ROMA – Un luogo particolare, considerato uno dei posti segreti di Roma: la Città dell’Acqua. In queste giornate così torride e roventi, chi ha l’opportunità di girare per la Città Eterna o decide di trascorrervi qualche giorno, non può perdere l’occasione di visitare uno luogo così suggestivo a pochi passi dalla Fontana di Trevi. Una volta arrivati al vicolo dei Modelli, basta svoltare nel vicolo del Puttarello e di lì a pochi passi, ci si trova al Vicus Caprarius, immersi, dunque nella Città dell’Acqua.
A ben 9 metri di dislivello rispetto al piano stradale, situato proprio sotto il rione Trevi, si apre agli occhi del visitatore un mondo di acqua, di mini cascate, in un viaggio a ritroso nel tempo nelle strutture di una domus d’epoca imperiale, ossia il castellum aquae dell’Acquedotto Vergine. Per non parlare di reperti archeologici affascinanti come il volto di Alessandro helios, scoperto in occasione dei lavori di ristrutturazione dell’ex Cinema Trevi.
Acqua “storica” si potrebbe dire, perché si risale al secondo secolo dopo Cristo, quando venne costruito un serbatoio idrico utilizzato per immagazzinare acqua, proveniente dall’acquedotto vicino. Un interessante luogo aperto al pubblico nel 2004, che rappresenta la particolare stratificazione archeologica, ripercorrendo i grandi eventi storici della Capitale come la realizzazione dell’Aqua Virgo, all’incendio di Nerone, passando al sacco di Alarico, all’assedio dei Goti e tanto altro. Le strutture più antiche, infatti, si riferiscono ad un’insula, una sorta di caseggiato che ricorda i condomini odierni, edificata dopo l’incendio di Nerone, che nel 64 d.C., aveva devastato Roma. Successivamente, verso la metà del IV secolo, l’insula venne adibita a residenza signorile, una ricca domus adornata da marmi policromi e mosaici.
L’area archeologica del Vicus Caprarius, chiamata appunto Città dell’Acqua, è un luogo suggestivo da visitare per una esperienza particolare nella Città Eterna che, inoltre, offre al visitatore l’opportunità di accedere ad un piccolo antiquarium, che raccoglie i numerosi reperti, che sono stati rinvenuti durante gli scavi. Si tratta, infatti, di notevoli rivestimenti in marmi policromi, frammenti di statue marmoree, anfore africane ed un ‘tesoretto’, che consiste in circa 800 monete di scarso valore, appartenute probabilmente ad un servo.
Laura Ciulli
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