Da diversi giorni in Italia stiamo vivendo una situazione inverosimile per via dell’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, cui seguirà senz’altro una crisi economica e, ancora sottovalutata, quella sociale.
La condotta morale impone a noi cittadini un isolamento inteso, non solo come rinuncia ad incontri festosi e spensierati, ma come divieto assoluto a spostamenti superflui.
L’aggregazione di persone diventa infatti un rischio per la salute di noi cittadini.
Il concetto di socialità è rivoluzionato, diventa un modello da seguire la dimensione privata, l’interconnessione è possibile solo a livello virtuale.
Il virus riesce a sopravvivere solo se può passare da un corpo ad un altro e per la nostra sopravvivenza è giusto limitare al massimo i contatti diretti da persona a persona, riducendoli strettamente all’interno del nucleo familiare.
Il cambio delle abitudini quotidiane che ci viene richiesto lascerà un segno indelebile sul modo di percepire gli altri corpi, manterremo sempre le dovute distanze, perché li considereremo portatori di virus.
L’ansia ci porta infatti a vedere il pericolo in ogni situazione. Ci allarma ogni minimo sintomo pensando che possa essere un segnale di infezione di Coronavirus.
Siamo incollati alla Tv per verificare quanto oramai il pericolo sta avanzando, prima era lontano adesso la distanza si è accorciata. C’è un caso a Torre Annunziata: girano le sue foto ed in un battibaleno conosci la storia del povero malcapitato.
Il Coronavirus è un nemico invisibile, sfuggente, sconosciuto ed incontrollabile di cui però ognuno ti sa dire qualcosa e ti fa le previsioni.
Di sicuro ci sta facendo impazzire tutti.
LUIGI FERRANDINO III L
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