dalla nascita di Santa Lucia Filippini, lo scorso 26 marzo. Papa Francesco in occasione di questo speciale Giubileo ha concesso un particolare anno di grazia, seguito dall’apertura della Porta Santa, aperta dal vescovo della diocesi di Viterbo Lino Fumagalli.
A Montefiascone, infatti, proprio il 16 gennaio nel festeggiare questa ricorrenza, è stata aperta la Porta Santa, nella cripta posta sotto la splendida cattedrale di Santa Margherita, dove si trova il corpo di Santa Lucia Filippini, mentre una statua in marmo si trova in alto a sinistra, appena si entra nella Basilica di San Pietro, in Vaticano, a sottolineare il suo impegno di educatrice nella Chiesa. La struttura della cripta, su cui sorge la cattedrale, ha salvato la stessa da un terribile terremoto che alla metà del Seicento aveva devastato la zona circostante, ed in particolare la vicina Bagnoregio.
Una figura rappresentativa ed attuale questa di Santa Lucia, infatti, che si è prodigata perché le generazioni potessero crescere con sani principi ed una buona educazione. Nata il 13 gennaio 1672, a Corneto (oggi Tarquinia), orfana di padre e madre, vive sin dalla tenera età, con parenti aristocratici che incoraggiano la sua inclinazione religiosa, tanto da affidare la sua educazione alle suore benedettine. Ed è proprio la dedizione all’educazione manifestata da Lucia, richiama alla vita consacrata molte giovani ragazze del tempo a Montefiascone, dove arriva dopo l’incontro a Tarquinia, con il cardinale Marcantonio Barbarigo, che la affida al monastero di santa Chiara, per continuare la formazione.
La missione della giovane è illuminare le menti e consolare i cuori, una sorta di “braccio destro” del cardinale Barbarigo, che vuole aprire scuole per fanciulle, per rinnovare la società del tempo. Progetto ambizioso che prende il via grazie a Rosa Venerini, con istituti nella diocesi falisca e che Lucia Filippini prosegue, quando la Venerini deve ritornare a Viterbo dove muore. Apre, così, diverse scuole a Montefiascone, istituti a Roma, in altri centri d’Italia e persino numerosi all’estero, in particolare in Nord America, dove tuttora sono attivi e con notevoli risultati.
Lucia Filippini muore il 25 marzo del 1732, il 22 giugno 1930 viene proclamata Santa. Quello che colpisce in questa vita consacrata concretamente al bene dell’altro è che i risultati hanno portato a restituire la dignità alle donne in un’epoca caratterizzata da una profonda esclusione sociale, soprattutto verso le ragazze povere e abbandonate. Umanità e comprensione nella lungimirante missione, dunque, di una donna consacrata a Dio ed ai bisognosi, in una società in cui persino il campo educativo è un esclusivo appannaggio maschile.
Lei, invece, si impone semplicemente con la sola forza della testimonianza e della fede, come una madre che si prende cura di tutti. Lei così sensibile e così vicina alle sofferenze di tutte le persone che incontra che proprio in una lettera ad una sua figlia spirituale scrive: “Gesù, che può, darà tutto, sì per l’anima che per il corpo. Ci dia tutto quello che conosce sia necessario per sempre più servirlo e con più fervore amarlo”.
Papa Francesco ai pellegrini dell’Istituto Maestre Pie Filippini e delle diocesi di Viterbo e Civitavecchia-Tarquinia, in occasione del 350° anniversario della nascita di Santa Lucia Filippini, nell’Aula Paolo VI, aveva detto: “Agli altri trasmetteva ciò che custodiva nel cuore: non prediche, non teorie, ma contenuti e vita, contenuti di vita. La sua missione educatrice non era un’altra cosa rispetto alla sua esperienza mistica”.
L’attualità di una donna che ha saputo andare oltre.
Laura Ciulli
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