L’idrogeno (simbolo chimico H) è l’elemento più abbondante presente in natura: si trova in maniera molto consistente nell’aria, nell’acqua, nelle rocce. E’ incolore, inodore, insapore, ma ha un problema non piccolo: è altamente infiammabile (comunque meno della benzina). È il principale costituente delle stelle ed è il combustibile più usato nelle reazioni termonucleari. Proprio per la sua diffusione così capillare nel nostro sistema ambientale, ad esso si guarda come possibile fonte di energia pulita, efficace, sostenibile e rinnovabile rispetto ai tradizionali combustibili fossili.
I notevoli problemi derivanti dalle difficoltà di approvvigionamento di materie prime a causa della guerra in Ucraina stanno inducendo i governanti di mezzo mondo a puntare in maniera decisa sul cosiddetto idrogeno verde, variante green dell’idrogeno, prodotto ad impatto ambientale zero mediante l’elettrolisi dell’acqua alimentata da energie provenienti da fonti rinnovabili. Si distingue dall’idrogeno grigio perché quest’ultimo viene prodotto attraverso lo “steam reforming” (una sorta di vaporizzazione) del metano, processo che però disperde nell’ambiente un’enorme quantità di anidride carbonica, andando ad impattare in modo fortemente negativo sull’intero ecosistema. Anche l’idrogeno blu viene prodotto attraverso “steam reforming” del metano, ma con contestuale cattura delle particelle di CO2, che in questo modo non vengono emesse nell’atmosfera.
Intanto, una prima considerazione: era davvero necessario un drammatico e sanguinoso conflitto per spingere chi di dovere ad impegnarsi su questo fronte? Evidentemente no, ma in generale l’essere umano non si preoccupa mai troppo di progettare il futuro: si impegna sul presente, al massimo per un arco temporale che copra una legislatura… Visioni strategiche ce ne state ben poche soprattutto negli ultimi tempi. Dunque, ad un’utilizzazione seria e su larga scala dell’idrogeno verde si sta pensando soltanto adesso. Ma c’è, oltre alla generale miopia delle classi dirigenti, una forte motivazione economica: serve una grande quantità di energia elettrica per la realizzazione del processo di elettrolisi. Il che fa lievitare enormemente i costi.
La situazione però sta evolvendo in maniera positiva, equilibrata ed ecosostenibile. Alcune previsioni ipotizzano la costruzione di impianti di produzione di idrogeno verde mediante elettrolisi ad energia solare addirittura entro il 2023. Altre, più prudenti, puntano ad un piano organico di produzione per il 2025. L’abbassamento dei costi di produzione, unito all’aumento della domanda, potrebbe, secondo le stime, portare il prezzo dell’idrogeno verde dagli attuali 6 dollari al Kg fino a 1,7 dollari al Kg entro il 2050, anno nel quale si ipotizza possa entrare nella vita quotidiana. L’idrogeno verde, comunque, sarà un alleato importante nella decarbonizzazione di alcuni settori (ad esempio l’industria chimica e altre attività energivore come la siderurgia e il cemento, l’aviazione e il trasporto marittimo) e potrebbe coprire entro il 2050 fino al 24% della domanda finale di energia e creare 5,4 milioni di posti di lavoro, oltre a contribuire ad una riduzione di 560 milioni di tonnellate di CO2.
In Italia ad occuparsi (e preoccuparsi) della questione è soprattutto Enel che, nel suo ruolo di Renewables Super Major, sta sviluppando una serie di progetti per la produzione di idrogeno green mediante l’installazione di elettrolizzatori alimentati da energie rinnovabili e ubicati in prossimità dei siti di consumo. In questo modo, sarà fornita energia pulita riducendo al minimo la necessità di infrastrutture di trasporto e, allo stesso tempo, contribuendo alla stabilità del sistema di alimentazione elettrica. La previsione del Gruppo Enel prevede di aumentare la capacità di idrogeno verde a oltre 2 GW entro il 2030. Ad esempio, il gruppo industriale tedesco Thyssenkrupp ha annunciato la costruzione di un impianto di green hydrogen da 200 MW nel porto di Rotterdam, lo scalo più grande d’Europa e il terzo più trafficato al mondo: l’elettricità per la produzione di idrogeno sarà fornita dal parco eolico offshore Hollandse Kust (Noord) da 759 MW, sviluppato nel Mare del Nord olandese. In estrema sintesi, l’obiettivo è di utilizzare per l’elettrolisi energia da fonti rinnovabili per abbassare i costi.
“Bisogna puntare su un modello energetico decentrato, in cui l’idrogeno sostanzialmente sostituisce il gas”, sostiene Nicola Conenna autore del libro “Idrogeno – il nuovo oro” , oltre che presidente dell’Associazione Green Hydrogen Community e fondatore dell’Università dell’Idrogeno in Puglia. “L’idrogeno deve essere verde e prodotto da rinnovabili – aggiunge -. E’ il momento giusto per l’Italia per essere protagonista ora del cambio energetico e della decarbonizzazione totale. Sì, le tecnologie sono un po’ costose, ma tutti gli analisti concordano che tra cinque anni i costi saranno competitivi. Noi tra cinque anni, come è successo per le rinnovabili, rischiamo di dover importare la tecnologia dai tedeschi”.
Insomma, c’è una strada da seguire: lo si faccia con serietà e perseveranza. Di tempo da perdere ne è rimasto molto poco.
Buona domenica.
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