di Denise Rossi Classe 3^ A. – Quest’articolo è il continuo della parte 2^ del testo “un gioco pericoloso’, nel quale avevo dato la possibilità di scegliere due finali diversi Questo che vi presento è il secondo finale, cioè quello che spiega che io sono morta e la scrittrice del racconto in realtà è Sofia. Se per caso avete scelto la prima opzione, beh è già stata inserita nell’articolo completo. Vi avviso che questo è l’ultimo articolo per quanto riguarda questo racconto. Spero che vi sia piaciuto e alla prossima!
Morte? Cosa vuol dire, avevo pensato. Nel frattempo Sofia aveva iniziato a bussare sempre più forte alla porta e stava canticchiando una canzoncina molto inquietante, diceva solo poche parole: gioca , gioca , gioca con me! Man mano che proseguiva si faceva sempre più forte. Pensavo un modo per avere più tempo per riflettere, cosi avevo spostato, con tutte le forse che avevo, il frigorifero davanti alla porta, sperando che potesse reggere. Mi ero concentrata su quella parola dai mille significati. Avevo due pozioni o ucciderla con un nuovo rituale o provare a benedirla con l’acqua santa che tenevo in camera. Avevo scelto il rituale … e ciò mi portò alla fine. Avevo digitato sul telefono dei rituali contro le possessioni demoniache, si erano aperte molte pagine davanti a me, tra cui una con scritto: possessioni e rimedi. Diceva che per risolvere una possessione bastava prendere l’oggetto da dove l’anima era uscita, nel mio caso la bambolina di Sofia, e romperlo in tanti pezzi per poi bruciarlo. Avevo poco tempo per effettuare il piano perché Sofia stava per sfondare la porta con una sedia. Come potevo prendere la bambolina che teneva in mano? Dovevo solo aspettare che lei entrasse per prenderla, e magari potevo lanciarle addosso della farina per poi scappare. Quando Sofia aveva buttato giù anche il frigo, le avevo lanciato addosso la farina e velocemente mi ero avvicinata a lei per prenderle la bambola. Ebbene ero riuscita a farlo! Quando l’avevo tagliata in due con la forbice però, qualcosa di gelido mi aveva toccato la spalla e mi aveva portato con lei a giocare.