PERUGIA – Chi vanta una età per la quale ha visto, seguito e anche vissuto molte vicende, non si meraviglia, quasi più, di nulla. Ma leggendo la notizia secondo la quale la splendida JLO, nomignolo affettuoso di Jennifer Lynn Lopez, 51 anni a luglio, ha fatto sottoscrivere all’ennesimo marito (il quarto, se si sono tenuti bene i conti) un contratto di matrimonio per il quale chiede, anzi pretende, pena lo scioglimento, l’annullamento del vincolo, che il coniuge le conceda almeno quattro rapporti sessuali a settimana, anche chi ha i capelli bianchi si potrebbe meravigliare o incuriosire.
No, non per il numero, per la quantità richiesta – sebbene la moglie di Mark Zuckenberg, di cui nessuno probabilmente rammenta le generalità, ma la morigeratezza, quella sì, avesse valutato, nei suoi patti nuziali, come sufficiente un rapporto a settimana – perché ciascuno risponde alle proprie pulsioni, ai propri ritmi, alle potenzialità ed ai limiti suoi propri, quanto piuttosto per la mancanza di specificazioni sulle modalità, sulle certificazioni di questi amplessi. Nessun giornale, infatti, riporta come gli sposi dovranno comportarsi in camera da letto (o dove li sorprenderà la freccia di Cupido): compileranno, dopo la consumazione, un foglio in cui registreranno il giorno e l’ora del “rendez vous” sotto le lenzuola o sul divano o sul pavimento e apporranno, a seguire, le firme congiunte? O, a fine settimana, si recheranno in uno studio notarile, per rappresentare la reciproca soddisfazione?
No – perché, bisogna pure rimarcarlo -, se non resterà niente di vergato e sottoscritto (“Carta canta, villan dorme”) come si potrà impugnare davanti ad un giudice, il mancato od insufficiente impegno della controparte? Jennifer soprattutto dovrebbe stare in campana, perché, tra l’altro, Affleck coltiva una passione, per nulla segreta, di giocatore di poker e come tale, dev’essere un tipo pronto a ricorrere al bluff. All’inganno, insomma. Il rovello che ci si porta appresso in questa vicenda, dunque, concerne, in primis, l’aspetto degli attestati. Le regine di ogni epoca, o comunque le donne di potere, quando un amante non si dimostrava più all’altezza, lo facevano sopprimere. La Lopez, che non può ricorrere a metodi così spicci e brutali, come farà, nell’eventualità di qualche flop del consorte, a sbarazzarsene senza la prova concreta, senza la “pistola fumante” da mostrare in giudizio?
Il marito “in pectore” di JLO, Ben Affleck, all’anagrafe Geza Affleck Boldt, 49 anni (più giovane, sia pure di poco, dell’amata), é stato già fidanzato con la diva, ai tempi in cui girarono insieme “Amore estremo” (un titolo che è tutto un programma…) e quindi il compagno potrebbe esser considerato un “usato sicuro”. Tuttavia sono trascorsi più di tre lustri: può esser certa la “novia” che il motore del concupito batta come una volta, che conservi le stesse potenzialità di allora? Affleck – benché una giornalista italiana l’abbia definito “un pesce lesso” – non sembra avere l’aria di uno sprovveduto. Almeno a dar retta alla biografia, che precisa come l’attore e regista si sia laureato, a pieni voti, in “Politica Mediorientale” (ben prima di recitare in “Argo”). Per cui Ben potrebbe ribattere – in assenza di documentazioni cartacee o elettroniche – che Jennifer si sbaglia. Anzi potrebbe replicare, di fronte alle contestazioni, che lui il suo dovere di marito l’ha sempre, puntualmente e diligentemente, assolto. Tanto da aver generato, sia pure con un’altra Jennifer (sua ex moglie), due figli.
Se la Lopez ed Affleck avessero studiato un po’ di storia, dovrebbero poi sapere come il pontefice Alessandro VI (Rodrigo Borgia) costrinse Giovanni Sforza, signore di Pesaro, a liberare la bellissima Lucrezia Borgia, figlia del papa, dopo quattro anni di unione formale. Il papa sventolò in faccia al genero le conclusioni di un collegio di esperti che sentenziavano come il matrimonio non fosse stato consumato e che la sposa fosse ancora vergine (con tanto di parere redatto da un giurista di fama e da un collegio di cardinali). Alla fine il povero Giovanni fu costretto a riconoscere – pur contro la verità fattuale (perché i due avevano copulato ed assai) – la propria “inadempienza maritale” (che venne letta dal popolo e nelle corti di tutta Europa, come “impotentia coeundi”), da cui conseguì l’annullamento del vincolo religioso, cosa che permise alla Borgia di salire di nuovo all’altare con Alfonso d’Aragona. Meglio, pertanto, non correre rischi del genere.
Non solo. La Lopez, a considerare ogni aspetto del caso, ha commesso un altro grave errore: non ha fatto evidenziare e rimarcare, nell’atto, alcunchè in merito alla qualità dei rapporti sessuali agognati. JLO – attrice, cantante, modella ballerina e chi più ne ha più ne metta – ha, infatti, dimenticato di qualificare, di stabilire, in modo inoppugnabile, l’attestazione della piena soddisfazione degli incontri erotici. Poniamo, infatti – per mero amor di ragionamento – che il coniuge non si applichi a regola d’arte; che consumi controvoglia, così come si ingoia una medicina amara, sgradita al palato; che sia – dio non volesse – approssimativo, se non sbrigativo, nei suoi doveri. Bene, l’amplesso rapido o indolente che si dimostri, assumerà, in fase di valutazione giudiziaria, lo stesso peso, l’identico valore di un pieno, appassionato gradimento, di un completo godimento?
La Lopez, forse, non dev’essere al corrente di come la bella Virginia Oldoini, nota come la contessa di Castiglione, desse – appuntandoli sul proprio diario – voti dall’1 al 10 (pochi arrivarono a meritarsi il punteggio più alto) ai propri amanti compreso l’imperatore Napoleone III di Francia, che raramente raggiunse una magra sufficienza… Ora non si vuol suggerire all’attrice di comportarsi come i giornalisti sportivi che stilano, ad ogni gara, le pagelle dei giocatori di calcio, ma qualcosa Jennifer dovrà pur studiare per ovviare alle tematiche che potrebbero determinarsi giorno dopo giorno nel ménage familiare. Perché il numero conta, certo, ma anche la qualità assume – pure in campo sessuale – una sua decisiva valenza. Affari, comunque, che Ben e JLO, sbrigheranno fra di loro. Anche perché un po’ di esperienza dovrebbero pure averla accumulata tra relazioni, brevi o lunghe, figli e matrimoni, che nessuno dei due si é fatto mancare fino ad oggi.
Lei, famosa anche per il suo superbo “lato B”, si fida – forse troppo – della fortuna cui allude questa sua speciale particolarità o dote – che sia detto per inciso, pare attiri (lo testimoniano le statistiche delle preferenze maschili che lo vedono al primo posto tra le parti del corpo femminile di maggior “richiamo”), più di una calamita lo sguardo concupiscente degli uomini: avendo a che fare con un pokerista incallito, cara JLO, sarebbe consigliabile da parte sua un maggiore approfondimento, una precisazione più puntuale, più bizantina, nella messa a punto dell’atto per il matrimonio perfetto. Magari la sposa immagina che il partner cali una scala reale o un poker d’assi ed invece il lui di turno si presenti con in mano solamente una misera, striminzita doppia coppia…
Ultima notazione, rivolta ai nostri connazionali: se qualcuno pensasse di regolare i propri rapporti col partner, con il quale convolare a nozze, alla maniera della Lopez e di Affleck, sappia che nel diritto italico tali accordi si rivelerebbero del tutto ininfluenti. Sarebbero nulli in radice. O, per dirla col linguaggio dei giuristi: “Tamquam non essent”. Carta straccia, insomma.
Elio Clero Bertoldi
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