BORGOROSE (Rieti) – La festa della SS. Trinità cade la prima domenica dopo la Pentecoste, giorno della discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli il 50° giorno dopo Pasqua. Con la Pentecoste finì anche la Babele e i popoli cominciarono a capirsi tra loro. Il Santuario di Vallepietra (nella città metropolitana di Roma), è meta di pellegrinaggi di fedeli provenienti da Lazio, Abruzzo e Campania. Le Compagnie della SS. Trinità partono con gli stendardi a piedi, a cavallo, in pullman per ritrovarsi nel giorno della festa al Santuario, riaperto il primo maggio dopo due anni di Covid. Le compagnie si preparano qualche giorno prima: chi va a piedi è partito all’alba di giovedì mattina per ritrovarsi tutti sul monte Autore, a 1350 metri di altitudine, per rendere omaggio all’immagine della Trinità, impressa dall’XI secolo sulla parete di roccia di una piccola grotta alle falde del Colle della Tagliata.
La leggenda racconta di un uomo che, intento a coltivare il proprio terreno, avrebbe visto i due buoi che trainavano l’aratro cadere nel vicino burrone. Affacciandosi sull’orlo l’uomo non solo vide i due animali vivi, ma li trovò in posizione quasi di adorazione, pascolando davanti all’immagine della Trinità, comparsa improvvisamente sulla parete della vicina grotta. L’immagine è stata restaurata recentemente dalla Soprintendenza dei beni culturali, l’aratro è ancora visibile nel burrone, nella grotta e lungo il cammino i pellegrini cantano l’inno alla SS. Trinità, facendolo risuonare per tutti paesi che attraversano. Al termine delle celebrazioni religiose, nessuno dà le spalle alla SS. Trinità: il congedo avviene camminando e scendendo le scale all’indietro.
Don Alberto Ponzi, Rettore del Santuario, sottolinea il grande richiamo esercitato da questo luogo, che unisce la fede e la bellezza della natura, condivise con grandi emozioni come raccontano tutti i pellegrini, sia quelli che vengono per la prima volta, sia quelli che vi si recano ogni anno. Oggi (domenica 12 giugno) a Vallepietra il clou della festa con il tradizionale “Pianto delle zitelle”, composto all’inizio del 1700. Appartiene al genere letterario della Lauda Sacra che risale al sec. XIII, è rappresentata e cantata dalle “Zitelle” sul piazzale del Santuario vestite di bianco, solo la Madonna veste di nero. Attraverso i simboli e i personaggi che hanno accompagnato le ultime ore della vita di Gesù e la sua morte, il Pianto invita i pellegrini alla conversione facendo rivivere la Passione di Cristo. La rappresentazione si conclude con un inno alla Santissima Trinità.
Il Pianto è introdotto dal canto “Veni Creator” e rievoca il “Pianto della Madonna” di Iacopone da Todi, anche se tra le due composizioni intercorrono quasi cinque secoli. La melodia è stata tramandata oralmente, subendo le variazioni tipiche di una musica fondata unicamente sulla trasmissione orale. Il primo documento è un “sono” del 1939. Tutte le compagnie entrano nella grotta per venerare la sacra immagine, il vescovo della Diocesi di Anagni-Alatri Monsignor Lorenzo Loppa ha celebrato la funzione religiosa, al termine la processione eucaristica sul piazzale (possibile seguire il video sul sito del Santuario, Facebook e YouTube). Per le Compagnie che sono a Vallepietra alle 20.30 la processione lungo le vie del paese, con il quadro raffigurante l’immagine della Trinità.
A Corvaro e Santo Stefano, frazioni di Borgorose (in provincia di Rieti), la tradizione di recarsi a piedi al santuario si tramanda nelle generazioni, trovando sempre più la partecipazione dei giovani. È un appuntamento annuale che vede tornare anche coloro che si sono trasferiti altrove, per riunirsi con amici e concittadini e affrontare insieme il cammino. Circa 80 anni fa Carmine Anselmi riprese la tradizione, inizialmente da solo, come ringraziamento per una grazia ricevuta dopo un grave incidente. Oggi le Compagnie hanno quattro stendardi (tre di Corvaro, uno di Santo Stefano) che escono dalla chiesa di San Francesco, dopo la benedizione del parroco e il saluto augurale della popolazione che bacia gli stendardi alla partenza e al ritorno, portati dagli alfieri vessilliferi, che avendo ricevuto l’investitura rappresentano la preghiera di tutti. Uno stendardo accompagna chi viaggia in pullman.
Da Corvaro la prima tappa è Torano, poi Marano, Gallo, Tagliacozzo (accolti dal sindaco e dalla popolazione), Piccola Svizzera, Verrecchie (il punto più difficile con una salita molto ripida), poi l’arrivo a Vallepietra. Si dorme in tenda o negli ostelli, ci si ritrova (oltre 150 persone) al Santuario con quelli partiti in pullman. Il viaggio di ritorno non è diviso in tappe, ma si fa tutto di seguito. Ogni anno la Comunità attende il ritorno con i “simboli benedetti”: spillette, limoncelle, briucci per i nuovi nati. Credenti o no, questo cammino è energia, unità di intenti, è movimento che rinnova e calma i desideri di ognuno, è simbolo dell’umanità in cammino alla ricerca di energia positiva, tra canti di gioia, grazia, speranza e preghiera.
La Compagnia di Corvaro è solitamente la prima ad arrivare, attraversando sentieri antichi, verso le valli dei Monti Simbruini, scelti già dalla Preistoria, nella ricerca del Sacro, i fuochi accesi nella notte, il riposo del gruppo al Pratone, pranzo al sacco condiviso con tutti sulla coperta sull’erba (fettine panate, uova sode, lasagne, pizza dolce), canti e organetti. Da 200 anni i simboli di questo pellegrinaggio delle compagnie di Corvaro e Santo Stefano sono il cappello per ripararsi dal sole e dai cattivi pensieri, il mantello per ripararsi dalla pioggia e dalle cattive parole, i “capelli di Sant’Anna” raccolti sulla “Cresta e Pratone”, il bastone per difendersi dai nemici e dalle cattive azioni. Il bastone, adornato di fiori di carta comprati all’arrivo, veniva conservato in casa, dietro la porta. Al ritorno in paese sosta davanti alle case, con fermate obbligate per il bacio dello stendardo da parte di chi non era partito, la sfilata finale con le spillette, le pagliette, i cappelli e i ricordini vari presi al Santuario.
Francesca Sammarco
Nell’immagine di copertina, il Santuario della Santissima Trinità a Vallepietra
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