Se un domani i miei nipoti mi dovessero chieder di descrivere in tre parole la quarantena, la pandemia, direi: tristezza, paura solitudine. Se dovessimo mettere queste tre cose su un piatto della bilancia, a vincere sarebbe sicuramente la tristezza. La tristezza per tutte le persone che sono state strappate troppo presto e troppo velocemente da questo mondo, la tristezza per coloro che volevano loro bene, che non hanno e non avranno mai un corpo su cui piangere. Quando penso, però a quello che dovrà ancora venire sento tanta di quella tristezza che si avvicina quasi al dolore, perchè riprendersi sarà dura. Le persone che sono morte non risorgeranno, le attività falliranno, la vita di tutti, in particolare di noi giovani, è stata segnata per sempre, perchè chi mai potrà più stare tranquillo quando usciremo fuori casa, tutti si guarderanno da tutti anche dai propri amici e fidanzati.Ed è qui che entra in gioco la paura. Parliamoci chiaro la paura di morire c’è sempre e lo dice una che la cosa che teme sopra qualsiasi cosa la morte. Dopo questa pandemia si avrà paura anche di salutare un amico, di andare a prendere un caffè, di starnutire, perché diciamocelo chiaro, anche tra vent’anni, quando tutto questo sarà passato dentro di noi, quando sentiremo un colpo di tosse o una persona starnutire, vi assicuro, che tremeremo come delle foglie e scapperemo a gambe levate. La domanda che mi attanaglia da giorni e che, con l’avvicinarsi delle norme ristrettive, diventa sempre più insistente è: ma come faremo a stare di nuovo tra la gente?. Si, perché soprattutto coloro che come me non escono dal 10 marzo, sarà davvero complicato smettere di sorridere davanti a uno schermo e trovare il coraggio di rifarlo nella vita reale. Ed ecco che arriva anche la nostra cara e vecchia amica solitudine. A differenza delle altre due, non direi ai miei nipoti che è stato solo qualcosa di negativo, anzi. Molti di noi, forse per la prima volta, hanno rivoltato il loro io interiore come un calzino, hanno buttato per aria tutti gli scompartimenti della loro anima e hanno capito quello che andava e quello che non andava nelle loro vite, quello che credevano andasse e quello che invece non andava. Forse, però, ci siamo anche persi in noi stessi, ed è questo che ci porta e mi porta, a dover riaffrontare gli altri. Perché fino a qualche mese fa eravamo abituati a mentire a noi stessi e di conseguenza ci veniva bene mentire anche agli altri, ma quando hai fatto pace con te stesso, hai messo ordine diventa difficile puntare i tuoi occhi dentro quelli di qualcun altro e dirgli che sta bene con quel vestito a fiori e che non è ingrassato in quarantena. Questo può essere anche un punto di svolta: possiamo decidere di smettere di mentire e di essere sinceri anche con gli altri. Ah, quasi dimenticavo della natura. In questo caso è stato proprio il terzo litigante che gode tra i due, si è presa la sua rivincita, i suoi spazi. Mentre noi restiamo confinati in casa, i delfini si avvicinano sempre di più alle coste, gli uccellini cinguettano più forte che mai. Spero che anche noi, prima o poi, ritorneremo a cinguettare forte e a nuotare e non come i delfini ma con loro, perché con rispetto possiamo vivere benissimo insieme.
Daniela Esposito VE
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