RIETI – “La poesia persiana, italiana ed araba per raccontare la donna in diverse epoche e nelle diverse culture”. L’incontro con Iman Mansub Basiri, in Italia in questi giorni per una serie di conferenze, è stato organizzato dalla Fondazione Varrone nella propria sede di Rieti. Il suo nome completo è Alimohammadi Malayeri Samaneh Mansur Basiri Iman (imb103@yahoo.com), insegna italiano all’università di letteratura italiana a Teheran, è stato insignito del cavalierato della Repubblica Italiana dal Presidente Sergio Mattarella per la diffusione della cultura italiana all’estero. Ha conseguito il dottorato in Letteratura italiana all’Università “La Sapienza”, tra il 2013 e il 2014 è stato Lettore di Lingua persiana al Dipartimento di Studi Orientali della “Sapienza”, ha tenuto un corso di persiano al Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture straniere dell’Università “Roma Tre”, è laureato in Letteratura Persiana e in Letteratura Italiana, studioso di filosofia, filologia romanza, letteratura classica, filologia e critica medievale comparata. Parla e scrive perfettamente in italiano.
I suoi saggi vertono sulla linguistica e sulla comparatistica, focalizzati soprattutto sul rapporto tra la tradizione epica, mitologica e retorica latina e quella persiana. Gli studi più recenti riguardano gli influssi della poesia persiana su quella italiana medioevale, il suo lavoro è il prodotto di anni di riflessione nel campo di letteratura comparata medievale con l’obiettivo di scoprire le radici comuni della ricca tradizione letteraria dell’Iran (Persia) e dell’Italia. Già Alessandro Bausiani (1921-1988) islamista e iranista, aveva evidenziato le comuni matrici con l’Occidente, privilegiando il Medioevo come momento più alto dell’espressione islamica della pluralità nell’unità di fondo, mantenendosi attento anche al mondo contemporaneo.
L’incontro è stato un viaggio affascinante, che parte da lontano, in una cultura a noi quasi sconosciuta, ma che in realtà non lo è poi così tanto: le migrazioni e le invasioni, le contaminazioni culturali nei secoli riguardano anche noi, soprattutto per la formazione del linguaggio (vedi le dominazioni arabe in Sicilia). Basato sulla fonetica, il linguaggio si trasforma, pur partendo tutte le lingue dallo stesso ceppo, perché nelle diverse popolazioni si tende a paragonare quello che non si conosce a ciò che si conosce, adattando il suono e la metrica. Il “rosa” della declinazione latina deriva dal termine persiano “varda”, non più in uso, sostituito da un altro termine che suona completamente diverso. Nella filosofia del linguaggio conta più il vocativo che il nominativo, la classificazione di genere si dà agli esseri animati, ma all’inizio la lingua persiana non distingueva i generi e non aveva neanche il neutro.
La differenziazione tra i generi è comparsa con le invasioni arabe nel VII secolo. Basiri cita Zenofonte, che definiva il Paradiso un giardino, il filosofo Averroè che ritroviamo nell’Europa medievale e il suo predecessore Avicenna, filosofo musulmano del medioevo, le invasioni dei mongoli con la prima islamizzazione e la diminuzione della figura femminile, poi i turchi, gli arabi che introdussero maschile e femminile nel linguaggio scritto, marcandone la differenza, cita i troubadour il cui significato iniziale era legato al concetto di felicità, in seguito legato a racconti più tristi. L’Islam si basa sulla lingua araba, nel 1200 il femminile è presente nella poesia, ma non con i nomi, solo con i pronomi, le poetesse diminuiscono fino a ricomparire nel 1800, con i viaggi in Europa, la scoperta dell’Illuminismo in cui la cultura della donna rinasce, la dinastia dei Palevi nel 1900.
La gioventù iraniana coglie i moti del ‘68 in Europa, poi ci fu la rivoluzione negli anni ’70 e il racconto si ferma, ma i giovani, grazie ai social, seguono la letteratura italiana, anche se lo studio dell’italiano viene dopo il francese, l’inglese e il tedesco. All’Università la letteratura italiana si ferma a D’Annunzio e per quanto riguarda l’inferno di Dante… ci sono alcune, diciamo così, omissioni. Non possiamo purtroppo trasmettere l’ascolto in lingua originale di alcune strofe poetiche in cui emerge la grande musicalità e la metrica della lingua, confrontate con la lettura di alcune poesie, tradotte in italiano, che parlano persino di emozioni di amore carnale, scritte da donne intorno al 1960. Ma fidatevi di chi le ha ascoltate per voi. Nonostante la giovane età (è nato nel 1984) Basiri ha già all’attivo numerose pubblicazioni, oltre a praticare da anni l’esercizio della scrittura poetica.
“Gli scambi culturali della civiltà europea romanizzata con l’area iranica – scrive Basiri ne ‘L’impatto del mondo iraniano nella preistoria del Medioevo romanzo’ -. trovano le loro radici nell’antichità classica. A un primo sguardo potrebbe sembrare banale, ma acquista importanza quando l’incidenza dei suddetti legami plurisecolari viene studiata soprattutto nei confronti dell’influenza della cosiddetta cultura araba, che comincia la sua interazione romanza più di un millennio dopo i primi scambi interculturali tra il mondo classico e la civiltà persiana. L’islamizzazione della Persia, particolarmente nella visione del mondo europeo, ha causato una sorta di ipercaratterizzazione che ha condotto un numero cospicuo degli studiosi di varie discipline a marcare il ruolo del mondo iranico, prima o dopo l’invasione araba, con l’etichettatura di ‘islamico’. Una visione sostenuta dagli autori persiani, che per motivi religiosi, riportavano tutta la gloria della Persia post islamica al popolo, che secondo loro aveva civilizzato la Persia e d’altronde è stata ripetuta dai cosiddetti orientalisti occidentali, che consideravano la cultura araba come il primo capitolo della cultura persiana post islamica e vedevano persino l’arte poetica della Persia islamizzata come ‘una Minerva nata armata e matura’, non perché tale cultura è risorta dalle ceneri di una civiltà derubata, ma nel momento in cui essa si poggiava sulle spalle degli invasori raffinatissimi, usciti dalla penisola arabica per acculturare i regni barbari”.
Ha scritto CLo stilnovismo fra Italia e Persia: un’analisi comparativa” prima ricerca accademica nel campo della letteratura comparata medievale fra la Persia e l’Italia, primo libro accademico pubblicato in Iran in lingua italiana, il libro per ragazzi “L’asino Andò” sull’imitazione cieca che è un inganno, scrive sulla rivista “L’ombra della parola” da cui traiamo “A volte velo e a volte specchio”- Liriche persiane (sec. IX – XIX), raccolta di poesie d’amore che vanno oltre l’amore, poiché leggono in questo il paradigma della vita e dell’esistenza. “A volte sono velo a volte specchio/del tuo splendore, e trasalisco attonito/dell’immagine tua nel mio pensiero” (primi versi di una poesia di Bidel Delhavi).
Francesca Sammarco
Nell’immagine di copertina, da sinistra, Mauro Troili (presidente Fondazione Varrone), Eliana Montanari e il professor Basir
Lascia un commento