NAPOLI – Ultimamente mi è capitato di leggere (e ringrazio la professoressa di mio figlio che assegna il libro del mese da leggere e commentare) un libro che da tempo avevo, non nel cassetto perché la mia scrivania ne è priva, ma nella libreria ed è “1984” di George Orwell. Man mano che andavo avanti nella lettura cercavo di rendere chiaro a mio figlio quanto fosse attuale il racconto, lui che, ingenuamente pensava che il libro fosse una fantasiosa opera dal contenuto assolutamente lontano da una attualità, quella del XXI secolo, così pervasa, invece, di ideologie, di poteri nascosti (neanche tanto), di forme di potere.
Non sono completamente d’accordo sul fatto che la lettura rende le menti libere a meno che non si consideri la liberà come capacità di giudicare. Non tutte le letture, insomma, aprono la mente, tante altre finiscono per deviare, sviare, falsificare i fatti e la storia. Anche quella dello scrittore è un’opinione, un punto di vista, quindi sarei più d’accordo nel formare, come sosteneva Don Giussani, un giudizio valido, formare uomini e coscienze capaci di valutare, vagliare, dare ragione delle cose in cui ci si impatta a partire dal proprio cuore. Anche un libro va vagliato con attenzione.
L’opera di Orwell è una di quelle che spalanca la mente, apre gli occhi, non sussurra, ma grida in maniera veemente quanto siamo immersi in una dittatura di pensiero sempre meno velata.
Nel romanzo la società è dominata dal Grande Fratello, un misterioso personaggio che nessuno ha mai incontrato di persona e che tiene costantemente sotto controllo la vita dei cittadini, mediante l’uso di speciali teleschermi “Il Grande Fratello è infallibile ed onnipotente. Ogni successo, ogni risultato positivo, ogni vittoria, ogni conoscenza scientifica… si pensa provengano dalla sua guida e dalla sua ispirazione. Nessuno lo ha mai visto anche se egli è un volto sui manifesti, la voce dal teleschermo. Si può essere certi che non morirà mai. Il Grande Fratello è la forma con la quale il Partito ha deliberato di presentarsi al mondo”. In questo mondo in cui la libertà è stata del tutto abolita, il protagonista del romanzo, Winston Smith, decide di ribellarsi e inizia a scrivere un diario: già questo è un gesto molto pericoloso, che, se scoperto, può portare all’arresto, alla tortura e alla soppressione.
L’ambiente sociale rispecchia quello dei regimi totalitari: il Grande Fratello è a capo della Nazione, più in basso si trovano il Partito Interno, il Partito Esterno e alla base la massa della popolazione. La società totalitaria è riuscita a distruggere il passato modificando o distruggendo documenti e dati di fatto oggettivi e, in molti casi, sia riuscita a eliminare anche la memoria stessa del passato disintegrando la coscienza individuale. Il problema della memoria ossessiona Winston ed egli cessa di essere un oppositore del sistema solo quando cessa di credere al passato.
Ciò che colpisce è la passività con cui i cittadini accettano come “verità”, qualcosa che sanno benissimo non essere vero; la passività con cui accettano l’esistenza di un ministero in cui gli impiegati hanno l’unico compito di cambiare quotidianamente i giornali e i libri di storia per adeguarli alla situazione attuale e far apparire più eroico il Grande Fratello. Quanto è attuale questa situazione. Oggi forse ancor di più del 1948 anno in cui scrisse il libro.
Per molti versi, infatti, la situazione non è dissimile da quella attuale. Sono sempre più evidenti i parallelismi in certe linee di pensiero e di azione, con delle esasperazioni nelle pagine del libro che ancora, forse, non trovano un totale riscontro nella realtà odierna. Tali parallelismi si rendono manifesti a tutti i livelli e si stanno imponendo sotto forma di discriminazione razziale (pensiamo alle stragi in Nigeria e in altri paesi africani o in Pakistan e paesi limitrofi di cristiani) o di imposizioni ideologiche che impediscono o mal accettano libere espressioni di pensiero, o sotto forma di preconcetti che impediscono un leale confronto tra persone normali. Eppure dai media, dai social più in voga viene fuori, e basta soffermarsi un po’ per prenderne coscienza, un giudizio sulle cose, una linea di pensiero che impedisce, ai più sprovvisti, una chiara visione delle cose.
Orwell ha capito che l’orrore sociale non consiste nel predominio di macchine diaboliche ma nelle condizioni inumane imposte agli uomini, alle falsità e alle ipocrisie presenti tra colleghi, conoscenti, amici, quando lasciano prevalere interessi personali al bene comune. Infatti farà dire a Winston: “Il Partito mira al potere solo per se stesso. Non interessa il bene degli altri; interessa il potere e niente più”. Come dire: “Io ti rispetto ma guai a non pensarla come me”, una “libertà obbligatoria” per dirla alla Gaber.
Innocenzo Calzone
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