L’anno scorso praticavo la pallavolo nella squadra di minivolley del Galluzzo. Avevo cominciato da pochi mesi e non giocavo molto bene anche perché con la palla non ci ero andata mai molto d’accordo, per fortuna le mie compagne erano più brave a anche più esperte perché ormai giocavano da vari anni. Eravamo in partita e come sempre stavamo perdendo già all’inizio. La partita era composta da due set e quello che stavamo giocando era il primo, però le nostre speranze erano già finite perché avevamo perso una partita prima di iniziare questa e con la stessa squadra con cui stavamo giocando ora mesi prima avevamo perso.
Anche i nostri genitori ormai avevano perduto le speranze, non vincevamo mai ed eravamo sempre tristi e preoccupate quando giocavamo, senza energie.
A spronarci era rimasta solo la nostra allenatrice, che credeva ancora in noi nonostante tutte le volte che avevamo perso, che non erano poche.
Le avversarie erano ormai in vantaggio di quattro punti, che sembrano pochi, ma da recuperare, e questo noi lo sapevamo bene, erano molto difficili, specialmente se le avversarie erano brave come loro.
Eravamo ormai stanche di perdere tutte le volte e soprattutto quando giocavamo “in modo che sembravamo morte” come diceva l’allenatrice. Era come se non stessimo nemmeno provando a fare punti.
Con determinazione, senza doverci nemmeno parlare tra noi, ci siamo messe a giocare cercando di fare meglio di come avessimo mai fatto in tutte le altre partite. I sorrisi erano comparsi sui nostri volti, eravamo in vantaggio di un punto sull’altra squadra!
Eravamo tornate cariche ma anche l’altra squadra non voleva perdere, i punti successivi furono tutti uno nostro e uno delle altre, fino a quando non ci fu un distacco, così la partita era finita ed avevamo perso 25 a 21.
Avevamo perso ma eravamo felici come se avessimo vinto, perché ci eravamo rese conto che sapevamo giocare.
Il secondo partì bene ma finì 25 a 20, e così perdemmo anche il secondo set.
La pallavolo mi ha insegnato, oltre che a fare palleggi e bagher, a non avere paura quando sono in partita, a fare quello che mi hanno insegnato al meglio delle mie possibilità, lo stesso anche nella vita.
Nella squadra mi sono fatta molte nuove amicizie e il mio rapporto con la palla è molto migliorato.
Abbiamo sempre continuato a perdere ma mai con tristezza, magari con un sorriso e con un bel “andrà meglio la prossima volta”.
Per me lo sport rappresenta un momento in cui sfogarmi, liberarmi dai brutti pensieri e incontrare persone. Lo sport fa bene al corpo e alla mente, non importa quale sia ma l’importante è praticarne uno.
Ho praticato molti sport e ancora continuo a cambiarne, e in ognuno di questi ho imparato nuove cose e incontrato nuove amicizie.
Penso che ogni sport, in qualche modo rappresenti un lato di una persona e chi, come me ancora non ha trovato il “suo spot” ha più lati di una persona che ha sempre fatto il solito sport, magari quest’ultima saprà più cose sullo sport che pratica ed invece una persona come me che ne ha praticati molti saprà un po’ di cose di tutti gli sport che ha praticato.
Lo sport serve a creare dei campioni ma non sempre questi siamo noi. Quindi non dobbiamo pensare agli obbiettivi che abbiamo raggiunto ma a divertirci e a praticare quella che è la nostra passione.
Bianca Morandi / Scuola Secondaria di primo grado “Puccini” di Firenze