MILANO – Historia magistra vitae (la storia maestra di vita)? Se così fosse l’umanità non dovrebbe ciclicamente compiere le stesse azioni, anzi sugli errori del passato dovrebbe costruire un nuovo mondo, in fondo è la logica alla base del porgere le scuse: chi ha sbagliato riconosce l’errore, si pente e non lo ripete. Che senso ha, quindi, scusarsi per ciò che di tremendamente atroce è stato compiuto da altri, le colpe sono imputabili solo a chi le ha commesse e non ricadono sulle generazioni successive. È evidente, pertanto, che qualsiasi scusa può essere motivata solo dalla necessità di eliminare dalla coscienza personale e collettiva tutte le forme di rancore e di violenza lasciate dall’eredità del passato per promuovere la riconciliazione.
Queste “colpe storiche”, tuttavia, non possono andare in prescrizione, anzi devono restare come memoria e monito perenne. “Nie wieder!” (mai più) si scrive contro i crimini del Nazismo, ma quegli orrori sono tornati e purtroppo vengono ancora perpretati con altri nomi, con altre armi. Nel 97 Tacito, stigmatizzando l’imperialismo romano, già scriveva nell’Agricola “ubi solitudines faciunt pacem appellant” (dove fanno il deserto, la chiamano pace). Le sopraffazioni, poi, delle popolazioni autoctone in ogni parte del mondo hanno delineato tanti periodi oscuri, basti citare come momento emblematico il XV secolo quando, mentre nel vecchio continente l’Umanesimo poneva al centro l’uomo “faber” e celebrava un ritrovato antropocentrismo, nell’America latina si compiva l’evangelizzazione forzata e la persecuzione delle popolazioni indigene ad opera dei conquistadores.
L’uomo civilizzato non riconosceva nell’altro, nel diverso da sé il suo simile. Il 12 marzo del 2000 Papa Giovanni Paolo II, per “la gionata del perdono e della riconciliazione” durante il Giubileo, ha ripercorso 2000 anni di cristianità e chiesto scusa per gli errori e gli orrori commessi nei secoli dalla Chiesa cattolica: le guerre di religione, gli scismi, le persecuzioni contro gli Ebrei, il sostegno al colonialismo, la discriminazione etnica e sessuale, la quiescenza contro le ingiustizie sociali. Oggi Papa Francesco nel “pellegrinaggio penitenziale” in Canada rinnova la richiesta di perdono per i modi in cui parte della Chiesa ha caldeggiato la mentalità colonizzatrice e le logiche delle potenze conquistatrici, che hanno oppresso i popoli indigeni.
Il 22 luglio 2022 il Pontefice ha fatto ricorso a parole forti, facendo riferimento alle “scuole residenziali”, istituite dal governo e gestite dalle Chiese cristiane per “rieducare” secondo i canoni occidentali i giovani nativi strappandoli alle famiglie. Tali scuole hanno ospitato circa centocinquantamila bambini, sottoponendoli a terribili angherie e soprusi fisici e psicologici ed almeno tremila sono morti e sono stati sepolti in fosse comuni. Sempre in tema di scuse storiche Galileo Galilei, dopo ben 359 anni, 4 mesi e 9 giorni è tornato nuovamente ad essere un figlio legittimo della Chiesa cattolica, quando il Vaticano ha cancellato nel 1992 definitivamente la storica condanna “al silenzio” comminata allo scienziato pisano il 22 giugno 1633 dal Sant’Uffizio retto a quel tempo dal cardinale Roberto Bellarmino. Atto che ha indubbiamente riabilitato la teoria copernicana e la scienza in genere, contro ogni irrazionalismo ed oscurantismo; eppure, la terribile pandemia di questi ultimi anni ha, tra le altre conseguemze, ridato vigore a posizioni fondamentaliste e critiche nei confronti della scienza.
Che fare, allora? Occorrerebbe sicuramente conoscere, condannare, stigmatizzare, ma soprattutto capire, liberi da qualsiasi pregiudizio ed educare (da e-ducere: trarre fuori) per non ricadere contro chiunque ed ovunque nelle stesse logiche.
Adele Reale
Ottime considerazioni.
E se dopo aver chiesto perdono o scusa , seguisse anche un risarcimento ?