ROMA – Inizia come un’autobiografia e poi si scopre che è un saggio di filosofia ma finisce come un romanzo di formazione. Il nuovo libro di Giuseppe Cappello, “Dai Greci ai Police” (Landolfi editore,2022), vuole essere la descrizione della pienezza della vita attraverso la consapevolezza di esistere, così come insegnarono prima i Greci e, a seguire, la storia del pensiero, così come avviene con la musica e per questo l’autore cita nel titolo la notissima band. Giuseppe Cappello, docente di filosofia che coniuga l’amore per la chitarra elettrica, il cui inizio è narrato nelle prime delle 234 pagine, con un’intensa attività di scrittura (tra le altre pubblicazioni, “Il mondo dei filosofi” del 2021, “Viaggio in Grecia”, 2015, “Caro direttore”, e due raccolte di poesie), è egli stesso il protagonista dell’opera di cui è autore.
Lo è in quanto essere vivente che realizza la propria vocazione alla ricerca di una verità mai definita e quindi continua, al dialogo come scambio e presupposto di ogni relazione necessaria all’esistenza, alla musica il cui fine è riconciliare l’uomo con la natura e con se stesso. Cappello – con una prosa leggera, accessibile ad un pubblico vasto anche se i contenuti sono spesso tecnici – dimostra come sia facile vivere quando la vita è essa stessa una pratica continua della filosofia, un lasciarsi andare alle risposte che di volta in volta troviamo alle nostre domande, a patto che ce le poniamo. Affinchè la lezione sia chiara per tutti e non soltanto per gli addetti ai lavori, l’autore racconta aneddoti ripescati dalla sua memoria, utilizza la propria tesi di laurea, alcune lezioni impartite a scuola, gli articoli che ha pubblicato, i viaggi che ha fatto: tutte esperienze che gli hanno permesso di svelare della vita quel mistero destinato a non essere mai scoperto perché la conoscenza per sua definizione non ha limiti.
E’ un mistero di cui si possono comprendere le radici, però, come quella della storia che, con dei fili invisibili, “collega l’antico e il contemporaneo”. E’ a questo proposito che l’autore fa riferimento a due elementi fondamentali del vivere universale e dell’esperienza: la musica e il mar Mediterraneo, intrecciati tra loro da una storia millenaria comune con cui l’uomo può connettersi e realizzare la pienezza della vita nell’emozione che ne deriva. Come quella connessione, quella consapevolezza di appartenere ad un “pubblico cosmico” – per dirla con Cappello – che fu possibile avvertire in un concerto dei Pink Floyd il 3 luglio 2016 al circo Massimo dove “nel cuore della classicità romana si compie la sublimazione della musica come sintesi di una storia millenaria”.
Cappello era consapevole di essere presente ad un fatto che avrebbe avuto dignità di evento storico, per questo lo racconta. Lo fa in cinque pagine dettagliate in cui si sofferma sui particolari della natura e della Città eterna, a partire dal tramonto con le sue ombre per arrivare alla stilettata della Fender di David Gilmore, “la chitarra che ha fatto la storia e la leggenda della musica del Novecento, che con le sue note soliste ha ricordato il destino di gioie e sofferenze dell’uomo”. La musica, dunque, come miracolo in cui si fonde la storia con la natura, come via privilegiata della comunicazione tra individui, di quel dialogo inteso come scambio chiaro, autentico, etico di opinioni in cui risiede il vero senso delle relazioni umane, in una parola la civiltà.
E qui Cappello, comunicatore per mestiere e per diletto, riserva uno spazio particolare ai campioni di questa lingua d’eccellenza, universale ed assoluta: i Police del titolo e Sting con il suo coraggio di manifestare le sue fragilità senza le remore che spesso diventano delle zavorre e che ci trattengono dall’osare; e Pino Daniele con le sue sonorità capaci di toccare le corde più profonde della memoria comune a tutta l’umanità che ha nell’Occidente la culla della civiltà, nata sul pensiero, la parola e la conoscenza. Sono, questi, i temi su cui si fonda la vita di Giuseppe Cappello che ne ha saputo cogliere la pienezza proprio perché essi si identificano con la sua professione e le sue passioni. La prima risiede nella filosofia, le altre due sono la musica e la parola: in sintesi, questo libro che sembrava una autobiografia e infatti un po’ lo era davvero.
Gloria Zarletti
Nell’immagine di copertina, lo scrittore Giuseppe Cappello
Lascia un commento