di
Vivacqua Carola –
“Inizia tutto da un disagio che in seguito sfocia in qualcosa di più grave, nel mio caso in una tossicodipendenza. Provi una sigaretta, poi qualcosa di più forte e alla fine ti ritrovi a non riuscire a vivere senza la tua dose giornaliera”.
Queste le parole che mi hanno colpito maggiormente durante la giornata che abbiamo trascorso il giorno 11 dicembre presso la Comunità Emmanuel, parole che arrivano dure, ma che fanno comprendere come si arrivi a gesti estremi, inimmaginabili dai più.
Le testimonianze che abbiamo ascoltato mi hanno permesso di riflettere su una tematica delicata e tanto attuale. Inizialmente le domande che mi frullavano in testa erano: “Perché i vostri genitori non vi hanno aiutato? Chi o quale avvenimento vi ha spronato ad intraprendere il cammino della disintossicazione? A tutti questi interrogativi ho trovato risposta nelle parole di Damiano, Luigi e Sergio.
Riconosco che tutto parte da un problema, ma non poteva risolversi dialogando, confrontandosi con qualcuno?
Nessuno di tre testimoni comunicava con i genitori, forse perché non avevano modo di farlo o perché non riuscivano ad esprimere ciò che stavano affrontando, una lotta contro se stessi, contro il loro bene.
In ognuna delle tre storie ho riscontrato che si è iniziato a far uso di sostanze per una profonda fragilità, per la voglia di sentirsi più forti, di essere accettati dal gruppo dei grandi. Fumare, sniffare, bucarsi significa evadere, disinteressarsi di tutto, perché è questo che la droga provoca, uno stato di completa libertà, euforia e leggerezza, ovviamente sensazioni momentanee che rapiscono il corpo, la mente e ti legano stretto; non ci si riesce più a fermare, si agisce in maniera estrema per procurarsi ciò che ormai il corpo richiede in quantità sempre maggiori; si ruba, si diventa spacciatori, si cade nel baratro e tutto solo per “lei”.
Ma il percorso lineare della vita anche se talvolta devia e compie giri insoliti e tortuosi, fortunatamente alle volte riprende il rettilineo. E’ quello che è successo ai nostri tre amici, mi piace ritenerli tali perché si sono messi a nudo dinanzi ad una platea di ragazzini come solo una persona che si fida può fare e lo hanno fatto per noi, perché i loro errori siano un monito.
Il percorso di disintossicazione che al momento stanno affrontando è un cammino forte e difficile, fatto di rinunce, sacrifici e grande forza di volontà, ma, ne sono sicura, riuscirà a salvarli definitivamente dalle insidie della pericolosa sostanza.
Perchè in fondo la droga è un biglietto per un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto è la vita!