Era un sabato di primavera in Indonesia e io e i miei fratelli minori, Remo il figlio di mezzo e Barbara la più piccola, stavamo facendo colazione con latte e biscotti. Mamma e papà erano andati al lavoro e nostra nonna Camilla stava raccogliendo la verdura dell’orto a fianco a casa nostra (la maggior parte di essa era appena diventata matura). Appena ebbi finito di mangiare, andai in camera mia e accesi la tv che mi ero fatto regalare dai miei genitori questo Natale e girando fra i canali della rete nazionale sentii un boato fortissimo provenire fuori da camera mia e da un momento all’altro il pavimento cominciò a tremare. Caddero tutti i miei fumetti che avevo sistemato sulle mensole della mia camera in modo molto ordinato il giorno prima. Sentii aprire la porta: era Barbara che era subito corsa da me e dietro di lei Remo, che camminava con passo lento (era molto tranquillo).
“Che succede?” chiesi io “niente di che, è solo Barbara che si spaventa per un piccolo rumore” rispose Remo infastidito dalla situazione che, secondo lui, stavano facendo più grande di quella che era.
“Non è un p-piccolo r-rumore, i-in cucina sono c-cadute t-tutte le p-padelle” disse Barbara con voce tremante: era più spaventata di quello che pensassi.
All’improvviso, mentre cercavo di tranquillizzarla, Remo, cambiando i canali della mia tv, saltò in aria urlando: “uno-uno tsu-tsunami!”
Mi girai di scatto e affacciandomi alla finestra guardai con orrore e allo stesso tempo con meraviglia un’onda più alta di 30 metri che andava ad avvicinarsi ai palazzi più alti della città.
Qualunque adulto che ci poteva aiutare era sparito: i vicini, i poliziotti e anche nostra nonna non c’erano più.
Ehi avevamo capito che non avevamo speranze: i grandi non c’erano, le case vuote e le porte aperte.
Correvano tutti da una casa all’altra per cercare aiuto. Barbara era agitata: “Da te c’è qualcuno? No. E da te? Nemmeno. Dove sono finiti tutti?” Remo aveva il fiatone: “Ho guardato pure nell’orto, ma nonna non c’è. Che facciamo?” chiese Barbara. Le risposi disperato: “non lo so”.
Sentimmo una sgommata dietro di noi: era nostra nonna in moto!
“Salite subito, non abbiamo molto tempo” disse lei.
Salimmo tutti e tre: eravamo strettissimi lì sopra.
“Da quando è che guidi la moto di papà?” chiesi io.
“Da quando la macchina non parte più!” rispose lei.
Lo tsunami dietro di noi, ma appena stava per prenderci la nonna fece un’impennata e volando sopra una discesa arrivammo in una specie di bunker in cui c’erano alcune persone che si erano rifugiate subito dopo il boato. Appena scendemmo dalla moto Barbara gridò: “Mamma! Papà! Siete vivi!” e abbracciandoli ci calmammo e dopo circa un giorno riuscimmo a uscire da lì.
Le nostre case erano distrutte, ma degli amici di famiglia ci avrebbero ospitato e avevamo una delle cose più importanti del mondo: la vita!
di Vincenzo D.M. III A