Dalle 3 della notte passata, l’Italia è tornata all’ora solare, spostando indietro la lancetta degli orologi e recuperarando così i sessanta minuti di sonno persi nell’ultimo week end del marzo scorso. E’ un balletto ormai obsoleto che varrebbe la pena di evitare, imponendo l’orario unico per l’intera durata dell’anno. Sulla questione si dibatte da tempo. Intanto, va subito detto che già dal 2018 il Parlamento europeo ha approvato con l’84% dei voti favorevoli l’abolizione dell’obbligo del cambio di orario due volte l’anno, lasciando di fatto liberi i vari Stati di scegliere se optare per l’ora solare o legale. Nessuno lo ha fatto: quelli del Nord (Svezia e Finlandia, soprattutto) sono decisamente contrari per ragioni facilmente intuibili; per ragioni opposte e ugualmente comprensibili, nel Sud Europa si sta manifestando l’intenzione di abbandonare definitivamente il doppio passaggio e di adottare l’ora legale costantemente.
La volontà di abolire l’ora solare sarebbe secondo gli esperti giustificata anche dalla necessità di evitare una fonte di stress per l’equilibrio psicofisico dei cittadini. Secondo alcuni sondaggi fatti in Europa, il cambio dell’ora causerebbe infatti disagi psicofisici: tesi sostenuta con vigore in particolare da Sima (Società italiana di medicina ambientale) e Consumerismo No Profit, che hanno raccolto 265mila firme a sostegno di una petizione per mantenere l’ora legale. Le due associazioni sottolineano che mantenere l’ora legale – soluzione peraltro già attuata durante i periodi bellici e di crisi energetica – è semplice, a costo zero e in grado di contribuire al superamento del difficile momento economico che il Paese si appresta ad attraversare.
In effetti, in questi mesi si è aggiunta una variabile tutt’altro che secondaria: il costo dell’energia. Oltre al risparmio energetico, che col crescere dei prezzi del gas è passato da stime di 500 milioni l’anno basati sui dati Terna ad oltre 2 miliardi e mezzo di euro per il solo 2023, si aggiungerebbe un taglio di emissioni climalteranti pari a 200mila tonnellate di CO2 (anidride carbonica), equivalenti a quella assorbita piantando 2 milioni di nuovi alberi, con consistenti benefici per la salute umana. Prima dell’impennata dei prezzi del gas, Terna ha quantificato in 420 milioni di kilowattora l’energia elettrica (equivalenti al fabbisogno medio annuo di circa 150 mila famiglie) risparmiata nei 7 mesi del 2022 in cui è in vigore l’ora legale; dal 2004 al 2021, il minor consumo di energia elettrica per l’Italia dovuto all’ora legale è stato complessivamente di circa 10,5 miliardi di kWh e ha comportato, in termini economici, un risparmio per i cittadini di oltre 1,8 miliardi di euro. Non proprio bruscolini, anzi…
L’ora legale nasce da un’idea di Benjamin Franklin, che pubblicò nel 1784, sul Journal de Paris la soluzione di spostare un’ora avanti le lancette dell’orologio con l’arrivo della primavera, per approfittare delle giornate più lunghe e risparmiare così il consumo di candele. Il suo adagio era: “Early to bed and early to rise, makes a man healthy wealthy and wise” (Presto a letto e presto alzato, fan l’uomo sano, ricco e fortunato). All’epoca la sua proposta rimase inascoltata. Ma l’intuizione di Franklin venne ripresa nel 1907 dal costruttore inglese William Willet, perché rispondeva alle esigenze di risparmio economico e di miglioramento della produzione industriale. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale rese impellenti queste 2 esigenze e nel 1916 la Camera dei Comuni inglese adottò il British Summer Time, l’odierna ora legale. La Gran Bretagna fu presto imitata da altri Paesi europei, tra questi anche l’Italia, dove il nuovo orario estivo rimase in vigore fino al 1920, per poi entrare definitivamente in vigore a partire dal 1966. Solo nel 1996 l’ora legale venne adottata comunemente in tutta Europa. Per tornare ai giorni nostri e al governo Meloni appena insediato, il senatore della Lega Paolo Arrigoni, responsabile Energia del Carroccio, ha confermato la volontà politica bipartisan di spingere per un provvedimento che superi l’alternanza ora solare – ora legale.
Anche gli Usa si stanno predisponendo all’adozione permanente dell’ora legale, che in lingua anglosassone è denominata “Daylight Saving Time”, vale a dire “Orario per guadagnare luce diurna”. “Gli Stati Uniti – spiega Prisco Piscitelli, epidemiologo e vicepresidente Sima – forniscono già dei dati sperimentali molto positivi perché nel 2007 hanno prorogato in via transitoria di ben 4 settimane l’ora legale al fine di risparmiare energia, consentendo ai ricercatori di fare dei confronti con gli anni precedenti”.
La soluzione ha avuto delle conseguenze positive anche sul fronte della sicurezza: “Questa proroga dell’ora legale – conferma Piscitelli – ha determinato una riduzione media del 7% delle rapine con punte del -27% posticipando di un’ora il crepuscolo invernale (proprio l’orario tra le 16 e le 17 in cui di solito si esce dal posto di lavoro e si è più esposti al rischio di subire rapine o violenze). I costi sociali evitati grazie alla minore incidenza di rapine sono stati stimati dai ricercatori in 59 milioni di dollari nel solo 2007, a cui aggiungere circa 240 milioni di dollari di costi diretti e indiretti attribuibili alla minore frequenza di stupri. Tutto questo grazie a un’estensione di appena 4 settimane dell’ora legale e senza considerare i risparmi energetici da cui era partita l’iniziativa USA per il 2007”.
Insomma, tutto lascia pensare che è maturo il tempo di abbandonare definitivamente l’alternanza e di orientarsi verso l’adozione dell’ora legale in modo permanente. I risparmi energetici e ambientali sono ampiamente documentati, così come i fastidi alla salute provocati dal doppio cambio. E’ importante, come sempre, decidere (in un senso o nell’altro) e non rinviare a chissà quando. A proposito, si tornerà all’ora legale nella notte tra sabato 25 e domenica 26 marzo 2023. Con la speranza che sia davvero l’ultima volta.
Buona domenica.
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