Di Mattia Pio Gentile- 4^B
“Ama il prossimo tuo come te stesso”. È questo il comandamento che personalmente ritengo più attuale in questo periodo in cui la nostra quotidianità è stata sconvolta senza nessun preavviso.
È proprio questo comandamento che in questi giorni ci invita a non uscire e a star lontani, purtroppo, dai nostri cari e amici perché in questo modo tuteliamo la nostra e la loro salute.
Ma vediamo, cosa vuol dire “Amare noi stessi”?
Benigni definisce questo comandamento come il più bello in assoluto, poiché presuppone l’amare noi stessi e allo stesso tempo fa sì che noi diventiamo la misura dell’amore per gli altri. Ognuno di noi, oltre ad amare, ha il diritto di essere amato. Amarsi è il problema fondamentale dell’umanità:” Affrettiamoci ad amare, non ci rimane moto tempo: amiamo sempre troppo poco e troppo tardi, perché al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore” dice l’attore toscano in un monologo con cui offre uno spunto per ragionare sull’amore e sulla ricerca della felicità come traguardo rivoluzionario, a portata di tutti. Tutti noi possediamo la nostra felicità, solo che dobbiamo trovarla.
L’amore costituisce tutta la creazione e allo stesso tempo corrisponde al significato di tutte le cose, ovvero la felicità. Amare quindi vuol dire vivere davvero!
Il poeta americano Walt Whitman con la sua poesia “Canto al Tramonto”, scrive un vero e proprio inno alla vita, alla sua bellezza, alla beatitudine su questa Terra che ci rende “dei” e che ci unisce all’eterno.
Ritornando al comandamento, ricordiamo le parole dette dal Santo Padre in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri del 2017. Papa Francesco afferma infatti che ciò che conta di più è amare Dio e il prossimo, perché soltanto questo rimarrà nell’eternità a differenza delle altre cose, superflue, che svaniranno. La scelta a cui tutti dobbiamo sottoporci è “Vivere per avere in Terra?” o “Dare per avere in Cielo?”. In Cielo ciò che conta davvero è quello che si è dato e non le ricchezze che sono soltanto apparenti. Ecco perché nell’omelia della messa Papa Bergoglio dice:«Non cerchiamo allora il superfluo per noi, ma il bene per gli altri, e nulla di prezioso ci mancherà. Il Signore, che ha compassione delle nostre povertà e ci riveste dei suoi talenti, ci doni la sapienza di cercare ciò che conta e il coraggio di amare, non a parole ma coi fatti».
Infine un riferimento va fatto a colei che più di tutti dedicò la sua vita alla carità e all’amore per i poveri e quindi per il prossimo, Madre Teresa di Calcutta, nata nel 1910 a Skopie. Dal 1948 in poi, dopo aver seguito un corso intensivo di infermeria, iniziò a dedicarsi alla salute dei poveri e alla loro condizione sociale. Aprì infatti diversi centri di ricovero insieme alle suore del suo ordine e intraprese diversi viaggi per il mondo Nella sua ottica, la relazione tra chi dona e chi riceve deve essere “paritaria”, basata sulla reciproca comprensione e rispetto. Morì nel 1997 ed è stata santificata nel 2016.