MILANO – Perdita di habitat, uso di pesticidi in agricoltura e inquinamento luminoso dovuto alle troppe luci artificiali sembrano essere la causa principale della progressiva riduzione delle lucciole. Grave l’impatto sulla biodiversità e sull’ecoturismo. Un team di biologi lancia l’allarme.
Le lucciole sono insetti tipicamente notturni. Sono molto longeve e vivono anche per due o tre anni allo stadio larvale. In questo stadio sono insetti “carnivori” e si nutrono di limacce e chiocciole. Seguono le prede che sono più attive di notte, le immobilizzano emettendo un liquido neuro-tossico. Si tratta di un liquido che agisce lentamente e trasforma la limaccia in una pappina marrone che la lucciola risucchia. Si è constatato che addirittura una singola larva è in grado di trasportare una preda anche fino a 200 volte il proprio peso.
Da adulte, invece, si nutrono di polline e nettare, quindi se non trovano fioriture spontanee non riescono a nutrirsi. Ecco il motivo per cui non trovando cibo sono costrette ad allontanarsi dalla campagna. Le lucciole fanno parte dell’entomofauna rurale del nostro Paese e riescono ancora a sopravvivere soltanto dove si pratica l’agricoltura biologica. Per cui, quando si ha la fortuna di ammirare il volo di questo insetto, vuol dire che ci si trova in un luogo pulito, in un eco-sistema equilibrato.
Nella stagione estiva si ha il picco della attività delle lucciole, con il rituale dell’accoppiamento. Nelle calde sere d’estate, soprattutto tra giugno e luglio, ma anche nel mesi di maggio inoltrato, le femmine si posizionano in una zona in cui riescono ad essere viste e raggiunte da un maschio. E’ quello il momento in cui attivano la luminescenza nella parte terminale del corpo, mettendola in bella vista. La luce che emette la lucciola femmina è di un bel colore verde brillante e può rimane accesa per circa 2 ore. Di solito resta accesa finché non arriva un maschio, che può percepirla anche a 15 m di distanza. Dopo l’accoppiamento, la femmina si avvia nel suo nascondiglio, per poi tornare a farsi vedere la notte successiva. E’ questo un particolare rituale che si può ripetere anche per 10 notti consecutive.
Le lucciole quindi, per accoppiarsi hanno bisogno di scambiarsi segnali di luce e possono farlo solo in un luogo buio. Pertanto l’eccessiva urbanizzazione e l’eccessiva illuminazione con il conseguente inquinamento luminoso portano alla progressiva riduzione delle lucciole che non riuscendo ad accoppiarsi impediscono la continuità della specie attraverso la riproduzione.
Un risultato sorprendente emerso dall’indagine ha evidenziato che, a livello globale, l’inquinamento luminoso può essere considerato a tutti gli effetti la seconda minaccia più grave per le lucciole. La luce artificiale di notte è cresciuta esponenzialmente nel corso dell’ultimo secolo. Questo porta alla distruzione dei bioritmi naturali e in questo caso confonde il rituale di accoppiamento delle lucciole. Infatti, troppa luce artificiale può interferire con i naturali scambi di corteggiamento. Come se non bastasse, gli esperti hanno individuato un’altra minaccia alla sopravvivenza delle lucciole determinata dall’uso diffuso di pesticidi. Lo studio ha evidenziato che la maggior parte dell’esposizione agli insetticidi avviene durante le fasi larvali, perché le lucciole giovani trascorrono fino a due anni vivendo sotto terra o sott’acqua. Così accade che gli insetticidi progettati per uccidere i parassiti, finiscano per avere effetti devastanti anche su insetti utili. Molti insetticidi comunemente usati purtroppo sono risultati dannosi per le lucciole.
I ricercatori ora sono anche in grado di evidenziare quei fattori di rischio che consentono di prevedere quali specie saranno più vulnerabili di fronte a minacce come la perdita dell’habitat o l’inquinamento luminoso. Ad esempio, le femmine della lucciola blu (Phausis reticulata) sono incapaci di volare, per cui, quando il loro habitat scomparirà, esse semplicemente non potranno spostarsi altrove e non trovando più il proprio ambiente periranno. Ma ecco che invece alcuni ricercatori rimangono ottimisti sul futuro delle lucciole. Infatti Lewis fa la seguente osservazione che sicuramente può far ben sperare: “Qui negli Stati Uniti, abbiamo la fortuna di avere alcune specie robuste come le lucciole di Big Dipper (Photinus pyralis): esse possono sopravvivere praticamente ovunque e sono anche belle”.
Di certo converrà tener conto di tutti i fattori di rischio esaminati come l’eccessiva luminescenza, la modifica dell’habitat e l’eccessivo uso dei pesticidi per garantire lunga vita alle lucciole che nelle serate estive illuminano la campagna e i giardini.
Margherita Bonfilio
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