//Mancanze che lacerano e doveri di chi resta

Mancanze che lacerano e doveri di chi resta

di | 2018-07-22T10:25:39+02:00 22-7-2018 7:00|Punto e Virgola|1 Comment

Quando si perde una persona cara, soprattutto se si tratta di colei che materialmente ha donato la vita, cambia radicalmente tutto nella nostra mente. Non è solo la mancanza fisica a farsi sentire, anche perché mesi di malattia (anzi di agonia) e la progressiva mancanza di coscienza abituano lentamente al momento del distacco: di fatto, col tempo ci si adegua all’idea di doversi separare da un momento all’altro. Anzi, per certi versi, proprio la condizione di degrado irreversibile spinge ad auspicare (pregare per chi ha il dono della fede) che il tormento finisca per la diretta interessata e per coloro che le orbitano intorno. D’accordo, il tema farà storcere il naso ai benpensanti e a coloro che ritengono che la vita sia un bene intoccabile. Il che è assolutamente vero, ma ci sono situazioni in cui ciò che si ha di fronte in un letto di una struttura assistenziale solo con molta buona volontà e fantasia può essere definito “vita”, almeno nell’accezione comune che si dà al termine.

Come che sia, si arriva al momento del distacco. Che è sempre inaspettato, che è sempre imprevisto. Che è sempre devastante per chi rimane. Perché il buco è grande, la ferita larga e profonda: non è difficile immaginare che ci vorrà molto tempo prima che possa rimarginarsi. E non esistono in questi casi suture capaci di agevolare e facilitare la ricongiunzione dei tessuti. Quelli dell’anima non rispondono alle sollecitazioni esterne. Hanno bisogno di altri fattori per tornare com’erano: il tempo e la quotidianità sono le medicine migliori e più efficaci per il processo di normalizzazione. Che non è facile, ma solo necessario per rispetto di se stessi e anche e soprattutto di chi non c’è più.

Il tempo passa, le cose cambiano, i sentimenti e i ricordi restano. E dopo le emozioni e le tensioni delle prime ore, si passa alla fase della sedimentazione del passato. Riaffiorano episodi minimi, talvolta addirittura banali, ma fondamentali nella ricostruzione di quel tessuto connettivo che costituisce in definitiva il nostro stesso essere uomini e donne, in carne e ossa. Con limiti, difetti, carenze e manchevolezze e qualche pregio pure. Ma certi eventi inducono pure ad una maggiore responsabilizzazione perché della generazione immediatamente davanti alla nostra, ne rimangono sempre meno e dunque si sente di più sulle spalle il peso di diventare noi stessi guida ed esempio per chi arriva da dietro.

Diceva un vecchio saggio che per ognuno di noi esistono morti che però sono e continueranno ad essere sempre vivi nel nostro cuore e nella nostra mente; e altri che, pur essendo vivi, non hanno alcun valore ed è come se fossero inesorabilmente morti. E’ una verità incontrovertibile, sebbene per molti versi amara e difficile da accettare. Però funziona così: bisogna solo prenderne atto.

Ciao mamma.

One Comment

  1. Paolo 22 luglio 2018 at 14:25 - Reply

    Commovente, struggente ma reale. È un articolo scritto con il cuore di chi ha amato una persona cara.

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