PALERMO – Il Mahatma Gandhi ricordava che un vero cittadino democratico “è un amante della disciplina”. Ma affermava anche che chi normalmente rispetta le leggi ha il diritto di opporsi a quelle ingiuste e immorali. E indicava un criterio fondamentale per distinguere l’inosservanza di una norma per interesse privato da quella per ragioni etiche: chi resiste alla legalità ingiusta è disposto a pagare le conseguenze della propria disobbedienza civile.
In tale contesto, un “no” passato alla Storia è stato quello pronunciato negli Stati Uniti da Rosa Parks, nella cittadina di Montgomery, in Alabama, mentre tornava a casa in autobus dopo una giornata di lavoro come sarta in un grande magazzino, il 1° dicembre 1955. Allora, nei mezzi pubblici della sua città vigevano le seguenti leggi: tutti i passeggeri dovevano salire sull’autobus dalla porta anteriore per acquistare il biglietto; poi però le persone di colore dovevano scendere e risalire dalla porta posteriore per raggiungere i loro posti perché potevano sedere solo nelle ultime file a loro riservate, mentre le prime erano a uso esclusivo dei bianchi. Nelle file intermedie, i bianchi avevano il diritto di precedenza, mentre i neri potevano sedervisi solo se libere: qui una persona di colore doveva comunque tenersi pronta a cedere il posto a un bianco e rimanere in piedi anche se incinta, vecchia o malata.
Quella sera del 1° dicembre, Rosa, non trovando posti liberi nel settore riservato ai neri, occupò un posto nella parte accessibile sia ai bianchi che ai neri. Dopo tre fermate, l’autista James F. Blake le chiese di alzarsi e spostarsi in fondo all’automezzo per cedere il posto ad un passeggero bianco salito dopo di lei. Rosa si rifiutò. Il conducente fermò il veicolo e chiamò due agenti di polizia: lei fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine che obbligavano le persone di colore a cedere il proprio posto ai bianchi.
La notizia del suo arresto suggerì ai leader della comunità afro-americana di utilizzare contro le norme segregazioniste nuove forme di ribellione nonviolenta, come la resistenza passiva e il boicottaggio. Così, cinquanta leader afroamericani guidati dal pastore protestante Martin Luther King decisero di mettere in pratica il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery. La protesta durò 381 giorni: dozzine di pullman rimasero fermi finché non venne rimossa la legge che legalizzava la segregazione. Questi eventi diedero inizio a numerose altre proteste in molte parti del paese. Martin Luther King descrisse il gesto di Rosa Parks come “l’espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e libertà”.
Nel 1956, il suo caso arrivò alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che sancì come incostituzionale la segregazione sugli autobus pubblici dell’Alabama. Da quel momento, Rosa diventò un’icona del movimento per i diritti civili.
Assieme al no di Rosa va ricordato e raccontato però anche quello di Claudette Colvin, una studentessa quindicenne che, sempre a Montgomery, alcuni mesi prima – precisamente il 2 marzo del 1955 – aveva compiuto l’identica azione di protesta che avrebbe poi messo in atto a dicembre la Parks. Anche Claudette venne arrestata per aver rifiutato di cedere il suo posto su un autobus a un bianco. Nonostante fosse ancora una ragazza, Claudette aveva maturato la consapevolezza dei suoi diritti civili e, come Rosa Park, faceva parte della National Association for the Advancement of Colored People, una delle prime e più influenti associazioni per i diritti civili negli Stati Uniti. La ragazza fu tra le cinque querelanti incluse nel caso presentato alla Corte Distrettuale dello Stato dell’Alabama il 1° febbraio 1956 dall’avvocato dei diritti civili Fred Gray.
Perché molti conoscono il gesto di Rosa Parks e non quello antesignano di Claudette Colvin? Una spiegazione è legata ai diversi profili biografici delle due donne: Rosa Parks aveva quarantadue anni, era sposata, veniva da una famiglia rispettabile. Claudette Colvin proveniva da una famiglia povera ed era un’adolescente che, secondo alcune voci, era incinta di un uomo sposato. Nel marzo del 1955 e anche dopo, i leader neri di Montgomery non pubblicizzarono l’azione di protesta di Claudette perché la ragazza era considerata troppo vivace e chiacchierona, mentre la figura di Rosa Parks fu poi considerata perfetta per farne la paladina dei diritti civili.
Rosa Parks è morta nel 2005 a 92 anni, dopo aver ottenuto nel 1999 la Medaglia d’oro del Congresso, il più alto riconoscimento civile assieme alla medaglia presidenziale della libertà – conferito dagli Stati Uniti. Solo recentemente Claudette Colvin, nata nel 1939 e ancora in vita, ha ricevuto alcuni riconoscimenti significativi del suo gesto profetico di disobbedienza civile. Lei stessa qualche anno fa ha dichiarato in un’intervista: “Mi sento molto, molto orgogliosa di quello che ho fatto. Mi sento come se quello che ho fatto sia stato una scintilla. Lasciate che la gente conosca Rosa Parks come la persona giusta per il boicottaggio. Ma fate anche sapere che gli avvocati hanno portato altre quattro donne alla Corte Suprema per sfidare la legge che ha portato alla fine della segregazione”.
Cara Claudette, possiamo solo auspicare che, a futura memoria, il tuo nome affianchi quello di Rosa tra le donne coraggiose che hanno cambiato in meglio la Storia.
Maria D’Asaro
Nell’immagine di copertina, Rosa Parks (a sinistra) e Claudette Colvin
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