Venerdì 25 novembre 2022 la scuola secondaria di primo grado “Foscolo” di Barcellona Pozzo di Gotto, nell’ambito del progetto “Pari Opportunità” coordinato dalla prof.ssa Lara Alesci, ha voluto ricordare la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” con un significativo flash mob per sensibilizzare tutti gli alunni sul tema e far riflettere su ciò che purtroppo spesso le donne subiscono. Ormai è troppo tempo, infatti, che il genere femminile viene maltrattato, violentato, discriminato da uomini che si credono superiori, migliori, e che considerano la propria compagna un oggetto di proprietà. Chissà quando tutto questo finirà e le donne potranno vivere senza preoccuparsi di come devono vestirsi, di come devono truccarsi e, soprattutto, senza il bisogno di guardarsi sempre alle spalle. Un commento di uno sconosciuto può essere apprezzato, ma a volte è indesiderato e inopportuno e può sfociare in aggressione. L’istituto Comprensivo “Foscolo” ha sempre promosso attivamente tra i suoi alunni, grandi e piccoli, ogni forma di sensibilizzazione sul fenomeno della violenza di genere, e quest’anno in particolare – oltre a preparare cartelloni e alla visione di spot e approfondimenti vari nel corso della settimana – ha realizzato con tutti gli alunni della scuola secondaria una performance dal titolo “Appese a un filo”. All’ingresso della scuola, infatti, erano sospese al soffitto con un filo rosso molte scarpe rosse, insieme a oggetti vari, come rossetti e borse abbandonati su tappeti rossi, a simboleggiare la bellezza della femminilità e per ricordare le donne uccise dalla violenza, 104 solo nel 2022 in Italia. Per terra e sulle pareti, inoltre, fogli rossi, realizzati anche questi dai ragazzi per esprimere ognuno la propria libertà nel colorare e soprattutto per simboleggiare il sangue sparso dalle vittime. Sotto la direzione della professoressa Alesci, si è realizzato quindi un significativo flash mob che, a causa della pioggia, inizialmente è stato spostato in palestra per le classi prime e seconde, mentre per le classi terze, migliorato il tempo, ha avuto luogo come previsto nella piazza di fronte alla scuola. Non è stato semplice, ma con l’impegno, la volontà e l’aiuto di tutti, si è riusciti a mettere in scena la toccante performance che, nelle intenzioni, ha voluto fare riflettere non solo sulla violenza e sui femminicidi ma più ampiamente sulle discriminazioni di genere e sull’attuale protesta delle donne iraniane, ricordando anche la negazione della cultura e dell’istruzione femminile in molte parti del mondo. Alcune ragazze delle classi prime e seconde si sono dapprima esibite in una coreografia ideata da loro sulle note della canzone “Baraye” di Sherevin Hajipou, un cantante iraniano che l’ha scritta per protestare contro tutte le sofferenze e i soprusi che il popolo iraniano deve subire e per ricordare la vicenda di Mahsa Amini, una ragazza curdo-iraniana di 22 anni uccisa perché indossava male il chador. Subito dopo le ragazze si sono date la mano e una di loro si è posizionata al centro e ha pronunciato due frasi dal significato molto profondo, tagliando poi il filo rosso teso alla sue spalle per simboleggiare il desiderio di libertà delle donne e collocandosi al fianco alle compagne, che l’hanno presa per mano, per proteggersi a vicenda. Tutti i ragazzi che assistevano, al contempo, indossavano magliette nere o bianche riportanti sul nero parole negative, come rabbia, molestie, delusione; sul bianco parole positive, come gentilezza, amore, fierezza. Si è lanciato quindi l’hashtag #appeseaunfilo, per dare forza alle donne di denunciare tutti gli atti di violenza e di liberarsi da quel filo che blocca la loro libertà, ma anche per non dimenticare tutte le vittime di questi soprusi che adesso, purtroppo, non ci sono più. Sicuramente è stata una mattinata molto intensa e significativa per tutti gli alunni, e si spera che abbia fatto comprendere in modo semplice ma profondo quanto sia importante eliminare ogni discriminazione e prevaricazione attraverso l’educazione delle giovani generazioni.
Elisa Cambria e Giulia Valenti