Che inverno ci aspetta? E, più in generale, che futuro ci riservano gli attuali e più che preoccupanti scenari? La prima necessità è di parlar chiaro, senza buttare la polvere sotto il tappeto col rischio di far continuare a suonare l’orchestrina mentre il Titanic affonda.
Qualche numero, innazitutto: i dati Istat sull’inflazione segnalano una crescita dell’8,9%. Il Codacons ha fatto due conti ed ha quantificato aumenti generalizzati per una famiglia “tipo” pari a 2734 euro annui (di cui 657 solo per la spesa alimentare: +11,8%), che salgono a 3.551 per una famiglia con due figli. Un’autentica mazzata, in molti casi non sopportabile (si tratta di circa 300 euro al mese). Non solo, ma dall’1 ottobre è già previsto un rincaro del 59% delle bollette elettriche (oltre a quelli assai corposi che già sono avvenuti) e inoltre non è difficile ipotizzare ulteriori, consistenti incrementi del gas. Con inevitabile nuova fiammata dell’inflazione. Il classico caso del serpente che si morde la coda.
Definire preoccupante la situazione internazionale è solo un eufemismo. “Voglio che mi sentano a Kiev e che mi sentano in occidente: le persone che vivono nel Lugansk, nel Donetsk, a Kherson e Zaporizhzhia diventano nostri cittadini per sempre”. Chi lo ha detto? Troppo facile: il novello “zar di tutte le Russie”, il signor Putin. Che dopo aver invaso l’Ucraina, ha pensato bene di far svolgere un referendum farsa in alcune zone russofone. Esito scontato con la schiacciante vittoria del sì all’annessione alla madre patria. La conseguenza è che chi attaccherà in quelle aree, è come se attaccasse direttamente Mosca o San Pietroburgo. Il che darà diritto a mister Vladimir di difendersi con tutte le armi a disposizione, comprese quelle nucleari.
Si provi solo ad immaginare che cosa penseremmo e che cosa faremmo se, per pura ipotesi, l’Austria decidesse di invadere e conquistare l’Alto Adige, poi di deciderne l’annessione attraverso un voto farlocco. In Ucraina sta accadendo esattamente questo. L’Occidente sta aiutando massicciamente il governo di Kiev, ma questa escalation militare e politica (peraltro già in atto da mesi) non potrà che portare ad un ulteriore inasprimento del conflitto con conseguenze devastanti soprattutto per l’Unione europea. Bisogna fermarsi. Chi ha la forza per imporre ai contendenti una tregua e il ritorno al negoziato? Non l’America che è parte in causa e che peraltro non ne ha nessuna voglia: i presidenti Usa (tutti indistintamente, a cominciare da quello in carica) si sono sempre sentiti un po’ “sceriffi del mondo” e come tali si sono sempre comportati. Il pensiero corre subito alla Cina che ha potenza economica e influenza tali da poter giocare un ruolo decisivo per provare a bloccare l’attuale spirale di odio e di sopraffazione e al Papa per la sua indiscussa levatura morale, riconosciuta da tutti, anche da chi non è credente. E FRancesco lo ha già fatto con l’aèèello dell’Angelus di domenica scorsa.
Tornando alle cose di casa nostra, vale la pena riferire di un ristoratore viterbese e della sua ultima bolletta della luce: oltre 10mila euro, a fronte dei 2500 di appena qualche mese fa. “E da ottobre scatta l’aumento del 59%, quindi dovrò pagare circa 16mila euro. Se applicassi anche solo parzialmente, gli stessi rincari sul listino, una cena che oggi costa 20-25 euro, arriverà a costare almeno 100 euro. E chi ci viene più nel mio locale? Non ci sono alternative: dovrò chiudere”. Ecco, questo è lo scenario reale. In ogni famiglia, il prossimo inverno sarà certamente più freddo e forse anche un po’ più buio: riscaldamento e illuminazione dovranno essere necessariamente limitati. In ogni caso si spenderà molto di più. Il prezzo del metano per autotrazione che costava circa un euro al chilo, oggi in alcuni casi si è quadruplicato. E gli esempi sono infiniti: basta andare al supermercato per rendersi conto che tutto costa di più, in certi casi anche troppo. Colpa della guerra, certo, ma pure della speculazione che non perde occasione per far soldi facilmente.
E il Covid, tanto per non farci mancare nulla, sta rialzando la testa, almeno a livello di contagi. Sia i dati della Fondazione Gimbe che quelli diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità sono concordi nell’indicare una preoccupante crescita delle persone infette; le conseguenze, grazie alla capillare opera di vaccinazione, sono per fortuna limitate, ma non va dimenticato che il virus “ama” il freddo e quindi l’attenzione deve continuare ad essere massima. Non lo dimentichiamo, anche se è stata cancellata la gran parte dell’obbligatorietà dei dispositivi di protezione individuale. Meglio una precauzione in più che un risveglio più penetrante delle infezioni.
Come se ne esce? Al di là degli scenari internazionali, sui quali si possono solo indicare auspici, vanno trovate e applicate soluzioni immediate per far fronte all’emergenza, ma bisogna impostare soprattutto un piano di prospettive temporali più ampie per sottrarsi progressivamente al ricatto dei combustibili fossili, puntando decisamente sull’energia rinnovabile (solare, fotovoltaico, eolico…). E’ l’unica strada seria e il percorso va impostato subito, non domani. Ne va del futuro nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Buona domenica.
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