VITERBO – Era il 26 ottobre del 1903, quando viene scritta una pagina veramente importante e significativa della storia dello sport al femminile: le donne entrano nel mondo dell’atletica in Francia, nell’evoluta Parigi. Sono le midinettes, ossia le sartine parigine, le modiste, quelle che tagliano e cuciono, sognando di diventare famose, vivendo una vita di enormi sacrifici e privazioni ed andando avanti, mangiando una volta al giorno, a mezzogiorno, lavorando in condizioni massacranti, per pochi spiccioli. Insomma, corrono per necessità e perché, comunque, hanno una marcia in più. Sono loro che si cimentano nella prima corsa al femminile tra pregiudizi e tanta diffidenza, perché è inutile negarlo: è stato sempre così.
Basti considerare che all’epoca le donne, nonostante la tenace avversione del Barone Pierre Fredy de Coubertin, saranno ammesse ai Giochi Olimpici solo nel 1928, ad Amsterdam, anche se con un programma molto ridotto, appena cinque discipline: 100, 800, staffetta 4 x 100 metri, salto in alto e lancio del disco. È il periodo della “Belle époque” agli inizi del Novecento, nel quale queste donne che sanno andare oltre, che pranzano nei giardinetti e sanno andare in bicicletta al lavoro, sono il simbolo della libertà. Le midinettes nel tempo libero della domenica, ricalcando l’eco dei Giochi Olimpici del 1900, appunto, ed accogliendo il messaggio di Alice Milliat (atleta e dirigente sportiva francese, chiamata “La suffragetta dello sport” che era riuscita a precorrere con anticipo i propri tempi) si dedicano allo sport, alla marcia in particolare.
In quegli anni, il censimento del 1896 registra ben 11.000 modiste a Parigi, alle quali si aggiungono cucitrici, ricamatrici, merlettaie, camiciaie, magliaie, bustaie, che ruotano negli ateliers parigini. Le sartine parigine rispondono all’invito di una rivista di moda e sartoria ad alto livelli, Le Monde Sportif, che propone appunto la “corsa delle midinettes”, mettendo in palio premi consistenti. Una gara lungo il percorso dalle Tullieres fino all’avenue de Nuilly a Nanterre, in totale 12 chilometri di marcia. Epocale, tanto da registrare la partecipazione di ben 2647 iscritte dai 13 ai 50 anni, definita persino dal giornale La Stampa Sportiva di Torino, “Una grande prova dello sport pedestre”.
Un evento nell’evento, in tutte le sfaccettature insomma, con le atlete vestite chi con ampie gonne, chi con pantaloni alla zuava, chi con gonne corte. La stampa dedica pagine di articoli a queste donne considerate delle vere e proprie eroine dello sport, con tanto di inviati. Eppure, alla fine, la marcia non fu più ripetuta. Nonostante il successo dell’evento, sono troppe le voci discordanti e di disapprovazione in quel 25 ottobre del 1903, persino i movimenti femministi non approvano, per non parlare del clero che si scaglia contro questo indegno spettacolo di donne che corrono. Intanto, le middinettes hanno scritto la storia dello sport al femminile e poi si sono trovate a correre bel altre marce tra diritti riconosciuti nel loro lavoro e innalzamento salariale. Eppure hanno lasciato il segno.
Laura Ciulli
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