//Il mar Tirreno invaso dalle microplastiche

Il mar Tirreno invaso dalle microplastiche

di | 2020-05-17T06:34:54+02:00 17-5-2020 6:45|Top Blogger|0 Commenti

Inquinamento del mare da microplastiche. Credevamo, speravamo egoisticamente che fosse un problema lontano da noi, che a doverne pagare le maggiori conseguenze fossero i grandi oceani. Adesso arriva la notizia, anzi la conferma, che le grandi concentrazioni di microplastiche invadono il mar Mediterraneo e più in particolare proprio il nostro mar Tirreno: 1,9 milioni di frammenti in un metroquadrato.
Lo studio “Seafloor microplastic hotspots controlled by deep-sea circulation”, pubblicato su Science da un team di ricercatori britannici delle università di Manchester e Durham e del National Oceanography Centre, dell’università di Brema e dell’Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer (Ifremer), aggrava i dati sull’inquinamento da microplastiche del Mediterraneo, e del mar Tirreno in particolare, dei quali già si sapeva in base ai numerosi studi e spedizioni di ricerca.
Le microplastiche ritrovate nei fondali del Tirreno sono costituite in gran parte da fibre tessili che non vengono efficacemente trattenute dagli impianti di trattamento delle acque reflue. Le analisi dei campioni, incrociate con le mappe dei fondali e i modelli delle correnti marine profonde, hanno permesso di capire che le microplastiche non sono distribuite in maniera uniforme: in realtà si concentrano e depositano in aree specifiche, gli hotspot, dei centri di accumulo che rappresentano per i fondali quello che sono le isole di spazzatura per le acque più superficiali.
All’Infremer ricordano che “più di 10 milioni di tonnellate di rifiuti plastici vengono gettate negli oceani ogni anno. Restano comunque molto più studiati i rifiuti galleggianti ma la loro massa totale rappresenta meno dell’1% della plastica presente negli oceani del mondo”. Tra i ricercatori c’è chi ipotizza che il 99% mancante si trovi nelle profondità degli oceani ma finora non sapevano dove si trovasse esattamente. Il motore di questi spostamenti sono le stesse correnti marine profonde che portano ossigeno e nutrienti: ciò significa che le microplastiche finiscono per accumularsi nei punti dove si concentra la maggiore biodiversità marina, rischiando di essere più facilmente assorbite o ingerite da parte degli esseri viventi che popolano gli abissi. Adesso il quadro appare più chiaro. Ricercatori e scienziati hanno infatti individuato sui fondali del Mar Tirreno, al largo delle coste italiane, questa grande massa inquinante basandosi, per selezionare le aree, “su modelli calibrati delle correnti marine profonde e su una cartografia dettagliata del fondale marino. Un lavoro lungo e meticoloso, in laboratorio le plastiche sono state separate dai sedimenti, contate al microscopio, poi analizzate allo spettroscopio agli infrarossi per determinare le diverse tipologia di plastiche”.
Le correnti controllano la ripartizione delle microplastiche sui fondali marini e questo recente studio ha rilevato “livelli di microplastiche più elevati mai registrati sul fondo marino, fino a 1,9 milioni di frammenti su una superficie di un solo metro quadrato».
Il Mare Nostrum e il mar Tirreno in particolare ne pagano le conseguenze più pesanti.

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