di Luca Arganese
Ebreo, marito di Ilona, padre di Roberto e Clara esoprattutto un meraviglioso allenatore … ecco chi era Arpad Weisz. Allenò diverse squadre italiane tra cui: l’Inter, il Bari, il Novara e il Bologna.Una carriera indimenticabile. Creatore del Grande Bologna, vinse due scudetti consecutivi e il Trofeo dell’Esposizione in Europa (l’equivalente della Champions League). Per molti un’impresa impossibile, persino per lo stesso Weisz,vincere la finale a Parigi contro il Chelsea. Partita vinta 4-1. La miglior partita della sua carriera. La fama aumenta e, come la fama, anche la strategia di gioco di Weisz fa mille passi avanti, introducendo la figura del centromediano e dei terzini avanzati: nasce il calcio moderno. Ma improvvisamente Arpad Weisz scompare. A causa delle leggi razziali abbandonò la sua amata Italia. La sua non fu una morte normale anzi, fu precoce. Dimenticato, lasciato al suo destino, nessuno lo aiutò e nessuno lo ricordò; persino la stampa italiana non parlò più di lui. Morì prima di morire. Uomo noto e apprezzato in tutta Europa… adesso un uomo in fuga senza nessun rifugio. Tuttavia, le sue capacità non cessarono di esistere come la sua identità; infatti, trovato un rifugio in Olanda, allenò i Dordrechtsch football club. Squadra che trasformò in breve tempo, facendole raggiungere il quinto posto nel campionato.
Seconda guerra mondiale, il momento per la famiglia Weisz era arrivato. Il 2 agosto 1942 la famiglia fu condotta nel campo di concentramento di Westerborke il 2 ottobre ad Auschwitz. Storia rimasta ignota fino aqualche anno fa.
Bibliografia: Matteo Marani, Dallo scudetto ad Auschwitz, Arpad Weisze il Littoriale (Feltrinelli), Giancristiano Desiderio, football trattato sulla libertà del calcio (Feltrinelli), Giovanni A. Cerutti, l’allenatore ad Auschwitz (Interlinea).