di Denise Rossi Classe 3^ A . – Questo articolo è il continuo della parte 2^ del testo ”un gioco pericoloso”, nel quale avevo proposto un finale a scelta multipla. Questo è il continuo del racconto per coloro che hanno scelto la prima proposta, ossia dicono che io sono sopravvissuta a Sofia e che ora sto scrivendo il mio racconto. Per tutti quelli che hanno deciso la seconda opzione chiedo di aspettare un po’ di giorni fino a quando non scriverò il continuo.
Non capivo mi sudavano le mani ed ero diventata pallida. Nella mente rincorrevano dubbi e pensieri macabri sugli episodi che avevano invaso la mia vita in quegli ultimi due giorni, che mi erano sembrati un’ eternità. Riflettevo su come poteva proseguire la mia vita: tutto poteva in qualche modo tornare alla normalità, oppure il pensiero che l’articolo scriveva era indirizzato a me? Non avevo molto tempo per riflettere. Sofia aveva iniziato a bussare alla porta e a scassinarla. Speravo che la parola ”morte” scritta sull’articolo era indirizzata a lei, così avevo iniziato a pensare un modo per ucciderla o almeno uccidere la sua anima. Una sola idea aveva percorso la mia mente: rinchiudere la sua anima nella bambola e incatenarla in una scatola. Per quanto riguarda la ”mia” bambolina avrei dovuto riempirla di acqua santa e tenerla più lontano possibile da quella malvagia. L’unico problema era che entrambe le bambole erano in mano di Sofia. Come recuperarle? avevo pensato. Una cosa folle mi era venuta in mente. Dovevo solo aspettare che lei mi prendesse, per poi riversarle sugli occhi un bicchiere di coca cola, ciò le avrebbe fatto perdere la vista per qualche minuto garantendomi il tempo necessario per prendere le bambole e l’acqua santa che tenevo il camera dei miei genitori. Avevo aspettato per non più di cinque minuti che la porta si era spalancata e Sofia era entrata in cucina. Avevo attuato il piano. Per fortuna niente era andato storto ed ero riuscita a prendere sia le bambole che l’acqua santa. Dopo pochi minuti Sofia era corsa davanti a me, avevo urlato una frase che avevo sentito da un programma televisivo di stregoneria: ”Animen cludetet’‘, e avevo lanciato la bambola sopra la testa del demone. Al contatto era uscito dal corpo di Sofia una polvere bianca e un urlo spiazzato. Ancora oggi faccio fatica a dimenticare ciò che lo spirito aveva detto: prima o poi tornerò. Ora quella bambola è custodita in una scatola di latta incatenata con cinque lucchetti diversi, sotto terra e i lucchetti buttati in acqua. La bambola di mia creazione ora è in soffitta zuppa di acqua santa.
Vi chiederete cosa è successo a Sofia? Beh ora è in un ospedale psichiatrico, perché quando è ritornata in sé continuava a parlare di ciò che aveva vissuto e i medici la prendono tuttora come pazza. Non ho raccontato niente ai miei genitori e spero che non lo verranno mai a sapere! Ancora oggi vivo nel terrore che lo spirito di Sofia possa venirmi a cercare e ad uccidere!