“Venerdì abbiamo tirato giù la saracinesca per l’ultima volta”. La Pasticceria Banchelli di Cortona (Arezzo) si arrende e lo annuncia con un post su Facebook. Quasi un secolo di storia, tradizioni e prelibatezze d’ogni genere cancellate con un freddo e amaro messaggio sui social. Dal 1930 era un punto di riferimento per la cittadina toscana: “Il periodo storico in cui viviamo, insieme a molteplici fattori, ci ha portato a prendere questa decisione non semplice, ma purtroppo dovuta”. Ricette tramandate di padre in figlio, da nonno e zio a nipoti: tutto evaporato in un attimo.
Secondo una stima di Fiepet Confesercenti, la Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici, a Roma subito dopo le ferie di agosto una trentina fra bar e ristoranti non hanno riaperto. Hanno chiuso attività come Ulisse, quartiere Prati, e La Fraschetta, a Trastevere. Rincari, aumenti dei costi delle materie prime e affitti pesano sempre più sui bilanci di un’azienda di ristorazione. E la situazione non è migliorata nelle settimane seguenti, anzi…
Hanno resistito al Covid, ma si sono dovuti arrendere di fronte al caro-bollette. Sono i tre giovani titolari dell’Oshad pub di Verucchio, nel Riminese, che hanno deciso a malincuore di chiudere il locale, inaugurato nel giugno 2020. “Abbiamo fatto un po’ di conti – sottolineano – e, viste le ultime bollette, abbiamo scelto di chiudere l’attività. Nell’ultimo mese la bolletta del gas è stata di 565 euro. Un anno fa ne pagavamo 125. Il costo per l’energia elettrica è stato di circa mille euro. A conti fatti, a fine giugno per le utenze avevamo già speso quanto pagato nell’intero 2021. Inizialmente ci eravamo presi tempo fino a dicembre per decidere, ma è stato meglio fermarsi ora”.
Il bar “Hakuna Matata” in piazza Marzabotto a Dolo, in Veneto, chiude a causa del caro energia. Le bollette sono quadruplicate in due anni e i costi di gestione sono diventati insopportabili per la titolare Tamara Pravato, 39 anni: “L’equilibrio di gestione dell’attività si è spezzato con il caro energia di quest’anno. Per la corrente elettrica, la bolletta è passata da 200 euro al mese di media a 850: un costo insostenibile. Fra un po’, per poter pagare le utenze avrei dovuto far debiti. Meglio chiudere tutto a questo punto».
Non va meglio in Sicilia. Enrico Borrometi a Pozzallo (Ragusa) nei suoi locali (un ristorante, una pizzeria, un bar pasticceria e il lido) dà lavoro a quasi 70 persone ma con 15 di questi il contratto è già stato praticamente rescisso. “A luglio – racconta – mi è arrivata una bolletta, solo per i ristoranti, di 17.190 euro, il triplo rispetto ai 5.500 del luglio 2021. Intanto ho cominciato a spegnere qualche frigorifero e a cercare tutti i possibili sistemi per risparmiare ma è chiaro che così non si va da nessuna parte”.
A Caprileone, in provincia di Messina, l’Antica Filanda è una vera e propria eccellenza della ristorazione siciliana. “Prima della pandemia in media in un anno spendevo per l’energia elettrica dai 70mila agli 80mila euro – racconta Nunzio Campisi, uno dei titolari – . Quest’anno la previsione è di toccare quota 300mila euro. Significa lavorare a vuoto: in questo modo non avremo nessun guadagno, anzi stiamo lavorando sotto costo con i fornitori con cui abbiamo chiuso contratti mesi fa e a cui non possiamo chiedere un rincaro per l’elettricità”. “I miei clienti – conclude – vedono lievitare il conto, si vedono segnati anche caffè e amari che prima omaggiavamo. Adesso non ce lo possiamo più permettere e cerchiamo di recuperare da ogni parte. L’alternativa è il fallimento”.
Se i ristoratori piangono, gli albergatori sono ormai disperati. Ornella Laneri, presidente del consiglio di amministrazione di Hotel Management 1983, la società che gestisce il Four Points by Sheraton Catania Hotel e presidente della sezione turismo di Confindustria Catania, si è messa le mani nei capelli quando ha ricevuto la bolletta di luglio: 142mila euro, il triplo rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, di cui poco più di 111mila per spesa vera di energia e il resto (31mila euro) tra tasse e altri oneri: “Di questo passo ci toccherà fare delle scelte: per esempio ridurre i consumi di illuminazione esterna ma non solo. Sarà necessario, di questo passo, ripensare il modello e anche l’erogazione di alcuni servizi che finora abbiamo fornito gratis”.
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