di REDAZIONE – Una vita nella scuola: infatti il sig. Giuseppe Taormina, collaboratore scolastico, ha cominciato a lavorare come bidello supplente in alcuni Istituti milanesi già dal 1976. Dal 1981 a oggi ha lavorato ininterrottamente alla “G.A. Cesareo” di Palermo. Dal 1° settembre prossimo andrà meritatamente in pensione. Intervistare il sig. Taormina, memoria storica della scuola, è stato davvero un piacere.
Dunque, lei è la persona che lavora da più tempo in questa scuola: da quanto tempo? Quello di bidello è stato il suo primo lavoro? Ha lavorato in altre scuole oltre a questa?
Lavoro alla “Cesareo” dal 1981, ma ho fatto altri lavori prima di inserirmi stabilmente come collaboratore scolastico. A Milano, dove si erano trasferiti i miei genitori negli anni ’60, dopo aver conseguito la licenza media ho fatto il fruttivendolo e ho anche lavorato in una serigrafia. Poi, precisamente dal 1976, a ventun anni – sono nato nel 1955! – ho cominciato a lavorare a scuola da bidello supplente.
Per quale motivo ha deciso di diventare un collaboratore scolastico?
Confesso che non c’è stato un motivo preciso. Era un lavoro stabile e garantito. Devo tanto a una mia zia che mi ha convinto, nel lontano 1976, a presentare la mia prima richiesta di assunzione …
Le piace il suo lavoro? Avrebbe voluto farne un altro?
Tutto sommato sono contento di aver fatto questo lavoro. Mi sono trovato bene, con i ragazzi e con i colleghi.
Cosa le piace di più del lavoro in palestra?
Mi piace vedere i ragazzi che giocano, che si allenano, che si divertono …
Quali differenze ha notato nella scuola di oggi rispetto a quella di tanti anni fa?
L’ambiente della “Cesareo”, negli anni ’80, quando sono arrivato era diversissimo da quello di oggi. Intanto c’erano tante succursali – una nel quartiere Bonagia, una addirittura nella borgata di Ciaculli – e poi c’erano tanti ragazzi difficili, che non ne volevano sapere proprio di scuola e di studio. Abbiamo dovuto mettere le grate alle finestre perché gli alunni erano così monelli che alcuni si sporgevano e minacciavano di gettarsi… Poi, a una a una, le succursali sono state chiuse. Professori e Presidi – soprattutto la Preside Maria Di Naro – hanno lavorato perché i ragazzi fossero più disciplinati. Ora la nostra scuola è più seria e ordinata di come l’ho trovata. E, secondo me, i ragazzi che frequentano la nostra scuola oggi sono più disciplinati e studiosi.
C’è qualche ragazzo o ragazza che terrà nel cuore per sempre? C’è qualche episodio che non dimenticherà mai?
In questo momento mi viene in mente una ragazza che veniva a scuola accompagnata dal padre, ogni giorno. Ciò nonostante, riusciva a prendere in giro suo padre perché era capace – non abbiamo mai capito come facesse – di uscire di nuovo dalla scuola e andare fuori a trovare un suo fratello … Non lo ha fatto una volta sola, lo ha fatto tante volte …
E poi ho il ricordo particolare di un ragazzo che purtroppo non c’è più. Era un alunno della nostra scuola: si chiamava Davide Branchina. Due anni dopo aver conseguito la licenza media, ha avuto un incidente in via Regione Siciliana ed è morto. Quando è stato realizzato il bel giardino nel retro della scuola, nel 1997, è stata posta una targa per dedicarlo alla sua memoria.
C’è qualche persona che ricorda per il suo carattere particolare?
Non posso dimenticare un insegnante, fumatore accanito, con un carattere veramente difficile. Era attaccabrighe e irascibile. È stata l’unica persona con cui ho seriamente litigato …
Per il motivo esattamente opposto, per la sua cordialità, correttezza e giovialità, ricordo con piacere il professore di Musica, prof. Salvatore Ferraro, ora docente al Liceo Musicale “Regina Margherita” di Palermo.
Ci racconti del suo rapporto con i vari Dirigenti scolastici che ha avuto a scuola dal 1981 ad oggi …
Mah, ho sempre cercato di fare con correttezza il mio lavoro, per cui mi sono trovato bene con tutti. Quando sono venuto qui nel 1981 ho trovato una Preside, la preside Maria Rosa Pecoraro, poi – sempre negli anni ’80 – si sono succeduti vari Presidi, nessuno resisteva a lungo perché, come ho detto, allora questa era una scuola davvero difficile. Due Presidi mi sono rimasti impressi, tra quelli che si sono avvicendati nella direzione della scuola prima del 1990: il preside Castelli, a mio parere troppo rigido e pignolo, e il preside Giovanni Puglisi, molto umano, cordiale e alla mano. Non ho detto che dal 1982 al 1997 sono stato anche il custode della scuola – abitavo con la mia famiglia nella casetta all’interno dell’edificio scolastico – e, quando era preside da noi il prof. Giovanni Puglisi veniva la domenica a trovarmi con le sue figlie per farle giocare nel grande atrio-giardino col cane che avevo allora, un bel pastore tedesco.
E poi non posso dimenticare la Preside Di Naro, che ha diretto per vent’anni questa scuola, dal 1990 al 2010. La Preside Di Naro è riuscita ad eliminare prima le succursali, poi i doppi turni. Era molto severa, ma sapeva dirigere la scuola. Secondo me, un Preside deve avere severità e fermezza, ma anche un po’ di pazienza. E la Preside aveva tutte queste qualità.
Infine, sappiamo che lei è una sorta di papà degli alberi e del giardino della scuola. Ce ne racconti la storia …
Tanto per cominciare i pini giganteschi che ci sono nell’atrio della scuola, nel 1981 non c’erano … Sono stati piantati dopo: alcuni nel 1984, altri successivamente. Hanno la stessa età dei miei figli maggiori. E poi, gli alberi con i fiori rosa – si tratta di tabebuia impetiginosa – vicino al cancello esterno sono stati piantati in ricordo del prof. Marcello Merlo, un musicoterapista morto a metà degli anni ’90. E l’ulivo davanti all’ingresso della scuola lo abbiamo piantato io e il vicepreside prof. Vittorio Macaluso nel settembre 1994, per ricordare padre Pino Puglisi, ucciso dai mafiosi un anno prima.
E sono stato contento, il 23 maggio scorso, di aver piantato una targa, insieme all’attuale preside prof. Nunzio Speciale, per dedicare un pino al giudice Giovanni Falcone e a tutte le vittime della mafia.
Le alunne della redazione
Anna Rita Cerbone, Serena Di Fatta, Clara Di Maria,
Elena Guagliardito, Lucrezia Labbruzzo, Arianna la Rosa.
(con la supervisione delle docenti Maria D’Asaro e Silvia Borruso)