//Gas e luce alle stelle, imprese in ginocchio

Gas e luce alle stelle, imprese in ginocchio

di | 2022-10-17T10:09:11+02:00 16-10-2022 7:00|Punto e Virgola|0 Commenti

“Venerdì abbiamo tirato giù la saracinesca per l’ultima volta”. La Pasticceria Banchelli di Cortona (Arezzo) si arrende e lo annuncia con un post su Facebook. Quasi un secolo di storia, tradizioni e prelibatezze d’ogni genere cancellate con un freddo e amaro messaggio sui social. Dal 1930 era un punto di riferimento per la cittadina toscana: “Il periodo storico in cui viviamo, insieme a molteplici fattori, ci ha portato a prendere questa decisione non semplice, ma purtroppo dovuta”. Ricette tramandate di padre in figlio, da nonno e zio a nipoti: tutto evaporato in un attimo.

La Pasticceria Banchelli di Cortona

La Fraschetta a Trastevere

Secondo una stima di Fiepet Confesercenti, la Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici, a Roma subito dopo le ferie di agosto una trentina fra bar e ristoranti non hanno riaperto. Hanno chiuso attività come Ulisse, quartiere Prati, e La Fraschetta, a Trastevere. Rincari, aumenti dei costi delle materie prime e affitti pesano sempre più sui bilanci di un’azienda di ristorazione. E la situazione non è migliorata nelle settimane seguenti, anzi…

Hanno resistito al Covid, ma si sono dovuti arrendere di fronte al caro-bollette. Sono i tre giovani titolari dell’Oshad pub di Verucchio, nel Riminese, che hanno deciso a malincuore di chiudere il locale, inaugurato nel giugno 2020. “Abbiamo fatto un po’ di conti – sottolineano – e, viste le ultime bollette, abbiamo scelto di chiudere l’attività. Nell’ultimo mese la bolletta del gas è stata di 565 euro. Un anno fa ne pagavamo 125. Il costo per l’energia elettrica è stato di circa mille euro. A conti fatti, a fine giugno per le utenze avevamo già speso quanto pagato nell’intero 2021. Inizialmente ci eravamo presi tempo fino a dicembre per decidere, ma è stato meglio fermarsi ora”.

I titolari dell’Oshad pub di Verucchio

Il bar “Hakuna Matata” a Dolo

Il bar “Hakuna Matata” in piazza Marzabotto a Dolo, in Veneto, chiude a causa del caro energia. Le bollette sono quadruplicate in due anni e i costi di gestione sono diventati insopportabili per la titolare Tamara Pravato, 39 anni: “L’equilibrio di gestione dell’attività si è spezzato con il caro energia di quest’anno. Per la corrente elettrica, la bolletta è passata da 200 euro al mese di media a 850: un costo insostenibile. Fra un po’, per poter pagare le utenze avrei dovuto far debiti. Meglio chiudere tutto a questo punto».

Non va meglio in Sicilia. Enrico Borrometi a Pozzallo (Ragusa) nei suoi locali (un ristorante, una pizzeria, un bar pasticceria e il lido) dà lavoro a quasi 70 persone ma con 15 di questi il contratto è già stato praticamente rescisso. “A luglio – racconta – mi è arrivata una bolletta, solo per i ristoranti, di 17.190 euro, il triplo rispetto ai 5.500 del luglio 2021. Intanto ho cominciato a spegnere qualche frigorifero e a cercare tutti i possibili sistemi per risparmiare ma è chiaro che così non si va da nessuna parte”.

L’Antica Filanda a Caprileone in Sicilia

A Caprileone, in provincia di Messina, l’Antica Filanda è una vera e propria eccellenza della ristorazione siciliana. “Prima della pandemia in media in un anno spendevo per l’energia elettrica dai 70mila agli 80mila euro – racconta Nunzio Campisi, uno dei titolari – . Quest’anno la previsione è di toccare quota 300mila euro. Significa lavorare a vuoto: in questo modo non avremo nessun guadagno, anzi stiamo lavorando sotto costo con i fornitori con cui abbiamo chiuso contratti mesi fa e a cui non possiamo chiedere un rincaro per l’elettricità”. “I miei clienti – conclude – vedono lievitare il conto, si vedono segnati anche caffè e amari che prima omaggiavamo. Adesso non ce lo possiamo più permettere e cerchiamo di recuperare da ogni parte. L’alternativa è il fallimento”.

Se i ristoratori piangono, gli albergatori sono ormai disperati. Ornella Laneri, presidente del consiglio di amministrazione di Hotel Management 1983, la società che gestisce il Four Points by Sheraton Catania Hotel e presidente della sezione turismo di Confindustria Catania, si è messa le mani nei capelli quando ha ricevuto la bolletta di luglio: 142mila euro, il triplo rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, di cui poco più di 111mila per spesa vera di energia e il resto (31mila euro) tra tasse e altri oneri: “Di questo passo ci toccherà fare delle scelte: per esempio ridurre i consumi di illuminazione esterna ma non solo. Sarà necessario, di questo passo, ripensare il modello e anche l’erogazione di alcuni servizi che finora abbiamo fornito gratis”.

Il Four Points by Sheraton Catania Hotel

Dall’Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno, verrebbe da dire col Poeta, la situazione è davvero molto preoccupante: gli aumenti dei costi dell’energia sono generalizzati e già consistenti, anzi insostenibili tanto da indurre centinaia di imprenditori a chiudere i battenti per evitare di lavorare in perdita. Solo una parte dei rincari può essere scaricata sui listini che già sono stati ritoccati al rialzo perché premere troppo su questo versante costringerebbe tanti a dover rinunciare al pranzo o alla cena fuori casa. Non solo, ma la chiusura di tante attività comporta licenziamenti del personale con conseguenze facilmente intuibili. Non è difficile immaginare che senza interventi immediati (a livello nazionale ed europeo) nei prossimi mesi andrà ancora peggio.
Come se ne esce? E’ evidente che nessuno ha la bacchetta magica e che soluzioni miracolistiche sono solo nella mente e nelle parole di facili demagoghi. La Germania, in barba a tutte le dichiarazioni di solidarietà enunciate già allo scoppio della guerra, ha eretto una diga da 200 miliardi di euro per far fronte all’emergenza-energia. Qui in Italia si attendono le mosse del futuro Governo che non potranno non essere indirizzate verso forme di assistenza che possano dare respiro a tutto il mondo imprenditoriale in forte difficoltà proprio nel momento in cui si stava manifestando una certa ripresa, dopo i danni provocati dalla pandemia. E’ altrettanto evidente che i piani di risparmio sui consumi vanno bene ma non bastano, come pure è necessario impostare seriamente una transizione energetica che progressivamente consenta di rinunciare ai combustibili fossili per utilizzare su scala vastissima le fonti rinnovabili (eolico, solare, fotovoltaico…). Peraltro con innegabili benefici ambientali. Ma ci vuole tempo. E invece per tamponare le falle attuali, si impongono scelte chiare e anche coraggiose, sia individuali che pubbliche.  La casa sta bruciando e non si può pensare di spegnere un incendio di siffatte  proporzioni con la manichetta per innaffiare l’orto.
Buona domenica.

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