PERUGIA – Alla volte piccoli gesti rivelano il vero, profondo carattere di un uomo. E Xi Jinping, 69 anni, che qualcuno ha definito il nuovo imperatore della Cina (ha infranto la regola del terzo mandato e quindi governerà i cinesi – poco meno un un miliardo e mezzo di cittadini – per altri cinque anni e, forse, addirittura fino al trapasso, sebbene anche lui, alla fine, come tutti d’altronde, non potrà sfuggire alle Moire: Cloto e Lachesi che tessono il filo della vita e Atropo che, inesorabilmente, lo recide), ha svelato nel corso del recente congresso da cui è uscito – assicurano i sinologi – più forte, potente, intoccabile di prima, il suo volto spietato, arrogante, cinico, peggio ancora, crudele, quando è rimasto impassibile, mentre di fronte alle telecamere ed ai rappresentanti del partito, unico ed egemone, ha fatto trascinare fuori dall’aula, l’anziano, traballante Hu Jintao, 80 anni a fine dicembre.
La versione governativa racconta che Hu sia stato colto da malore e che il suo allontanamento sarebbe stato un soccorso. Ma le immagini sembrano smentire platealmente le fonti ufficiali. Se l’anziano oligarca si fosse sentito male davvero ci sarebbe stato un minimo di preoccupazione da parte dei suoi compagni di partito. Lo avrebbero avvicinato, gli avrebbero chiesto “come stai?”, lo avrebbero riempito di attenzioni, visto anche il suo curriculum. Lui stesso avrebbe chiesto aiuto ed avrebbe seguito gli inservienti. Niente di tutto questo si è verificato. Anzi si è notata la massima freddezza dei presenti. Il più vicino di sedia che ha dimostrato un moto di attenzione, Li Zhanshu, si è subito ritratto quando il collega, che gli sedeva accanto, Wang Huning, ideologo, ha appoggiato una mano sul suo braccio, come a fargli intendere che non era proprio il caso di intervenire.
Si è notato, inoltre – basta cercare il filmato sul web – che il vecchio ex presidente della repubblica popolare e già quarto segretario generale del partito comunista – non un qualsiasi burocrate di provincia, un “quisque de populo”, un uomo della strada – apparisse molto sorpreso dalla presenza dei due uscieri, che lo invitavano ad alzarsi e anzi sollevavano e lo spingevano per farlo allontanare. L’ex leader per dieci anni (dal 2003 al 2013), ha girato lo sguardo, recalcitrante alle sollecitazioni e sconcertato dal comportamento dei valletti, verso Xi (che era stato, per ben due lustri, suo vice) ed anche sull’altro collega alla destra del “capo”, Li Keqiang.
Jinping, senza guardare Hu in faccia e con un sorriso indefinibile, ha pronunciato qualche parola; Li, sfiorato sulla spalla, si è comportato allo stesso modo, ignorando la pressante richiesta d’aiuto del compagno. I due commessi – il tutto nel volgere di pochi secondi – hanno poi scortato fuori dell’aula il malfermo ed anziano leader, evidentemente non più gradito e sopportato dalle alte sfere del partito. Colpisce, di questa scena, la freddezza del timoniere, ma più potente dello stesso Mao (che guidava un paese povero, mentre oggi l’ex Catai di Marco Polo risulta la seconda superpotenza mondiale e prima poi diventerà la massima, in virtù della forza dei numeri della popolazione e dell’economia).
Se Xi intendeva sbarazzarsi dell’avversario (pare troppo moderato), perché non gli ha impedito di partecipare ai lavori del congresso? Perché ha voluto umiliare il compagno, attempato come è e con cui ha collaborato a lungo, davanti all’intero corpo (205 membri, più 171 supplenti) del partito comunista cinese? Qualche sinologo sostiene che Xi abbia voluto trasformare l’allontanamento del canuto e ormai fisicamente debole gerarca in un segnale, anzi in un monito, agli avversari interni della sua linea, vincente su tutto il fronte. Come a dire che tutti, nessuno escluso, ad un suo cenno posso essere giubilati. Insomma: colpirne uno per educarne cento…
Una aggravante, questa. Perché toglie la maschera all’autocrate e lo mostra in tutta la sua gretta meschinità. Jinping si è comportato più come Silla, che non come Cesare, la cui “clementia” sugli avversari vinti, resta proverbiale. Un giorno qualcuno, sorta di vendicatore, si alzerà a fare altrettanto nei confronti di Xi Jaoping? Sarebbe una calzante, giustissima e bellissima pena del contrappasso. Chi la fa, l’aspetti. E forse una lezione, sia pure tardiva, per un despota senza cuore.
Elio Clero Bertoldi
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