MELPIGNANO (Lecce) – Ritmo, musica, ballate, tamburelli, piedi nudi, un fazzoletto rosso come richiamo d’amore e tanta passione per un appuntamento musicale a cui non poter mancare. Il Salento custodisce l’origine misteriosa del famoso “Ballo della Taranta” (tarantata, tarantella o pizzica) legato alla tradizione popolare, intriso di esorcismi e l’antico influsso del mito greco di Aracne.
La tarantata o pizzica nasce come una “medicina”. Capitava molto spesso, infatti, durante il raccolto nei campi, che i contadini si sentissero male e si credeva che a causare tale malessere fosse il morso di un ragno, meglio della taranta, aracnide molto comune nelle calde terre salentine, specie d’estate. Dolori addominali, deliri, depressione e catatonia erano i sintomi tipici dei “tarantolati”, ossia coloro che avevano ricevuto il morso della tarantola. Le vittime cadevano in un vero e proprio delirio e stato di trance contro il quale la medicina tradizionale non poteva nulla. Per cui l’unico modo per far “uscire” il male sembrava quello di sottoporre il malato al suono ossessivo del tamburello, a volte anche per intere settimane. I movimenti convulsi e violenti scatenati dal suono dei tamburi liberavano dal veleno del ragno, riportando il “pizzicato” alla vita.
Per lo più erano le donne a cadere in trance, in una condizione di crisi psichica attribuita, da antiche credenze e tradizioni popolari, al morso di una tarantola, ma che in realtà celava disagi psichici interiori come studiò (intorno agli anni Cinquanta) un appassionato antropologo, Ernesto De Martino, che iniziò gli studi sul folklore magico delle terre del Sud: “L’isterismo dei tarantolati – affermò lo studioso – ha un significato puramente simbolico, sintomo dei disagi psichici interiori maturati nel corso della vita dagli abitanti”. La donna si abbandona a una danza sfrenata nella quale mima con movimenti convulsi, a terra e in piedi, la lotta con la tarantola e la sua uccisione. Il fenomeno del tarantismo, oggetto di ricerche antropologiche, trae le origini culturali di questo fenomeno alla grecità di cui la terra salentina è intrisa da secoli: esiste infatti un’affascinante legame con il mito di Aracne, la fanciulla che sfidò Atena nell’arte della tessitura e che per la sua impudenza venne trasformata dalla dea in un ragno, condannata a tessere le sue bellissime tele per l’eternità.
La tradizione del ballo della taranta si lega anche religiosamente a San Paolo e il 29 giugno, con l’avvento del cristianesimo, la figura del santo viene affiancato alla guarigione dei tarantati. Altra terra coinvolta nella notte della taranta è Torrepaduli, nel capo di Leuca, a due passi da Ruffano, si svolgono, infatti, “La notte della taranta” e “La danza delle spade” nell’ambito, quest’ultima, della Fiera di San Rocco. Si narra che quest’ultimo, cavaliere di origine francese, vissuto nel XIV secolo e morto in carcere tra il 15 e il 16 di agosto, avesse insegnato agli altri carcerati l’arte dell’uso della spada. In questa variante, conosciuta come pizzica a scherma, il tipico ballo simula una sfida a duello eseguita spesso tra due uomini che lottavano per la mano di una donna o per conquistare un posto di riguardo nella società o, ancora, per entrare nelle grazie di un uomo adulto.
Si tratta di iniziative di grande successo: la prima, grazie all’intuito del musicologo Gianfranco Salvatore (che fu uno dei fondatori) e al sostegno degli amministratori locali, ha varcato da qualche anno i confini nazionali, facendo conoscere l’anima più profonda della cultura popolare del Leccese. Nel caso della pizzica a scherma, l’arma utilizzata è il coltello, che viene rappresentata dal dito indice e medio della mano. Nel Salento la pizzica è suonata con un ritmo cadenzato e con l’utilizzo di un numero più limitato di strumenti (tamburello, armonica a bocca, organetto). Un’ulteriore variante è la “pizzica de core”, in cui viene rappresentato in modo molto coinvolgente l’erotismo e la passione che accompagna il complesso e provocante rito del corteggiamento tra un uomo e una donna.
In questo caso i danzatori sono di sesso opposto e ballano senza mai toccarsi, in un continuo avvicinarsi e allontanarsi dei corpi dove l’unico contatto è quello dello sguardo. Provocatorio ed invitante quello di lei, desideroso di conquista quello di lui. Non vi sono passi precisi in questa danza, è un continuo rincorrersi della coppia, in cui ora è lui a girare sempre più vicino intorno alla donna, che fa piccoli saltelli sul posto, o è lei che piroetta sola nell’aria allontanandosi da lui. È la donna a condurre la danza e ad invitare il compagno ad avvicinarsi, ma nel momento in cui l’approccio si fa incalzante eccola che si ritrae allontanandosi. Se il corteggiatore non è più gradito, la danzatrice inviterà qualcun altro a ballare agitando nell’aria un fazzoletto di colore rosso, simbolo della passione, che darà solo al prescelto finale. Punto di forza importante rimane il gioco di sguardi provocatori che narrano visivamente del corteggiamento. La libertà interpretativa del ballo ne fa una delle danze più belle della tradizione culturale salentina, in quanto consente continue rivisitazioni che dipendono dal coinvolgimento personale di ciascuno. Questa danza è dunque priva da schemi preconfezionati e ciò la rende accessibile a tutti.
Numerosi gruppi musicali e folkoristici hanno portato la musica salentina in giro per il mondo, ma dal 1998 il ballo popolare e la musica hanno iniziato a imperversare e coinvolgere giovani e non, in una notte dedicata interamente alla taranta. Così la città di Melpignano diventa il centro del mundo ed ospita ogni anno artisti e cantanti che dedicano la musica e la propria passione al Salento. Quest’anno sarà Samuele Bersani l’ospite del Concertone della Notte della Taranta 2022, giunta alla 25. edizione, in programma il 27 agosto, che verrà trasmesso anche in Rai. Il cantautore incanterà il pubblico interpretando il brano simbolo della tradizione: “Lu ruciu de lu mare” (Il brusio del mare) con la poetica descrizione del paesaggio salentino.
Il maestro concertatore Dardust nella lunga notte di Melpignano metterà in evidenza le due anime artistiche di Bersani, quella della continua sperimentazione e quella riconoscibilissima di testi in bilico tra immaginario surreale e poesia. Negli anni sempre grandi ospiti sono saliti sul palco due colossi come Franco Battiato e Gianna Nannini, senza dimenticare la partecipazione di Lucio Dalla. E ancora Alessandra Amoroso, Massimo Ranieri, Giuliano Sangiorgi, Max Gazzè, Luciano Ligabue e Fiorella Mannoia. Ma il filo rosso che collega le città, i percorsi e le serate della Notte della Taranta è sicuramente la pizzica, l’anima vera dell’intero Salento.
Durante il Festival, infatti, ogni giorno sono diverse le città interessate e le piazze si trasformano in arene del divertimento. La sera, il ritmo unico della pizzica inizierà a far ballare tutti, grandi e bambini, in una grande festa a cielo aperto. È impossibile rimanere fermi quando la musica inizia a diffondersi: la pizzica è un suono viscerale, un ritmo che pian piano inonda e fa scatenare. Nessuna vergogna e nessuna timidezza: con la luce della luna e i profumi salentini, tutti riempiono le piazze di balli e sorrisi. Attraverso la danza e la musica, cioè due delle arti più antiche al mondo, il Salento riesce a raccontarsi e a farsi comprendere anche da chi è molto lontano dai suoi confini.
La pizzica e le tarantate rappresentano un pezzo importante della storia di questo territorio. Il Salento è conosciuto nel mondo, non solo per la bellezza dei suoi luoghi e la ricchezza della sua cultura ma soprattutto per la forza trascinante e per il fascino delle sue tradizioni popolari. E’ solo qui che si può vivere la passione osservando il viso della tarantata che si trasforma e dà vita ad un ballo vorticoso che non dovrebbe mai avere fine…
Claudia Gaetani
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