ROMA – Di particolare bellezza per colore e forma, il melograno è anche un frutto di grande fascino per il suo contenuto prezioso: una miriade di semi succosi dal sapore gentile e, soprattutto, dalle tante proprietà antitumorali oltre che vitaminiche. In ogni regione d’Italia lo si chiama in modo diverso: melagrana o melograno, melagranata, pomogranato o ingranato, quando non semplicemente pomo; al Sud sita (seta), o rodi (che in greco significa rosa). In ogni caso il suo nome deriva dal latino “malum granatum”, che tradotto significa “mela coi semi”. Il suo nome scientifico, tuttavia, ce lo ha tramandato Plinio che lo chiamava “Punica granatum” essendo considerato un frutto proveniente dall’Africa settentrionale dove vivevano quelli che i Romani chiamavano “Puni”, ovvero gli eredi dei Fenici: i Cartaginesi.
Eppure la storia di questo frutto sembra lunga e articolata. Ad un certo punto, nel Medioevo, essa si lega con la Spagna, dove la famosa città Granada, oltre che il suo nome ha trovato nell’immagine di questo frutto anche il suo simbolo. La sua storia, lungo tante terre intorno al Mediterraneo, ha fatto fare tante ipotesi. Il girovagare nelle leggende di tanti popoli è la spiegazione del suo fascino misterioso, parte del quale si esprime anche nella perfezione della buccia liscia e tondeggiante che si fa scrigno per un contenuto addirittura “erotico” per occhi e palato: un tesoro di circa 600 coloratissimi e succulenti chicchi. Proprio questi contengono il segreto del bellissimo frutto: ad essi sono legati i suoi significati simbolici e le sue proprietà benefiche.
Nella Bibbia il melograno, considerato uno dei sette frutti della Terra Promessa, è nominato tantissime volte proprio per i semi il cui numero richiama quello delle 613 prescrizioni della Torah per condurre una vita corretta e onesta, premessa di concordia tra i popoli. Ma nella cultura il suo ruolo non è tutto qui. Nella storia dell’arte lo si trova in moltissime immagini sacre, spesso nella mano di Gesù bambino, con un doppio significato: come rappresentazione di lui stesso come frutto del ventre di Maria o anche come prefigurazione del suo sacrificio per gli uomini. Questa simbologia è attribuita al melograno per la tipica forma a corona del suo picciolo e per il colore del suo succo, simile al sangue.
Al valore storico e culturale del melograno, che potremmo definire “cosmopolita” per la sua presenza in tante lingue e in tante culture, per le tante ipotesi sulla sua origine, si aggiungono le sue proprietà benefiche. Bere il suo succo si dice aiuti nella riduzione del peso, nel controllo del colesterolo, nel potenziamento delle difese immunitarie, oltre che nella protezione dai tumori. Regalare un alberello di melograno è sempre un bel gesto sia per la bellezza di questa pianta ornamentale i cui splendidi fiori arancioni poi si trasformano in frutti, sia perché il destinatario del dono riceve nel contempo un messaggio di pace e di bene. E’ questo il periodo per farlo, l’autunno, quando questa pianta raggiunge il culmine del suo splendore.
Gloria Zarletti
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