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Chiara Frugoni, medievista dimenticata

di | 2022-04-17T07:22:42+02:00 17-4-2022 6:30|Personaggi, Sezione 7|0 Commenti

PERUGIA – Alle volte studiosi di grande levatura vengono ignorati al momento del trapasso, mentre altri di minor spessore, ma con buone entrature negli ambienti che contano, finiscono per essere incensati, oltre misura. A Chiara Frugoni, medievista di sicuro spessore, è successo di venire, in pratica, snobbata: se ne è andata a 82 anni, lo scorso 10 aprile (era nata nel febbraio del 1940) quasi nel silenzio. Tranne rarissime eccezioni, con titoli ad una o a due colonne. Eppure, questa donna pisana (il cui padre era stato pure lui studioso del Medio Evo), non è stata soltanto una docente alle università di Pisa, Roma (Tor Vergata), Parigi, ma anche una divulgatrice di grido della storia della Chiesa e del Medioevo, al quale ha dedicato voluminosi e accurati studi, tanto da venire tradotta in varie lingue tra cui – pensate quanto lontano dalla cultura del nostro paese – il coreano ed il giapponese.

Deve esserle capitato lo stesso destino riservato alle donne del Medioevo alle quali, quasi per riscattarne il ricordo affievolito o del tutto dimenticato, aveva dedicato un volume dal titolo “Donne medievali. Sole, indomite, avventurose”. Bello, interessante e coinvolgente anche “Vivere nel Medioevo – Donne uomini e soprattutto bambini”, nel quale la scrittrice ricorrendo all’ausilio di tantissime immagini (uno dei suoi tratti caratteristici di divulgatrice) aveva illustrato la vita quotidiana nell’età di mezzo. Ed altrettanto eccezionale “Medioevo sul naso. Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali”. Non solo. Una decina di anni fa l’accademia aveva sollevato un pandemonio nel mondo della cultura e della pittura, scoprendo – dopo sette secoli, si badi bene – l’immagine dipinta da Giotto nella basilica di Assisi, del profilo di un demone con tanto di corna che emerge dalle nuvole. Queste ultime, in pratica, dividono la scena del “transito” del santo da quella della assunzione della sua anima in cielo. Particolare che sottolinea il rigore e l’attenzione con cui la Frugoni attendeva ai suoi approfondimenti.

Se, comunque, la grande stampa e la televisione hanno, colpevolmente, sottovalutato l’opera della Frugoni, tanto peggio si sono comportati gli opinionisti e gli enti umbri. Perché? Semplicemente per il motivo che la medievista ha contribuito tantissimo all’immagine di Francesco d’Assisi (“Francesco, un’altra storia”; “Francesco e l’invenzione delle stimmate”; “Vita di un uomo: Francesco d’Assisi”; “Le storie di San Francesco”; “Quale Francesco?”) ed anche su Santa Chiara (“Una solitudine abitata: Chiara d’Assisi”; “Chiara e Francesco”). Chissà se i frati di Assisi (la Frugoni ha illustrato da par suo gli affreschi della Basilica del Santo) e lo stesso sindaco della “città del Poverello” (la studiosa lo definiva “il santo che ride”), Stefania Proietti, sempre attenta a questi aspetti, non riparino almeno parzialmente alla macroscopica ingiustizia, trovando un modo per celebrare una studiosa brava, rigorosa ed illustre, che ha dedicato una fetta significativa dei suoi approfonditi studi ai due santi assisani ed alla stessa città umbra.

Elio Clero Bertoldi

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